Alimentazione in…Sicurezz@
non solo il latte è a rischio:
i pericoli dei cibi inscatolati.
Svelenati_Pericoli nel piatto.pdf
-SVELENATI: L'ANTIDOTO SEI TU!
campagna di informazione del WWF
-L'alimentazione rappresenta una delle principali vie di esposizione dell'organismo umano agli inquinanti ambientali, come conferma uno studio WWF realizzato nell'ambito della campagna DeTox/Svelénati
Secondo il dossier WWF "Dal mercurio alla diossina, viaggio alla scoperta dei pericoli nel piatto", più del 90% delle diossine con cui l'organismo umano entra in contatto proviene dagli alimenti di origine animale dei quali si nutre. Molte sostanze tossiche sono persistenti poiché resistono alla degradazione e possono ritrovarsi anche grandi distanze dai loro punti di emissione.
Le sostanze tossiche potenzialmente presenti negli alimenti possono derivare sia da fonte naturale (lectine, glicoalcaloidi e tossine marine) che industriale. I contaminanti di origine antropica, cioè prodotti dall'uomo, possono entrare in contatto con i cibi durante la produzione, lo stoccaggio o il trasporto. Tra questi troviamo i cosiddetti POPs, gli inquinanti organici persistentui tra cui pesticidi e metalli pesanti. Altro rischio è la migrazione di composti chimici dai materiali di imballaggio o dai contenitori al cibo.
Per una sana alimentazione, consiglia quindi il WWF, i grassi totali della dieta devono rappresentare da soli il 25-30% delle calorie totali. Importante è una dieta ricca di verdure, che contengono molti antiossidanti (utili difese nei confronti degli agenti inquinanti), di carboidrati, che da soli dovrebbero rappresentare più del 50% delle calorie totali assunte e degli alimenti integrali.
-Il WWF si sta battendo da oltre un anno con la Campagna Detox-Svelénati per assicurare il successo e il rafforzamento del nuovo regolamento europeo sulla chimica, conosciuto sotto il nome di REACH, che assicurerebbe un processo di valutazione, registrazione delle sostanze chimiche e l’autorizzazione di quelle non pericolose per l’ambiente e la salute basandosi sul principio precauzionale. Il Parlamento europeo varerà nei prossimi mesi la nuova normativa, ma è importante assicurare la sua rapida approvazione e il suo rafforzamento evitando che venga “indebolito” dalle pressanti richieste delle lobby dell’industria chimica.
Circa 100.000 differenti sostanze chimiche sono oggi in commercio e circa 1.500 nuovi composti di sintesi vengono introdotti ogni anno. 30.000 sono invece i principi segnalati dalla OMS per i quali non sono chiari i possibili effetti sulla salute, soprattutto a lungo termine. La necessità di rafforzare la normativa europea sulla chimica è stata ribadita anche dalle associazioni di consumatori e della salute e dai sindacati: in un appello sottoscritto insieme alle associazioni ambientaliste tutti concordano sul fatto che la proposta è essenziale per la conservazione dell’ambiente, la protezione della natura e della biodiversità, per la salute dei consumatori e dei lavoratori, per il futuro delle imprese europee.
Le sostanze chimiche sono utilizzate per la produzione di un gran numero di merci di largo consumo e fanno parte integrante della nostra vita quotidiana. Si trovano nei cosmetici, negli apparecchi elettronici, nel mobilio, nei giocattoli, nei rivestimenti. Sia durante i processi produttivi che durante il loro uso e smaltimento come rifiuti, contaminano l’acqua, l’aria, il suolo, ed entrano nella catena alimentare fino a giungere all’uomo. Le proprietà tossicologiche ed ecotossicologiche del 95% di queste sostanze non sono conosciute. Alcune di loro si accumulano nell’ambiente e non si decompongono nemmeno dopo moltissimi anni.
Questa è la seconda edizione della campagna di informazione del WWF, patrocinata dal Segretariato sociale RAI: lo scorso anno il WWF, in collaborazione con Fidas e con l’Università di Siena, aveva effettuato un biomonitoraggio a personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, dell’informazione e della politica.
-I testimonial che hanno aderito alla campagna
Margot Sikabony, attrice, protagonista di "Un medico in
famiglia", Rai 1:
"Aderisco alla campagna del WWF perché i più colpiti sono
gli essere più indifesi: i bambini e gli animali. Io sono un amante
della natura, e in particolare di tartarughe e delfini: pensare che anche
nel loro sangue sono stati trovati residui di sostanze chimiche nocive e metalli
pesanti ci fa sentire tutti particolarmente indifesi. Invece, penso che dobbiamo
fare tutti la nostra parte, sostenere campagne come queste e adottare degli
stili di vita che tengano maggiormente conto dell'ambiente che ci circonda".
Donatella Bianchi, giornalista, autrice e conduttrice di "Linea Blu",
Rai 1:
Ho aderito alla campagna del WWF "Detox - Svelenati" , perché
sento il dovere di impegnarmi personalmente per garantire un futuro meno pericoloso
non solo ai miei bambini ma a tutti i bambini che soffrono dagli effetti delle
sostanze chimiche nocive".
"Per una mamma la cosa più importante è quella di garantire
la sicurezza dei propri figli. Per questo motivo ho letto con molta preoccupazione
i recenti studi scientifici che evidenziano gli effetti seri che possono avere
queste sostanze sulla salute e sullo sviluppo dei bambini". Sono veramente
preoccupata che in centinaia di prodotti del largo consumo che utilizziamo
ogni giorno si trovano sostanze chimiche nocive. Ci vuole una regolamentazione
migliore per garantire una maggiore sicurezza."
Giovanni Anversa, giornalista , autore e conduttore di "Racconti
di Vita", Rai 3
"Combatto da anni, come comunicatore, contro l'intossicazione della nostra
intelligenza da parte di agenti nocivi come l'ignoranza e l'indifferenza.
Grazie al WWF aggiungo anche questa battaglia contro la chimica che avvelena
il nostro organismo. Anche su questo aspetto siamo arrivati ad un punto di
non ritorno rispetto al quale non basta piu' la sola denuncia ma e' necessaria
una presa di coscienza collettiva per cambiare il nostro modello di sviluppo.
Slogan e parole d'ordine servono a focalizzare le emergenze, divulgazione
e informazione devono essere il passo immediatamente successivo per comprendere
che la salute, nostra e del pianeta, non e' un valore astratto ma un diritto
fondamentale che in questi decenni e' stato fortemente "leso" da
un idea di progresso che ha generato solo squilibri: sociali e ambientali.
Per questo metto a disposizione il mio lavoro e il mio impegno personale per
questa campagna che spero semini quella giusta inquietudine che spinge alla
consapevolezza".
Massimo Wertmuller, attore, protagonista de "la Squadra",
Rai 3:
"La battaglia per la nostra salute è un "battaglia d'urgenza",
e deve scuotere l'opinione pubblica dal sonno dell'indifferenza che troppo
spesso sembra imprigionare le persone. Questa campagna del WWF ci fa riflettere
su quanto sia importante essere dei cittadini consapevoli: solo così
è possibile tutelare la nostra salute e l'ambiente che ci circonda.
E' una questione di abitudine. Già piccoli cambiamenti, come scegliere
bene gli alimenti e leggere attentamente gli ingredienti dei prodotti, possono
ridurre il rischio di essere esposti a sostanze nocive."
Michelangelo Tommaso, attore, protagonista di "Un Posto
al Sole", Rai 3:
"Sostengo la campagna del WWF perché credo che questo sia un tema
importantissimo che ci riguarda tutti. Adesso c'è l'opportunità
unica di fare la vera differenza per assicurare a tutti noi un futuro meno
tossico. Sappiamo che alcune sostanze chimiche sono di grande utilità
Però è essenziale limitare e regolamentare l'uso delle sostanze
che sappiamo essere nocive e di cui non conosciamo ancora bene gli effetti
a lungo termine".
Serena Rossi, attrice, protagonista di "Un posto al Sole, Rai 3
"Io comincerò a "liberarmi dai veleni" cambiando alcuni
atteggiamenti della mia vita quotidiana; ho appena cominciato a imparare di
più su questo tema e ho subito cercato di introdurre alcuni cambiamenti
nella mia vita. Per esempio, cerco di mangiare cibi biologici o italiani (per
essere sicura che l'uso dei pesticidi sia minimo o almeno controllato), guardo
con molta attenzione gli ingredienti dei prodotti cosmetici che uso e cerco
di comprare quelli con ingredienti naturali".
-OBIETTIVO: PREVENZIONE
Obiettivo: prevenzione", intervista con Roberto Bertollini, OMS Europa
Roberto Bertollini, Direttore Salute ed Ambiente di OMS Europa, è uno
dei maggiori esperti internazionali sul legame tra esposizione ad inquinanti
ambientali e salute umana. Oggi ha accettato di esporsi in prima persona nella
campagna DeTox/Svelenati, sottoponendosi anche ai test del sangue per scovare
tracce di sostanze chimiche. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sul legame
tra sostanze tossiche e salute umana.
Circa 70.000 differenti sostanze chimiche sono oggi in commercio
e circa 1.500 composti chimici vengono introdotti ogni anno. Per molti di
questi composti non sono chiari i possibili effetti sulla salute.Può
farci il punto sulla "mappa dei rischi" secondo le vostre ricerche?
Trasportate dall'aria, dall'acqua, dal cibo e dal suolo negli organi e tessuti
umani, le migliaia di sostanze chimiche prodotte e disperse nell'ambiente
nella Regione Europea dell'OMS sono tra gli agenti che maggiormente danneggiano
la salute. Tra i rischi più documentati, in particolare per i bambini
si registrano: tossicità acuta, neurotossicità cronica, basso
quoziente intellettivo, disturbi dello sviluppo neurologico, disturbi dell'apparato
riproduttivo inclusi difetti alla nascita e cancro. Il piombo, il mercurio
metile, le diossine, i dibenzofurani e bifenili policlorinati (PCB), i pesticidi,
i nitriti ed i nitrati, il benzene sono tra le più nocive, dunque quelle
che meritano maggiore attenzione.
I bambini sono inevitabilmente i più esposti a questi
rischi. Secondo uno studio OMS addirittura un terzo delle malattie che colpiscono
i bambini sarebbero da ricondurre a esposizione a sostanze inquinanti. Ce
ne può parlare?
Fino al 40% del peso globale delle malattie attribuibili a fattori ambientali
si ritiene che ricada sui bambini sotto i cinque anni, mietendo oltre 5 milioni
di piccole vittime l'anno. In quanto organismi in via di sviluppo, i bambini
sono particolarmente vulnerabili all'impatto dell'inquinamento ambientale.
Ciò dipende da una serie di motivi: un'esposizione precoce ha effetti
a lungo termine. I bambini sono esposti a sostanze nell'ambiente diretto (pavimento,
giocattoli) per il tipico comportamento "mani in bocca"; i bambini
respirano, bevono e mangiano più degli adulti rispetto alla loro massa
corporea, ingerendo in maggior misura sostanze potenzialmente tossiche. Negli
ambienti dove i bambini vivono, studiano e giocano, questi rischi si combinano,
generando o aggravando un'ampia gamma di effetti negativi per la salute, inclusi
allergie ed asma, incidenti, disturbi dello sviluppo neurologico, cancro e
malattie trasmesse da acqua e cibo. Tra le sostanze chimiche, il piombo è
la più tossica. Globalmente, tra i 15 e i 18 milioni di bambini nei
paesi in via di sviluppo soffrono di danni neurologici permanenti a causa
dell'avvelenamento da piombo.
Come agire per tutelare maggiormente la salute umana e dell'ambiente
in generale dalle sostanze chimiche?
Mentre per molte sostanze chimiche si conoscono gli effetti nocivi, per molte
altre questi sono incerti, soprattutto quelli a lungo termine. Anche se un'efficace
prevenzione è la chiave per affrontare le minacce note alla salute,
il principio di precauzione dovrebbe essere applicato di fronte ai rischi
incerti. In Europa, questo principio ha acquisito crescente importanza. Se
applicato prima, avrebbe potuto salvare milioni di vite, mentre si è
attesa una prova indiscutibile della nocività prima di agire. La controversia
è stata alimentata dalle pressioni dell'industria e del mercato, per
cui il principio di precauzione è un ostacolo.
Queste considerazioni recentemente hanno indotto la UE ad adottare una nuova
politica precauzionale denominata REACH che mira ad aumentare la protezione
della salute e dell'ambiente mantenendo la competitività e la capacità
di innovazione dell'industria chimica europea. Per quanto riguarda l'OMS,
la prevenzione delle malattie provocate da sostanze chimiche è una
delle priorità regionali che i ministri della salute e dell'ambiente
si sono impegnati ad affrontare a Budapest nel 2004 per ridurre il peso di
mortalità e malattia che colpisce i bambini europei, insieme a acqua
ed igiene, traumatismi ed inquinamento dell'aria.
Come valuta la campagna WWF DeTox/Svelénati?
La campagna DeTox/Svelenàti informa in modo semplice la popolazione
dei rischi derivanti dalle sostanze chimiche e fornisce alcuni suggerimenti
pratici di prevenzione. Incoraggiare il cittadino ad agire direttamente per
il proprio benessere e responsabilizzarlo per la salute pubblica è
inoltre uno stimolo al dialogo con le autorità politiche affinché
siano ancor più motivate a varare misure per proteggere la salute umana
dalle sostanze chimiche. ( a cura di Lucio Biancatelli)
-KILLER INVISIBILI
A colloquio con Alberto Mantovani, tossicologo dell'Istituto Superiore di
Sanita', impegnato nello studio degli effetti dei cocktail chimici sulla salute
umana
"Ambiente non vuol dire solo aria, acqua, suolo: quello indoor può
essere più importante di quello esterno. Quindi quando parliamo di
ambiente e salute non parliamo solo dell'aria e dell'acqua, ma anche della
nostra vita quotidiana, di come ci alimentiamo e dei nostri stili di vita".
Alberto Mantovani, tossicologo, è Primo Ricercatore del Dipartimento
Sanità Alimentare ed Animale dell'Istituto Superiore di Sanità.
Lo abbiamo incontrato per approfondire il tema dell'impatto delle sostanze
tossiche sulla nostra salute (settore nel quale lavora da 15 anni) ed in particolare
per saperne di più sui distruttori endocrini: i "killer invisibili",
come lo stesso Istituto li ha definiti in un recente convegno.
"Da anni si parla moltissimo dei distruttori endocrini soprattutto nei
paesi del nord Europa, negli Stati Uniti, in Giappone e in Spagna - sottolinea
Mantovani - . In Italia si è iniziato a parlarne anche grazie all'Istituto
Superiore di Sanità. Li abbiamo chiamati distruttori endocrini per
avere una traduzione efficace del termine endocrine disruptors, ma in realtà
sarebbe meglio chiamarli interferenti endocrini per sottolinearne il carattere
insidioso e silenzioso dei rischi e dei possibili effetti anche a lungo termine".
Che cosa sono i distruttori endocrini?
"Sono un eterogeneo gruppo di sostanze capaci di interferire mediante
vari meccanismi con il funzionamento del sistema endocrino e in particolare
con due elementi di questo sistema, cioè i cosiddetti steroidi sessuali
- estrogeni e testosterone - e il funzionamento della tiroide. Dunque i bersagli
principali sono la salute riproduttiva e la salute dell'infanzia".
Di quali sostanze parliamo?
"A grandi linee abbiamo tre tipi di sostanze: il primo è costituito
dai ben noti contaminanti organici persistenti, come il DDT, i policlorobifenili,
le diossine, di cui anche il WWF si è occupato. Sostanze che costituiscono
un problema globale per la loro persistenza, anche se molte i loro sono vietate
da anni, almeno nei paesi industrializzati. Il secondo gruppo è costituito
da numerosi pesticidi, come il Mancozeb, ancora molto usato in viticoltura,
ad esempio nella zona del Chianti e nel Veneto. Un terzo gruppo, forse quello
che preoccupa di più - l'industria potrebbe essere costretta a sostituire
numerosi prodotti - comprende sostanze come bisfenolo A, polibromodifenileteri,
ftalati. Si tratta di sostanze presenti in oggetti di uso quotidiano, ad esempio
plastiche, amalgami per uso odontoiatrico come il bisfenolo, detergenti ad
uso industriale come gli alchilfenoli, sostanze ignifughe come i policromobifenileteri.
Tutte sostanze ancora non sufficientemente conosciute, ma il cui ruolo come
contaminanti dell'ambiente - e attraverso l'ambiente degli alimenti - sta
crescendo".
Che genere di attività svolgete in ISS?
"L'Istituto Superiore di Sanità ha il merito di avere capito l'importanza
per la sanità pubblica di questo problema, e di aver iniziato una attività
di ricerca a livello nazionale coinvolgendo Università ed Enea. Nel
dicembre 2003 abbiamo chiuso un progetto pilota e altre iniziative di ricerca
sono in corso sia all'interno dell'istituto che fuori, finalizzate essenzialmente
ai due grandi problemi: capire le correlazioni con la salute riproduttiva
e valutare l'esposizione della popolazione attraverso la contaminazione, soprattutto
degli alimenti".
A quali conclusioni siete giunti finora?
"Nostri studi sperimentali ci mostrano che il rischio di effetti ritardati
sullo sviluppo endocrino e riproduttivo è nettamente più elevato
di quanto non si pensasse. Il tipo di alterazioni che possiamo vedere, per
esempio sulla produzione di sperma, oppure sulla struttura della tiroide in
seguito ad un esposizione in utero o nelle primissime fasi della vita, durante
l'allattamento, a pesticidi sono effetti poco visibili nell'immediato, ma
di potenziale importanza nella vita adulta. C'è dunque una latenza,
un ritardo tra l'induzione dell'effetto e la sua comparsa. E questo pensiamo
sia un messaggio molto importante da mandare agli epidemiologi. Anche la fertilità
femminile ne è influenzata. Il problema distruttori endocrini, inizialmente,
era incentrato sulla fertilità maschile, ora i nostri studi ci dicono
che, sia a livello sperimentale che a livello di esposizione lavorativa, diversi
distruttori endocrini causano un maggiore rischio di abortività precoce
o di ritardo al concepimento. Lo studio ha indagato persone maggiormente esposte,
come chi lavora con i pesticidi, ma non può essere escluso un rischio
sicuramente più basso ma più diffuso nella popolazione generale".
"Abbiamo anche fatto studi di ricerca di base: il coinvolgimento degli
estrogeni e in generale di quelli che chiamiamo steroidi sessuali non riguarda
solo la fertilità o la salute riproduttiva ma è molto importante
anche in malattie quali l'osteoporosi o in certi tipi di tumori, ad esempio
il cancro del colon. I nostri dati indicano come nella popolazione italiana
i classici distruttori endocrini come il DDT e i policlorobifenili stiano
calando: occorre cominciare a rivolgere maggior attenzione ai nuovi contaminanti,
tipo gli ftalati. Infine abbiamo cominciato a produrre i dati - primi risultati
in Italia e tra i primi in Europa - sugli effetti dei distruttori endocrini
sulla tiroide".
L’Italia che ruolo gioca?
"Ci sono due grandi strategie europee sulle quali i ricercatori italiani
sono in prima fila. La prima strategia è detta REACH, la cui fase pilota
comincia adesso e secondo gli obiettivi entrerà a regime fra quattro
anni. Mira alla revisione dei dati disponibili dall'industria sulle migliaia
di sostanze di uso industriale utilizzate in Europa per arrivare, sulla base
dei criteri più aggiornati, a divieti e limitazioni d'uso. Tutto ciò
potrebbe spingere l'industria verso una sostituzione di alcune sostanze tuttora
utilizzate.
Poi abbiamo la strategia "ambiente e salute", il cosiddetto Programma
SCALE. Si tratta di una grande proposta della Commissione Europea per integrare
le diverse basi di dati su contaminanti ambientali e salute, quindi registri
di malattia e dati epidemiologici, per identificare aree a rischio in tutti
i sensi - popolazioni, aree geografiche, tipi di lavoro, tipi di alimentazione
- e su queste intervenire in modo integrato, armonizzato a livello europeo
con grandi azioni di prevenzione e di comunicazione del rischio. Un programma
molto ambizioso che dovrebbe partire a giugno 2004 per finire nel 2010. Tra
le priorità ci sono appunto diossine, policlorobifenili, distruttori
endocrini e metalli pesanti. Il focus principale è sulla salute dei
bambini, visti come il gruppo più sensibile. Come ricercatori italiani
siamo in prima fila perché il coordinatore del gruppo metalli pesanti
è il professor Allegrini del CNR, mentre il sottoscritto è coordinatore
del gruppo endocrine disruptors. Speriamo che queste indicazioni vengano recepite
dagli stati membri, tra cui il nostro, e che non rimangano raccomandazioni".
Quali indicazioni pratiche possiamo dare?
"A livello domestico e come stili di vita utilizziamo il buon senso.
Evitiamo la dispersione dei rifiuti, ad esempio. Ove disponibile usiamo la
raccolta differenziata, chiediamo che ci venga messa a disposizione e che
questa porti ad uno smaltimento differenziato dei rifiuti. Evitiamo di bruciare
plastiche all'aperto, fonte di diossine che sono tra i distruttori endocrini
più tossici in assoluto. Facciamo un uso razionale e corretto degli
insetticidi per il giardino o per l'orto. Prudenza anche nell'uso delle pellicole
a contatto con gli alimenti, per certi detersivi sfusi che si trovano nei
mercatini, giocattoli per la prima infanzia che ancora contengono ftalati.
Su questi prodotti deve essere attestato che non contengono sostanze tossiche".
Come giudica la campagna WWF De Tox?
"Sono ovviamente molto contento che, anche grazie al WWF, in Italia l'opinione
pubblica cominci a mobilitarsi su problemi di grande prevenzione, di intervento
per un ambiente e un'alimentazione più sana. Una cosa molto utile potrebbe
essere quella di creare delle interazioni positive con gli enti pubblici per
chiedere una migliore informazione e comunicazione dei dati che ci sono e
anche per promuovere quello che si chiama l'approccio cautelativo. E' fondamentale
aprire una discussione sui principi dell'approccio cautelativo: sia tra il
pubblico sia tra i nostri politici". ( a cura di Lucio Biancatelli)
-Il WWF lancia la settimana di informazione contro i prodotti chimici tossici patrocinata dal Segretariato sociale RAI, e chiede la rapida approvazione del regolamento europeo Reach sulla chimica
Il test-sondaggio creato dal WWF per la Settimana di informazione contro i prodotti chimici tossici giunta al suo secondo anno e patrocinata dal Segretariato sociale RAI, è ironico e divertente e aiuta a riflettere su un tema grave che affligge il Pianeta: in tutto il mondo persone ed animali sono minacciati da agenti chimici che possono alterare lo sviluppo sessuale, neurologico e del comportamento, compromettere la riproduzione e minare il sistema immunitario. Questo a poche settimane dal voto in prima lettura del nuovo regolamento europeo REACH sulla produzione e commercializzazione delle sostanze chimiche, per il quale il WWF chiede una rapida approvazione ed un rafforzamento. E' quanto mai urgente una legislazione efficace e rigorosa sulle sostanze chimiche, sia per tutelare la salute sia per la difesa dell’ambiente.
Il test proposto dal WWF, realizzato insieme all’azienda erboristica Aboca, partner nella campagna Detox-Svelènati, suggerisce anche indirettamente i comportamenti da adottare per limitare la minaccia ed è uno strumento per informare i cittadini sul problema e sulle soluzioni da adottare per difendersi dai prodotti chimici tossici che affiancherà gli approfondimenti che i principali programmi televisivi e radiofonici RAI offriranno. Al termine della settimana sarà possibile 'misurare' la percentuale di “avvelenati o svelenàti” tra coloro che hanno partecipato. Il test è visibile anche dai siti di Aboca, di Famiglia Cristiana, che pubblica un servizio di approfondimento, e della Rai. ( da wwf.it)
-Sei avvelenato o svelenato? partecipa al test>> clicca http://www.wwf.it/svelenati/questionario/TestAvvelenato.asp
-Consulta la sintesi del dossier WWF “Dal mercurio alla diossina, viaggio alla scoperta dei veleni nel piatto”>> clicca l’allegato: pericoli nel piatto.pdf
in…form @ zione, 2005-11-29
NB:
Molti scienziati hanno firmato una dichiarazione del WWF in cui si afferma
che sarebbe prudente eliminare o ridurre al minimo l’esposizione agli
interferenti endocrini, e che bisognerebbe rendere obbligatorio, quando possibile,
il ricorso ad alternative più sicure rispetto alle sostanze ad alta
persistenza ed elevata bioaccumulabilità (vPvBs, very persistent and
very bioaccumulating substances).
Scientists' declaration
Over sixty top independent scientists from across Europe, working in the field
of hazardous man-made chemicals, have signed a WWF Declaration.
They say we should reduce our exposure to very persistent and very bioaccumulative
chemicals, and to chemicals that disrupt hormones, and replace them where
safer alternatives exist.
Declaration on chemicals, health and environmental protection
"Being aware of the problems that have become evident, over time, from
the use of chemicals that persist and bioaccumulate in humans and wildlife,
we consider that chemicals with these properties are undesirable.
For endocrine disrupting chemicals (EDCs), where there is good evidence that
they can cause changes to the normal physiology of organisms, we suggest that
it would be prudent to try to eliminate, or at least minimise, exposure. Recognising
the uncertainty regarding the extent of the adverse effects of endocrine disrupting
chemicals, and the fact that some of these chemicals can act in an additive
manner, we suggest that exposure reduction is warranted. This exposure reduction
should proceed even when there is a lack of evidence that predicted or actual
exposure levels of the individual EDC causes population level effects in wildlife
species, or harm to human health.
Therefore, we support a presumption against the use of very persistent and
very bioaccumulative chemicals (vPvBs). We also support the move towards a
reduction in the use of such EDCs. Therefore, for both vPvBs and EDCs, where
safer alternatives are judged to be available, there should be a requirement
to use such alternatives."
Signed:
Prof. Ake Bergman
Dept. of Environmental Chemistry,
Stockholm University, Sweden
Prof. Charles R. Tyler
Environmental & Molecular Fish Biology
University of Exeter, UK
Dr. Andreas Kortenkamp
Centre for Toxicology
The School of Pharmacy
University of London
Prof. Kevin C. Jones
Dept. of Environmental Science
Lancaster University UK
Dr. Jorma Toppari
Dept. of Pediatrics & Physiology
University of Turku, Finland
Prof. Jose Amaral-Mendes
Dept. of Ecology
University of Evora,Portugal
Prof. Chris Mason
Dept. of Biological & Chemical Sciences
University of Essex UK
Prof. Alex Aguilar
Dept. of Animal Biology
University of Barcelona, Spain
Prof. JÖrg Oehlmann
Johann Wolfgang Goethe University
Germany
Prof. Ibrahim Chahoud
Freie Universitat Berlin
Germany
Dr. Werner Kloas
Dept. of Inland Fisheries
Germany
Dr. Polyxeni Nicolopoulou-Stamati
Asst. Prof. Of Pathology
Medical School of Athens, Greece
Prof. Leif Norrgren
Dept. of Pathology
Uppsala University, Sweden
Gunnar Bengtsson
Assoc. Prof. Of Radiation Physics
Sweden
Dr. Sandra Meijer
Dept. of Environmental Science
Lancaster University UK
Dr. Gareth Thomas
Dept. of Environmental Sciences
Lancaster University, UK
Prof. Eva Bonefeld-Jorgensen
Dept. of Env. & Occupational Medicine
University of Aarhus, Denmark
Dr. Nicolás Olea
Laboratory of Medical Investigations
University of Granada, Spain
Helle Raun Andersen
Institute of Public Health
Odense, Denmark
Prof. Finn Bro-Rasmussen
Institute of Production & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. John Meerman
Molecular Toxicology
Vrihe Universiteit Amsterdam
The Netherlands
Prof. P.J. Sauer
Dept. of Pediatrics
Beatrix Children's Hospital
The Netherlands
Prof. Jerzy Falandysz
Environmental Chemistry & Ecotoxicology
University of Gdansk, Poland
Prof. Bogdan Skwarzec
Environmental Chem. & Ecotoxicology
University of Gdansk, Poland
Prof. Jirí Matoušek
Environmental Chem. & Ecotoxicology
Masaryk University Brno, Czech Republic
Dr. Allan Hersted Jensen
Institute of Production & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. Henrik Wenzel Christensen
Institute for Product Development
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. Michael Hauschild
Institute of Production & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
John Holten-Anderssen
Dept. of Engineering & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Inge RØpke
Dept. of Engineering & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. Rainer Lohmann
Environmental Sciences
Lancaster University, UK
Philip Sebastian Hjelmborg
Dept. of Env. & Occupational Medicine
University of Aarhus, Denmark
Dr. Michael SØgaard Jorgensen
Dept. of Engineering & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. Ole Broberg
Dept. of Engineering & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Thomas Jacobsen
Dept. of Engineering & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Mette Dyhrberg
Dept. of Engineering & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Annegrethe Hansen
Dept. of Engineering & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. Henrik K. Larsen
Institute of Production & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Gunnar Toft
Dept. of Occupational Medicine
Aarhus University Hospital, Denmark
Ms. Charlotte De Roo
Environment, Safety & Health Advisor
BEUC, Belgium
Christian Poll, M.Sc.
Institute of Production & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. Stig I. Olsen
Institute of Production & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. Margaret Schlumpf
Institute of Pharmacology & Toxicology
University of Zurich, Switzerland
Dr. Walter Lichtensteiger
Institute of Pharmacology & Toxicology
University of Zurich, Switzerland
Dr. C.V. Howard
Dept. of Human Anatomy & Cell Biology
University of Liverpool, UK
Dr. Phillipa Darbre
School of Animal & Microbial Sciences
Reading University, UK
Dr. Niels Frees
Institute of Production & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Dr. Chris Talsness
Freie Universitat Berlin
Germany
Hans. H. Knudsen
Institute of Production & Mgt.
Technical University of Denmark, Denmark
Jonathan Barber
Lancaster University, UK
Marlene Vind Hofmeister
Dept. of Env. & Occupational Medicine
University of Denmark, Denmark
Dr. Ewa Rajpert-De Meyts
Dept. of Growth & Reproduction
Rigshospitalet, Denmark
Charles Sultan
Dept. Endocrinology
Hopital A. de Villeneuve, France
Dr. Annika I. Smeds
Dept. of Organic Chemistry
Abo Akademi University, Finland
Dr. Farzad Pakdel
Universite de Rennes
Campus de Beaulieu, France
Prof. Lars Hagmar
Dept. of Occupational & Env. Medicine
Lund University Hospital, Sweden
Dr. Corinne Charlier
Laboratoire Toxicologie clinique
University of Liege, Belgium
Willem Dhooge
Dept. Endocrinology
University Hospital Gent, Belgium
Henrik Rasmus Andersen
Inst. of Analytical & Pharmaceutical Chem.
The Royal Danish School of Pharmacy, Denmark
Prof. Catherine Bennetau-Pelissero
Micronutrients, Reproduction & Health
Enita of Bordeaux, France
Assoc. Prof. S. de Muinck Keizer-Schrama
Division of Endocrinology
Sophia Children's Hospital, The Netherlands
Asst. Prof. Karin Kinnberg
Institute of Biology
University of Southern Denmark, Denmark
Maria Pia Guarneri
Hospital San Raffaele
Italy
Hellmuth Lilienthal
Medical Institute of Environmental Hygiene
Heinrich Heine University, Germany
Erica van den Akker
Pediatrics
Erasmus University Hospital Rotterdam
The Netherlands
Dr. Maria Pia Guarneri
Pediatric Unit, Hospital San Raffaele
Italy
Dr. Konstanze Grote
Benjamin Franklin Medical Center, Institute of Clinical Pharmacology &
Toxicology
Germany
Dr. Jean-Pierre Bourguignon
Division of Paediatric & Adolescent Medicine, University of Liege
Belgium
Prof. Dr. Martin H. Birkhauser
Division of Gynae. Endocrinology & Reproductive Medicine, University of
Berne
Switzerland
Dr. Joachim Wistuba
Institut fur Reprodukionsmedizin, Domagkstr. 11
Germany
Professor Andrew Watterson
Occupational and Environmental Health Research Group
University of Stirling, Scotland
Professor Stephen Holgate
Division of Infection, Inflammation and Repair
University of Southampton School of Medicine
Southampton, UK
Professor Andrew E Derocher
Dept. of Biological Sciences
University of Alberta, Canada
Dr Hans Wolkers
Research/Ecotoxicology
Norwegian Polar Institute
John Peterson Myers, Ph.D.
CEO Environmental Health Sciences Information Center
White Hall VA, USA
Shanna H. Swan, Ph.D.
Research Professor: Family and Community Medicine
University of Missouri, Columbia, USA
Louis J. Guillette Jr., Ph.D.
Distinguished Professor of Zoology
University of Florida, USA
Dr. Klaus Guenter Steinhaeuser
Chemist
Germany
Dr. Wilfred S G Archer
Occupational Health, Safety and Risk Management
Scotland, UK
Hanns Moshammer MD
Inst. Environmental Health
University of Vienna, Austria
James Brophy & Margaret Keith
Visiting Research Fellows at the Occupational and Environmental Health Research
Group
University of Stirling, Scotland, UK