A colloquio con gli Afterhours
Bologna - Incontro con i fans a Mediaworld

Manuel Agnelli e Giorgio Prette degli Afterhours hanno appena concluso un mini tour promozionale nei centri Mediaworld di Milano, Bologna e Roma, per incontrare i fans e scambiare con loro battute e opinioni sul loro ultimo lavoro, "Ballate per piccole iene". A Bologna c'eravamo anche noi.

Dopo un disco così disilluso e senza speranza come "Quello che non c'è", "Ballate per piccole iene" è un po' come una reazione. Le tematiche rimangono le stesse, è diverso il modo di affrontarle.
Manuel Agnelli: Sì, più che senza speranza, "Quello che non c'è" era un disco vigliacco. C'era una vera e propria resa nei confronti della realtà. "Ballate per piccole iene" è più incazzato, si sente una gran voglia di reagire.

Con "Quello che non c'è" avete raggiunto la maturità sonora, quest'album va nella stessa direzione. Siete d'accordo?
Giorgio: Sì, c'è comunque una differenza di fondo: "Quello che non c'è" è stato il primo album dopo l'abbandono di Xabier (n.b. Xabier Iriondo, ex chitarrista del gruppo). Manuel si è dovuto reinventare come chitarrista, ha fatto sia la parte ritmica che gli effetti. Si sente che è un disco con molte chitarre, basta pensare a "Varanasy Baby". "Ballate per piccole iene" è stato pensato in maniera diversa: è un disco per chitarra, basso, violino e batteria. E' stato registrato quasi live, senza sovraincisioni. Inoltre "Quello che non c'è" aveva toni più cupi, questo è un po' più rabbioso.
Manuel: Quando abbiamo registrato "Quello che non c'è" a metà album abbiamo capito la direzione in cui doveva andare, quindi abbiamo dato al disco un atmosfera ancora più decadente. Questa volta è stato tutto molto più istintivo.

Il tuo modo di scrivere è cambiato da "Quello che non c'è"?
Manuel:
Sì, innanzitutto perchè cerco di fare sempre qualcosa di nuovo. "Quello che non c'è" era un disco basato più sulla forma canzone, non dico cantautorale ma quasi. Se ci fai caso tutte le canzoni reggono anche solo voce e chitarra. I testi erano più narrativi. A "Ballate per piccole iene" ho voluto dare una forma diversa: volevo un disco da band. Pezzi come "La sottile linea bianca" o "Il sangue di Giuda" non reggono solo chitarra e voce. Quindi anche nei testi ho puntato in quella direzione.

Come è andato il tour? Siete soddisfatti della scelta di partire in tour senza che l'album fosse ancora uscito?
Manuel: E' stata un'esperienza splendida. Iniziare il tour senza l'album fa sì che la gente ti ascolti. Capisci subito l'impatto che le nuove canzoni hanno sul pubblico. Lo rifaremo sicuramente, anzi, staremo più attenti ad internet. Non mi importa se la gente scarica le mie canzoni, mi fa incazzare che lo fa prima che esca l'album.

Come mai nel tour avete completamente evitato qualsiasi canzone di "Germi" e di "Non è per Sempre"?
Manuel:
Per diversificare il tour. Volevamo un tour diverso, anche per questo abbiamo deciso di non fare più concerti da due ore e mezza. Sembrava troppo un autocelebrazione, perdeva un po' il significato di concerto rock. Quando ripartiremo quest'estate, recupereremo i pezzi che abbiamo trascurato, anche a discapito dei pezzi nuovi. Sai, se fai un sacco di concerti, alla fine ti stufi di suonare sempre gli stessi pezzi.

Come "Ossigeno" o "Strategie"?
Manuel:
Sì, la gente ci chiede sempre "Ossigeno", ma noi ci siamo rotti di suonarla, non ce la facciamo più. Per "Strategie" è diverso. Un po' di tempo fa abbiamo suonato per Radio Popolare. Finita la trasmissione, a microfoni spenti, con poca gente, in un'atmosfera molto intima, abbiamo iniziato a suonarla nella vecchia versione, quella dell'album "Germi". E' venuta così bene che ci siamo guardati un po' sorpresi: penso che la rifaremo.

Claudio Palestini

Recensioni, Giovedì 19 Maggio 2005