Roberto Angelini & Rodrigo D’Erasmo
“Pong moon – sognando Nick Drake”
Etichetta: OPM2000/Storie di note
Brani: Time has told me / Things behind the sun / Cello song / From the morning
/ River man / Pink moon / Three hours / Day is done / Way to blue
Produttori: Roberto Angelini & Rodrigo D’Erasmo
Cantautore inglese dal viso d’angelo, Nick Drake ha accarezzato dolcemente la musica pop nei primi anni Settanta, armato solo di una voce vellutata e di una chitarra acustica. Scoprire i dischi di Nick Drake vale la scoperta di un tesoro e la sensazione che durante l’ascolto sovrasta tutte le altre è proprio quella di sentirsi parte di un segreto custodito fin troppo bene. Nonostante la più volte dichiarata ammirazione di personaggi come Michael Stipe, Kurt Cobain e Robert Smith, infatti, quello per Drake è stato sempre un culto sotterraneo, forse perché il successo di massa non può sorridere ad un artista schivo e solitario che ha sempre disdegnato di esibirsi dal vivo e ha pubblicato tre soli dischi, prima di suicidarsi all’età di ventisei anni. Tra il 1969 e il 1972, in epoca di slogan urlati e combattuti, Drake è stato un poeta altro, non impegnato e sarcastico come Dylan, neanche sciamanico come Jim Morrison. Quella di Drake era la poesia delle anime desolate, triste come la solitudine di un pomeriggio di pioggia passato a cercare un lampo di luce in mezzo ad un arpeggio ipnotico. Una poesia che però, più di trent’anni dopo, non ha ancora smesso di ostinarsi a stravolgere la via al pop degli spiriti più sensibili. Belle and Sebastian, Turin Brakes e King of Convenience, i cosiddetti paladini del New Acoustic Movement, pagano oggi continuamente pegno agli accordi di “Five leaves left”, “Bryter layter” e “Pink moon”, i dolenti tasselli della dolcezza secondo Drake.
Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo confezionano un tributo al genio di Nick Drake, a sette anni di distanza da “Five leaves theft”, la rilettura di un intero album del cantautore fatta da artisti/ammiratori italiani (Virginiana Miller, Snaporaz, Yo Yo Mundi…). Angelini e D’Erasmo pescano da tutto il repertorio di Drake, reinterpretando anche tre brani di “Pink moon” (“Things behind the sun”, “From the morning”, “Pink moon”), forse il suo disco più bello. A “Pink moon” è ispirato anche il titolo del tributo. La ‘luna rosa’ diventa ‘luna di pongo’, “Pong moon”, e di pongo sono fatte la copertina e il retrocopertina, con i modellini dei due musicisti, alle prese con una session stradaiola in compagnia di un cane randagio, che si imbattono nel fantasma di Nick Drake. Dal punto di vista strettamente musicale, il violino di D’Erasmo e la chitarra acustica di Angelini tessono trame che ricalcano alla perfezione le originali, e lo stesso Angelini, pur non possedendo una voce dal fascino misterioso come quella di Drake, fa di tutto per non distaccarsi troppo dal suo cantato. Il risultato è un tributo che suona didascalico per tutti i nove pezzi, nessuna impennata, nessun valore aggiunto, nessun passaggio fuori dalle righe. Ma mentre la scrivo, so benissimo che la mia è una critica che lascia il tempo che trova e che può essere letta anche in senso opposto: “Pong moon” è, nella sua fedeltà, un disco coraggioso, filologicamente inattaccabile; che valore aggiungere ai vertici di dolcezza toccati da Nick Drake? Angelini e D’Erasmo hanno seguito un irrefrenabile impeto d’amore. Ed hanno avuto tanto troppo rispetto.
Pierluigi Lucadei
Recensioni – venerdì 7 ottobre 2005, ore 17.27