Litfiba
“Essere o sembrare”
Etichetta: Edel
Brani: La tela del ragno / Sette vite / Stasera / Giorni di vento / No mai
/ Alba e tempesta / Prendere o lasciare / Mistery train / Sottile ramo
Produttori: Renzulli/Cavallo
Potenza e stile. È all’insegna della continuità
in questi due termini il terzo lavoro post-Pelù del gruppo più
longevo del rock italiano. Certo, la separazione dallo storico front-man poteva
coincidere con un secondo anno zero per i Litfiba, ma resta il fatto che da
ormai un quarto di secolo sentiamo questo nome sulla scena musicale nazionale.
Il solo reduce della fortunata carriera è Federico Renzulli, ai tempi
consacrato Ghigo, che non abbandona mai quel suo modo “fottutamente”
melodico di suonare la chitarra e che ad ogni uscita tira un filo diretto
con gli altri album degli ’80 ma soprattutto dei ’90, quando la
musica e le parole del gruppo fiorentino si sono modernizzate pur mantenendo
la carica evocativa che le avevano contraddistinte precedentemente.
La chitarra di Ghigo ci parla, gemendo pulita tra i ritmi morbidi o violenti
delle melodie di “Essere o sembrare”: un album che convoglia i
tratti distintivi dei precedenti “Elettromacumba” (innovativo
nello stile rock) e “Insidia” (esoterico ed elettronico), smussandoli
e assegnando loro il timbro ormai tipico di questi Litfiba.
Il singolo di lancio, “Giorni di vento”, è incredibilmente
piacevole, la voce di Cavallo con dolcezza ci porta per un attimo nella dimensione
sospesa e sognante dell’amore (“…conosco un posto che lascia
senza fiato, dove tutto resta lì, immutabile eterno…”),
per tornare, dai giorni di vento, alla realtà (“…ma ho
paura di riperdermi…io non credo nell’eternità, e sono
vivo, vivo, vivo…”), comunicandoci però tutto il piacere
dell’esperienza (“…ma è così dolce, così
strano, stringerti il cuore nella mano…”).
“No mai” ci fa svegliare dal torpore onirico scaraventandoci addosso
tutta la potenza del rock, invitandoci con rabbia a provare sulla nostra pelle
le esperienze che la vita ci offre (“…mai più senza provare,
no mai, mai più stare a guardare, e se cado mi tiro su da me…”).
“Stasera” condanna la vita senza limiti, mascherando il bisogno
di uscire dalla solitudine con l’invito inquietante ed estremo (“…che
io sia dannato se non voglio provare…volare… scoppiare…”)
a vivere la notte (“…stasera facciamo, beviamo, godiamo…e
cosa importa del mondo…”); la chitarra di Ghigo è cattiva,
la batteria aggressiva, forse è il brano in cui l’elettronica
si sente di più.
Il brano più complesso è sicuramente “Sottile ramo”,
in cui la melodia, scandita magnificamente dalle tastiere nel ritornello,
è quasi schiacciata dalle parole cariche di Cavallo, che condanna il
silenzio forzato uomo-donna (“…moriva in bocca nel respiro la
parola…il peso delle frasi non dette…capire che chi tace è
perdente…”) a stare nella condizione sospesa e pericolosa di un
rapporto fragile, scongiurato dalla necessaria comunicazione (“…il
suono della voce suadente…ora il cuore si fa spazio e prova a camminare…”).
Un’ultima considerazione in merito al reinserimento a tempo pieno del
mitico Antonio Aiazzi, il tastierista timido ma dalla potente vena compositiva
degli anni ‘80, che aveva continuato a collaborare fino a “Mondi
sommersi” (’97); siamo sicuri che contribuirà a far proseguire
i Litfiba lungo l’ottima strada del rock di qualità imboccata
finora.
Francesco Serafini
Recensioni – sabato 18 giugno 2005, ore 16.12