“La bestia nel cuore”
Intervista alla regista Cristina Comencini

Presentato con successo alla 62ª Mostra del Cinema di Venezia, “La bestia nel cuore” è il film italiano del momento. Racconta la storia di Sabina (Giovanna Mezzogiorno), una doppiatrice che appena scopre di essere incinta abbandona il marito (Alessio Boni) e scappa negli Stati Uniti per trovare il fratello Daniele (Luigi Lo Cascio) e insieme a lui rimettere insieme i pezzi del grande segreto di famiglia: la violenza del padre sui figli e il silenzio colpevole della madre. Grazie ad un’ottima sceneggiatura, che la regista Cristina Comencini ha tratto dal suo omonimo libro, il film procede in maniera organica, facendosi profondo e sottilmente cupo, senza mai rinunciare alla leggerezza. Abbiamo incontrato la regista, figlia del grande Luigi Comencini.

Come è nata l’idea di portare sullo schermo un romanzo da lei scritto qualche tempo fa? E com’è andata la trasposizione?

Innanzi tutto c’è da dire che mai prima d’ora avevo mischiato i miei due lavori, quello di scrittrice e quello di regista. Per me un film non poteva essere niente di più che “girare un libro”e quando ho finito di scrivere il romanzo “La bestia nel cuore” non pensavo assolutamente di farne un film; all’epoca avevo un altro progetto, che però poi non siamo riusciti a montare, così ho iniziato a pensare a “La bestia nel cuore” e ho iniziato a vederlo come un romanzo molto adatto ad essere portato al cinema, soprattutto perché è condensato nel tempo, le vicende si svolgono nei nove mesi di una gravidanza. Alla fine posso dire che è andata bene e che il libro, oltretutto, è stato di grande aiuto per gli attori, che potevano contare, oltre che sulla sceneggiatura, anche sul confronto coi personaggi del romanzo.

“La bestia nel cuore” è un film drammatico che fa fare anche un sacco di risate. Com’è riuscita ad inserire questa comicità nella vicenda?

L’ironia c’è già nel libro, ma ovviamente al cinema, soprattutto grazie agli attori, ha preso un’accelerata. Io penso che il dolore sia un valore e volevo mostrare come, attraverso il dolore, posa esistere un’energia vitale: è la capacità dell’essere umano di rifarsi una vita nonostante il dolore.

Come mai i genitori del film sono due insegnanti?

Perché nel trafiletto di cronaca che mi ha ispirato la storia, i genitori erano insegnanti e io non ho voluto cambiare questa cosa. Lascio agli spettatori la riflessione. A me aveva colpito molto quest’anomalia e mi ha fatto pensare che la cultura, se non conduce ad una conoscenza profonda di sé, anche del male che siamo capaci di fare, allora non aiuta.

Cosa può dirci del titolo, “La bestia nel cuore”?

I temi del film sono l’energia che c’è in ognuno di noi e che ci fa desiderare il corpo dell’altro e il rapporto che c’è tra sessualità e sopraffazione. Quest’energia è come una bestia che va governata, o meglio, che bisogna imparare a governare. Il film racconta un limite.

Ha visto altri film della Mostra di Venezia? E cosa ne pensa dei verdetti della Giuria?

Purtroppo non ho visto neanche un film, non ne abbiamo avuto tempo. Per quanto riguarda le giurie, posso dire che sono degli stranissimi gruppi che, secondo me, andrebbero formati con criteri più precisi. Quest’anno sicuramente c’è stata una grande discussione. Il film di Ang Lee, che ha vinto, non l’ho visto, ma conosco Ang Lee e penso sia un grande regista. Noi siamo stati felicissimi del premio a Giovanna Mezzogiorno (miglior attrice protagonista, ndr.), innanzi tutto perché Giovanna se lo meritava davvero, e poi perché so che con quel premio hanno voluto premiare, di riflesso, anche il film.

Pierluigi Lucadei


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Recensioni – mercoledì 14 settembre 2005, ore 18.02