“La vite e il vino nelle Marche”
Una grande opera di cui sentivamo il bisogno

Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad un vertiginoso proliferare di guide, introduzioni e raccolte in materia di vino e gastronomia. Alcune di esse, peraltro, scritte o redatte da autori di dubbia competenza, abili surfisti dell’onda lunga che la viticoltura genera ormai da qualche tempo.
“La vite e il vino nelle Marche” si presenta in netta controtendenza rispetto alle altre opere esposte nelle librerie. Un lavoro organico che si è avvalso delle conoscenze di esperti provenienti dalle diverse discipline del sapere. Gli autori offrono al lettore un’ampia panoramica del “mondo vino” presente nella nostra bella regione, facendo leva proprio sull’essenza di questa bevanda sopraffina.
Ci sentiamo di affermare che il volume applica una filosofia che gli autori ci perdoneranno se la definiamo con l’acronimo “A.V.G.” – arte, vino, gastronomia – ma riteniamo che questo modo di intendere il rapporto uomo-vino rappresenti al meglio la realtà vitivinicola delle Marche.
Si parte dall’arte e dalla storia del vino. Il connubio vino-vite-vita, pregno dei significati che la cultura cristiana ha trasmesso da generazioni, ha trasformato l’uva e il vino nel corso dei secoli da significato a significante in sé dell’alleanza tra l’uomo e il divino, tra il reale e il trascendente. Del resto anche Francesco Scacchi nel suo “De salubris potu dissertatio” (Del bere bene) oltre sottolineare le proprietà curative e benefiche del vino, ne esalta le sue capacità, se assunto nelle giuste dosi, di estraniare l’uomo dalla quotidianità della sua esistenza per accompagnarlo in una sfera superiore di benessere.
Segue un’attenta analisi della filiera vino. Partendo dalla descrizione delle caratteristiche geopedologiche e delle numerose varietà di uvaggi presenti sul territorio, il testo ci prende per mano lungo tutte le fasi della produzione fin quasi alla commercializzazione. Nel mezzo si possono apprendere con facilità e correttezza le differenze tra una vinificazione in bianco e una in rosso, tra un metodo charmat e un metodo classico e tanti altri piccoli e grandi accorgimenti che trasformano l’uva in un grande vino.
In questa parte siamo rimasti affascinati dallo scoprire una gamma veramente ampia di vitigni presenti o potenzialmente presenti nelle Marche. Ciò a rimarcare, se ce ne fosse ancora bisogno, che la nostra terra è una miniera di tesori enogastronomici ancora in buona parte inesplorata e di cui noi per primi spesso sembriamo dimenticarci.
Interessantissimo anche il capitolo sull’analisi sensoriale, la vera scienza a supporto dell’oggettiva ottima qualità e identificabilità di un prodotto irriproducibile in altri luoghi. Se è vero, infatti, che ciò che beviamo è il frutto di una passione, di un lavoro e di un territorio che si aiutano e si completano a vicenda, allora è chiaro che in una zona e in quella soltanto si può ottenere un prodotto con certe caratteristiche ben definite, proprio perché risultato di un mix unico al mondo.
La sintesi dell’arte, della cultura e del vino si racchiude nel capitolo sesto, in cui la terra incontra la gastronomia e ci racconta di abbinamenti classici, senza, però, trascurare accoppiate più fantasiose e non immediatamente concepibili.
Una grande opera di cui sentivamo il bisogno. Fonte di grande ispirazione per farci avvicinare ad un mondo magico. Il mondo del vino e di Bacco!

Armando M. Corsi

Recensioni – Lunedì 08/08/05 – 19:25