Mother and the Addicts
“Take the lovers home tonight”

Etichetta: Chemikal Underground
Brani: They don’t even like you / Take the lovers home tonight / Fuck me mummy I feel ogly / Father in heaven / Own sensation / Oh yeah you look quite nice / Don’t you know that you love her? / Far away / Medieval soul / Ron dawn from var / Who art you girls? / Even time will destroy me
Produttori: Sam Smith & Paul Savage

Mother è l’alter-ego di Sam Smith, musicista di Brighton trapiantato in quel di Glasgow. Mother è la sua parte schizzata, quella che deflagra con la forza selvaggia di un urlo primordiale. Mother è la parte che Sam non può recitare tutto il tempo, pena perdita dei lumi ed inevitabile esaurimento. Gli Addicts si formano sul finire del 2003, quando Mother incontra un batterista fuori dalla grazia di Dio di nome Ian Cronan, e quindi il suo amico bassista Peter Vallely. Presto si aggiungono il chitarrista Douglas Morland e il meticcio Kendall Koppe, uno che non ha mai suonato uno strumento in vita sua e pensa bene di mettersi a campionare rumorosità varie, e la frittata è fatta.
“Take the lovers home tonight”, debut-album del quintetto, è una tale scorpacciata di chitarre storte, canzoni spezzate, ritmiche saltellanti, anticonformismo sfacciato, che è difficile metterselo nelle cuffie senza iniziare a ciondolare la testa divertiti e inebetiti. Come Talking Heads in acido. Come Clash post-elettroshock. In ognuno dei dodici pezzi, la new wave è solo il punto di partenza, l’arrivo è lontano chilometri, vicino di casa di un campo sterminato di funghi colorati. Sam Smith ha corde vocali a metà strada tra quelle di Johnny Rotten e quelle di Brian Ferry. L’iniziale “They don’t even like you” ha un gingle in odore di early eighties. “Father in haeven” e “Far away” sono cavalcate spiazzanti e solitarie. “Fuck me mummy” ha una chitarra sfasata e un incedere vagamente Bloc Party. “Who art you girls?” e “Oh yeah you look quite nice”, non a caso singoli deputati al lancio, ammiccano chiaramente al pop, pur sempre nella maniera anarcoide concepita da Mother. Altrove si intravedono persino melodie che approfittano del caos per guizzare allo scoperto, salvo tornare a zittirsi subito prima di iniziare ad essere canticchiate. Ricco di influenze e, allo stesso tempo, personalissimo tributo all’eccentricità in chiave pop’n’roll’n’soul, “Take the lovers home tonight” è il biglietto da visita che un pazzo ti ha messo in mano mentre passava di lì dondolandosi coi suoi compari.

Pierluigi Lucadei


Recensioni – giovedì 13 ottobre 2005, ore 17.53