Stefano Benni
“Achille piè veloce”

È bastata un’immagine per convincermi a leggere questo piccolo capolavoro: un pacchetto di fazzoletti che ritraeva la copertina originale con didascalia “Il nuovo romanzo di Benni vi commuoverà”.
Di certo l’immaginario che il titolo stimola non può fermarsi al richiamo omerico, ma sicuramente la curiosità gioca un ruolo fondamentale; per esempio cosa c’entra l’accostamento epico con lo strano esserino al computer in copertina? Bene, lui è l’Achille del titolo, un giovane deforme inchiodato su una sedia a rotelle, capace di comunicare solo per mezzo della tastiera del computer; una personalità complessa, piena di consapevolezza per la sua condizione, di cui ora scherza ironico e ora si dispera. Un trentenne intrappolato nel suo fisico anormale, ma la cui intelligenza e fantasia rappresentano la migliore carta da giocare per sopportare la condizione che il destino gli ha riservato; Achille cerca qualcosa, o meglio qualcuno, un amico con cui condividere gli ultimi momenti di una vita che l’ambizione e l’intolleranza del fratello Febo porteranno brevemente al termine.
Un’esistenza impietosa contro l’invincibilità dell’eroe dell’Iliade, un’esistenza che sente il bisogno di confrontarsi con le esperienze di chi può capirla e non compatirla; chi meglio di un Ulisse? Lello Ulisse è il perno intorno a cui ruota la storia che Benni ci racconta, un giovane scrittore che lavora per una piccola casa editrice, talmente ossessionato dagli “scrittodattili” che deve leggere, da ritrovarsi spesso catapultato in situazioni surreali frutto della sua immaginazione, in cui parla con gli autori che gli sbucano dalle tasche della giacca. Innamorato di Pilar “Penelope”, trascorre le sue giornate con pochi stimoli, se trascuriamo qualche scappatella che lo fa riconoscere “poligamo politropo”.
L’amicizia fra i due inizia con una lettera scritta al computer in carattere gotico che Ulisse si trova recapitata: “Egregio signor Ulisse. Le scrivo per tre motivi. Il primo è che lei ha un nome omerico come me…”. La curiosità spinge Ulisse ad incontrare l’autore della strana lettera, che si rivelerà colto e stimolante per il nostro eroe di Itaca, tanto da diventare una presenza necessaria con cui parlare e provare a capire la vita di qualcuno che non corrisponde a una qualsiasi definizione di normalità che la sua testa riesce a concepire.
Il racconto si snoda tra la vita grigia e ripetibile della grande città e i flash fantastici che ci trasportano nei poemi epici, vi sembrerà di prendere un normale autobus e vi ritroverete in un dragobruco…in una giornata di pioggia vedrete Acheronti finire nei tombini ai bordi delle strade.
Non riuscirete a risparmiare un’emozione quando capirete, grazie ad Achille, come l’amicizia possa fare miracoli. Se non ci credete chiedete ad Ulisse.

Francesco Serafini


Recensioni – venerdì 2 settembre 2005, ore 22:00