Thurston Moore
“Alabama wildman”

Thurston Moore è uno spirito delicato, un pacifista del rumore, uno che guarda il mondo e ci trova sempre qualcosa di interessante, forse perché il suo sguardo ha qualcosa di femminile, qualcosa di segreto, e delicato appunto. La sua scrittura free è pura e fascinosa, a partire dalle poesie/filastrocche/proto-canzoni-nonsense di improvvisazione beat che costituiscono, in questo libro, gli interludi tra un raccontino e l’altro. Poesiole come “L’odore della pioggia” («lei non vuole ferire/i tuoi sentimenti/vuole solo/placare i suoi/sono eccitato/pietrificato») o come “Rivoluzione nel parco” («la sua complessità/ha reso la sua militanza/un’anima dolce»). Ci sono i locali del Lower East Side di New York in questi lampi di scrittura breve e crudele, ci sono gli avventori anticonformisti, i punk irruenti e gli innamorati feriti, come quello della splendida bozza chiamata “Cuori telepatici” («tristezza è, tristezza era e tristezza sarà sempre perché il conforto arriva dal più strano degli uomini, non c’è tempo per canzoni tristi bambina, non c’è bisogno che ti dica che sono pazzo – tira fuori la lingua e guardami, te la staccherò a morsi, vedrai – ti farò cadere in ginocchio – ridi dallo squallore? beh non sei l’unica ragazza in città ma sei l’unica che mi ha steso»).
Gli appassionati troveranno di sicuro interesse i racconti di educazione sentimentale di un giovane Moore appena arrivato nella Grande Mela negli anni Settanta, nonché la lunga intervista che un mito del rock newyorkese come Patti Smith concede al nostro a notte fonda in un albergo di Lowell, il 6 ottobre 1995, e il giorno seguente sul sedile posteriore di un’auto. E poi schizzi di poesia metropolitana carichi di intuizioni felici, perché, come ha scritto Lisa Crystal Carver nella prefazione, “Thurston non ha vergogna di essere sia molto sciocco che molto serio, Alabama Wildman è un libro alla Jackson Pollock” e qui risiede il segreto della libera associazione di idee.

E poi, forse ho sbagliato a non dirlo prima, ma ho il vizio di dare certe cose per scontate, Thurston Moore è il leader dei Sonic Youth, senza mezzi termini tra i dieci gruppi più influenti della storia del rock.

Pierluigi Lucadei


Recensioni – martedì 5 luglio 2005, ore 12.44