Don DeLillo
“Running dog”

Einaudi ripropone, nella nuova smagliante traduzione di Silvia Pareschi, il sesto romanzo di Don DeLillo, datato 1978, precedentemente pubblicato solamente da Pironti nel 1991 col titolo “Cane che corre”. Uscita importante perché proprio con questo “Running dog” DeLillo inizia a sviluppare i temi che saranno ripresi nei successivi “Rumore bianco”, “Libra”, “Underworld”: incertezza, intrighi sotterranei, abuso di potere, l’illusione dell’apparenza, la percezione mediatica della società americana, caos. Il romanzo è ambientato in epoca post-Vietnam e, soprattutto, post-Watergate, e una sottile ansia da complotto percorre come una biscia le pagine iper-realiste di DeLillo, che mescola elementi tipici della spy story scansandone le convenzioni e, con un’invidiabile capacità visionaria, crea un labirinto dal quale sembra si possa uscire solo attraverso un rito di sepoltura pellerossa. Come si addice ad un impianto postmoderno, in “Running dog” tutto succede nel primo capitolo: un uomo travestito da donna viene trovato morto in un vecchio edificio nascosto da un’impalcatura. Tutto il romanzo a questo punto gira attorno al filmato amatoriale che sarebbe stato la causa dell’uccisione dell’uomo. Il filmato, si favoleggia, è stato girato nel bunker di Hitler durante gli ultimi giorni del nazismo e mostra il Führer, la Braun e quant’altri alle prese con un’orgia. Il filmato è «la massima dimostrazione della decadenza del secolo» e tutti vogliono metterci le mani. Ci sono il gallerista Lightborne, il porno-trafficante-bambino Armbrister, la giornalista Moll, la sua direttrice Grace, l’enigmatico Selvy, il senatore pornofilo Percival, l’ex agente della Cia Mudger, tutti vogliono la stessa cosa. Quando infine si vede il filmato, la delusione per il suo contenuto non cancella l’immagine geniale e mostruosa di Hitler travestito da Chaplin («Sguardo assente. Pochissimi capelli intorno alle orecchie. Volto pallido e segnato. Bocca flaccida. Mascella arrotondata. I famosi baffi.»). Il Führer vive le sue ultime ore e non ha meglio da fare che organizzare una pantomima per far divertire i bambini del bunker che «forse non conoscono Charlie Chaplin». Romanzo alienante, “Running dog” è lettura ostica ma importantissima per chi ama DeLillo e intende riscoprire questo capitolo ‘dimenticato’ della sua bibliografia, e anche per coloro ai quali non è mai capitato di immergersi nel suo inimitabile stile.

Don DeLillo è nato a New York nel 1936 da genitori di origine abruzzese. Tra i suoi romanzi più noti ricordiamo “Americana”, “Great Jones Street”, “Rumore bianco”, “Libra”. Ha ricevuto numerosi premi tra i quali il National Book Award, il Jerusalem Prize, il Premio Baccelli.

Pierluigi Lucadei

Recensioni – mercoledì 12 ottobre 2005, ore 8.57