Giorgio Conte
“The best of/Live al Sovrano Festival”


Etichetta: Storie di note
Brani: Sultan / Habitude / Cannelloni / Te lo farei notare / Aria terra e mare / Gnè gnè / L’angiulillo / Una giornata al mare / J.M. / L’erba di San Pietro / Rock’n’roll & cha cha cha / A innamorarsi… / Balla con me / Il veglione del ’99 / La mongolfiera / De profundis / Non sono Maddalena
Produttori: Rambaldo Degli Azzoni & Michele Stallo

“The best of Giorgio Conte/Live al Sovrano Festival” è stato registrato dal vivo nel corso della magica serata dell’agosto 2004 ad Alberobello (Ba), davanti al Trullo Sovrano, unico fra i caratteristici edifici pugliesi ad essere strutturato su due piani, e, soprattutto, davanti ad un numeroso pubblico. Un’occasione unica, per il fratello minore di Paolo Conte, di rileggere il proprio repertorio, che dal 1993 in poi, dopo l’abbandono della carriera di avvocato a favore di quella artistica, si è fatto molto più corposo e personale. La musica di Giorgio ha l’inconfondibile gusto jazzy di famiglia, ma è anche ricca di un’ironia, se possibile, ancora più tagliente e risente dell’amore per certi cantautori d’oltralpe, George Brassens su tutti. Divertentissimo il trittico dell’abbandono: “Te lo farei notare”, storia di un uomo abbandonato da una donna (“è che ti amo, occhi neri/io ti amo più di ieri/per come eri/e come sei/…/ma tu mi hai detto non ho più sigarette, scendo giù/ci metto un attimo ritorno su/mi hai detto un bacio e non ti ho vista più”); “Aria terra e mare”, storia di uno che non è stato ancora abbandonato, ma è questione di pochissimo (“quando te ne andrai/e so che te ne andrai/come sarà l’addio che mi confezionerai/…/è stata colpa mia/io dovevo sparare/ti avevo sul mirino/non c’era da esitare”); “Gnè gnè”, storia di una che ha fatto di tutto per farsi abbandonare (“avevi tutto per piacere/gambe sottili e un bel sedere/…/ma la conversazione ahimè/si riduceva a dei gnè gnè”). “Una giornata al mare” è forse il pezzo più famoso della raccolta, col testo scritto e già portato al successo dal fratello Paolo e col clarinetto di Guglielmo Pagnozzi che colora una malinconia che rimane sulla pelle come acqua salata. Una menzione particolare la meritano anche la coinvolgente “Balla con me”, il sax fatale che introduce “Il veglione del ‘99”, brano tra i più sornioni e simpatici del canzoniere di Giorgio (“le donne, le donne ballano/le donne tra di loro ballano/di noi poveri uomini/le donne se ne infischiano/e se la ridono e se la ridono/ma poi chissà di cosa ridono”), e poi quella filastrocca, “A innamorarsi…”, che ti viene voglia di saltellare canticchiandola.


Pierluigi Lucadei


Recensioni – giovedì 22 settembre 2005, ore 17.00