Alimentazione in…Sicurezz@
    non solo il latte è a rischio: 
    i pericoli dei cibi inscatolati.
Svelenati_Pericoli nel piatto.pdf
-SVELENATI: L'ANTIDOTO SEI TU!
    campagna di informazione del WWF
-L'alimentazione rappresenta una delle principali vie di esposizione dell'organismo umano agli inquinanti ambientali, come conferma uno studio WWF realizzato nell'ambito della campagna DeTox/Svelénati
Secondo il dossier WWF "Dal mercurio alla diossina, viaggio alla scoperta dei pericoli nel piatto", più del 90% delle diossine con cui l'organismo umano entra in contatto proviene dagli alimenti di origine animale dei quali si nutre. Molte sostanze tossiche sono persistenti poiché resistono alla degradazione e possono ritrovarsi anche grandi distanze dai loro punti di emissione.
Le sostanze tossiche potenzialmente presenti negli alimenti possono derivare sia da fonte naturale (lectine, glicoalcaloidi e tossine marine) che industriale. I contaminanti di origine antropica, cioè prodotti dall'uomo, possono entrare in contatto con i cibi durante la produzione, lo stoccaggio o il trasporto. Tra questi troviamo i cosiddetti POPs, gli inquinanti organici persistentui tra cui pesticidi e metalli pesanti. Altro rischio è la migrazione di composti chimici dai materiali di imballaggio o dai contenitori al cibo.
Per una sana alimentazione, consiglia quindi il WWF, i grassi totali della dieta devono rappresentare da soli il 25-30% delle calorie totali. Importante è una dieta ricca di verdure, che contengono molti antiossidanti (utili difese nei confronti degli agenti inquinanti), di carboidrati, che da soli dovrebbero rappresentare più del 50% delle calorie totali assunte e degli alimenti integrali.
-Il WWF si sta battendo da oltre un anno con la Campagna Detox-Svelénati per assicurare il successo e il rafforzamento del nuovo regolamento europeo sulla chimica, conosciuto sotto il nome di REACH, che assicurerebbe un processo di valutazione, registrazione delle sostanze chimiche e l’autorizzazione di quelle non pericolose per l’ambiente e la salute basandosi sul principio precauzionale. Il Parlamento europeo varerà nei prossimi mesi la nuova normativa, ma è importante assicurare la sua rapida approvazione e il suo rafforzamento evitando che venga “indebolito” dalle pressanti richieste delle lobby dell’industria chimica.
Circa 100.000 differenti sostanze chimiche sono oggi in commercio e circa 1.500 nuovi composti di sintesi vengono introdotti ogni anno. 30.000 sono invece i principi segnalati dalla OMS per i quali non sono chiari i possibili effetti sulla salute, soprattutto a lungo termine. La necessità di rafforzare la normativa europea sulla chimica è stata ribadita anche dalle associazioni di consumatori e della salute e dai sindacati: in un appello sottoscritto insieme alle associazioni ambientaliste tutti concordano sul fatto che la proposta è essenziale per la conservazione dell’ambiente, la protezione della natura e della biodiversità, per la salute dei consumatori e dei lavoratori, per il futuro delle imprese europee.
Le sostanze chimiche sono utilizzate per la produzione di un gran numero di merci di largo consumo e fanno parte integrante della nostra vita quotidiana. Si trovano nei cosmetici, negli apparecchi elettronici, nel mobilio, nei giocattoli, nei rivestimenti. Sia durante i processi produttivi che durante il loro uso e smaltimento come rifiuti, contaminano l’acqua, l’aria, il suolo, ed entrano nella catena alimentare fino a giungere all’uomo. Le proprietà tossicologiche ed ecotossicologiche del 95% di queste sostanze non sono conosciute. Alcune di loro si accumulano nell’ambiente e non si decompongono nemmeno dopo moltissimi anni.
Questa è la seconda edizione della campagna di informazione del WWF, patrocinata dal Segretariato sociale RAI: lo scorso anno il WWF, in collaborazione con Fidas e con l’Università di Siena, aveva effettuato un biomonitoraggio a personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, dell’informazione e della politica.
-I testimonial che hanno aderito alla campagna
Margot Sikabony, attrice, protagonista di "Un medico in 
    famiglia", Rai 1:
    "Aderisco alla campagna del WWF perché i più colpiti sono 
    gli essere più indifesi: i bambini e gli animali. Io sono un amante 
    della natura, e in particolare di tartarughe e delfini: pensare che anche 
    nel loro sangue sono stati trovati residui di sostanze chimiche nocive e metalli 
    pesanti ci fa sentire tutti particolarmente indifesi. Invece, penso che dobbiamo 
    fare tutti la nostra parte, sostenere campagne come queste e adottare degli 
    stili di vita che tengano maggiormente conto dell'ambiente che ci circonda".
     
    Donatella Bianchi, giornalista, autrice e conduttrice di "Linea Blu", 
    Rai 1:
    Ho aderito alla campagna del WWF "Detox - Svelenati" , perché 
    sento il dovere di impegnarmi personalmente per garantire un futuro meno pericoloso 
    non solo ai miei bambini ma a tutti i bambini che soffrono dagli effetti delle 
    sostanze chimiche nocive".
    "Per una mamma la cosa più importante è quella di garantire 
    la sicurezza dei propri figli. Per questo motivo ho letto con molta preoccupazione 
    i recenti studi scientifici che evidenziano gli effetti seri che possono avere 
    queste sostanze sulla salute e sullo sviluppo dei bambini". Sono veramente 
    preoccupata che in centinaia di prodotti del largo consumo che utilizziamo 
    ogni giorno si trovano sostanze chimiche nocive. Ci vuole una regolamentazione 
    migliore per garantire una maggiore sicurezza."
Giovanni Anversa, giornalista , autore e conduttore di "Racconti 
    di Vita", Rai 3
    "Combatto da anni, come comunicatore, contro l'intossicazione della nostra 
    intelligenza da parte di agenti nocivi come l'ignoranza e l'indifferenza. 
    Grazie al WWF aggiungo anche questa battaglia contro la chimica che avvelena 
    il nostro organismo. Anche su questo aspetto siamo arrivati ad un punto di 
    non ritorno rispetto al quale non basta piu' la sola denuncia ma e' necessaria 
    una presa di coscienza collettiva per cambiare il nostro modello di sviluppo. 
    Slogan e parole d'ordine servono a focalizzare le emergenze, divulgazione 
    e informazione devono essere il passo immediatamente successivo per comprendere 
    che la salute, nostra e del pianeta, non e' un valore astratto ma un diritto 
    fondamentale che in questi decenni e' stato fortemente "leso" da 
    un idea di progresso che ha generato solo squilibri: sociali e ambientali. 
    Per questo metto a disposizione il mio lavoro e il mio impegno personale per 
    questa campagna che spero semini quella giusta inquietudine che spinge alla 
    consapevolezza". 
Massimo Wertmuller, attore, protagonista de "la Squadra", 
    Rai 3:
    "La battaglia per la nostra salute è un "battaglia d'urgenza", 
    e deve scuotere l'opinione pubblica dal sonno dell'indifferenza che troppo 
    spesso sembra imprigionare le persone. Questa campagna del WWF ci fa riflettere 
    su quanto sia importante essere dei cittadini consapevoli: solo così 
    è possibile tutelare la nostra salute e l'ambiente che ci circonda. 
    E' una questione di abitudine. Già piccoli cambiamenti, come scegliere 
    bene gli alimenti e leggere attentamente gli ingredienti dei prodotti, possono 
    ridurre il rischio di essere esposti a sostanze nocive."
Michelangelo Tommaso, attore, protagonista di "Un Posto 
    al Sole", Rai 3:
    "Sostengo la campagna del WWF perché credo che questo sia un tema 
    importantissimo che ci riguarda tutti. Adesso c'è l'opportunità 
    unica di fare la vera differenza per assicurare a tutti noi un futuro meno 
    tossico. Sappiamo che alcune sostanze chimiche sono di grande utilità 
    Però è essenziale limitare e regolamentare l'uso delle sostanze 
    che sappiamo essere nocive e di cui non conosciamo ancora bene gli effetti 
    a lungo termine".
     
    Serena Rossi, attrice, protagonista di "Un posto al Sole, Rai 3 
    "Io comincerò a "liberarmi dai veleni" cambiando alcuni 
    atteggiamenti della mia vita quotidiana; ho appena cominciato a imparare di 
    più su questo tema e ho subito cercato di introdurre alcuni cambiamenti 
    nella mia vita. Per esempio, cerco di mangiare cibi biologici o italiani (per 
    essere sicura che l'uso dei pesticidi sia minimo o almeno controllato), guardo 
    con molta attenzione gli ingredienti dei prodotti cosmetici che uso e cerco 
    di comprare quelli con ingredienti naturali".
    -OBIETTIVO: PREVENZIONE
    Obiettivo: prevenzione", intervista con Roberto Bertollini, OMS Europa
    Roberto Bertollini, Direttore Salute ed Ambiente di OMS Europa, è uno 
    dei maggiori esperti internazionali sul legame tra esposizione ad inquinanti 
    ambientali e salute umana. Oggi ha accettato di esporsi in prima persona nella 
    campagna DeTox/Svelenati, sottoponendosi anche ai test del sangue per scovare 
    tracce di sostanze chimiche. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sul legame 
    tra sostanze tossiche e salute umana. 
Circa 70.000 differenti sostanze chimiche sono oggi in commercio 
    e circa 1.500 composti chimici vengono introdotti ogni anno. Per molti di 
    questi composti non sono chiari i possibili effetti sulla salute.Può 
    farci il punto sulla "mappa dei rischi" secondo le vostre ricerche? 
    
    Trasportate dall'aria, dall'acqua, dal cibo e dal suolo negli organi e tessuti 
    umani, le migliaia di sostanze chimiche prodotte e disperse nell'ambiente 
    nella Regione Europea dell'OMS sono tra gli agenti che maggiormente danneggiano 
    la salute. Tra i rischi più documentati, in particolare per i bambini 
    si registrano: tossicità acuta, neurotossicità cronica, basso 
    quoziente intellettivo, disturbi dello sviluppo neurologico, disturbi dell'apparato 
    riproduttivo inclusi difetti alla nascita e cancro. Il piombo, il mercurio 
    metile, le diossine, i dibenzofurani e bifenili policlorinati (PCB), i pesticidi, 
    i nitriti ed i nitrati, il benzene sono tra le più nocive, dunque quelle 
    che meritano maggiore attenzione.
I bambini sono inevitabilmente i più esposti a questi 
    rischi. Secondo uno studio OMS addirittura un terzo delle malattie che colpiscono 
    i bambini sarebbero da ricondurre a esposizione a sostanze inquinanti. Ce 
    ne può parlare? 
    Fino al 40% del peso globale delle malattie attribuibili a fattori ambientali 
    si ritiene che ricada sui bambini sotto i cinque anni, mietendo oltre 5 milioni 
    di piccole vittime l'anno. In quanto organismi in via di sviluppo, i bambini 
    sono particolarmente vulnerabili all'impatto dell'inquinamento ambientale. 
    Ciò dipende da una serie di motivi: un'esposizione precoce ha effetti 
    a lungo termine. I bambini sono esposti a sostanze nell'ambiente diretto (pavimento, 
    giocattoli) per il tipico comportamento "mani in bocca"; i bambini 
    respirano, bevono e mangiano più degli adulti rispetto alla loro massa 
    corporea, ingerendo in maggior misura sostanze potenzialmente tossiche. Negli 
    ambienti dove i bambini vivono, studiano e giocano, questi rischi si combinano, 
    generando o aggravando un'ampia gamma di effetti negativi per la salute, inclusi 
    allergie ed asma, incidenti, disturbi dello sviluppo neurologico, cancro e 
    malattie trasmesse da acqua e cibo. Tra le sostanze chimiche, il piombo è 
    la più tossica. Globalmente, tra i 15 e i 18 milioni di bambini nei 
    paesi in via di sviluppo soffrono di danni neurologici permanenti a causa 
    dell'avvelenamento da piombo.
Come agire per tutelare maggiormente la salute umana e dell'ambiente 
    in generale dalle sostanze chimiche? 
    Mentre per molte sostanze chimiche si conoscono gli effetti nocivi, per molte 
    altre questi sono incerti, soprattutto quelli a lungo termine. Anche se un'efficace 
    prevenzione è la chiave per affrontare le minacce note alla salute, 
    il principio di precauzione dovrebbe essere applicato di fronte ai rischi 
    incerti. In Europa, questo principio ha acquisito crescente importanza. Se 
    applicato prima, avrebbe potuto salvare milioni di vite, mentre si è 
    attesa una prova indiscutibile della nocività prima di agire. La controversia 
    è stata alimentata dalle pressioni dell'industria e del mercato, per 
    cui il principio di precauzione è un ostacolo. 
    Queste considerazioni recentemente hanno indotto la UE ad adottare una nuova 
    politica precauzionale denominata REACH che mira ad aumentare la protezione 
    della salute e dell'ambiente mantenendo la competitività e la capacità 
    di innovazione dell'industria chimica europea. Per quanto riguarda l'OMS, 
    la prevenzione delle malattie provocate da sostanze chimiche è una 
    delle priorità regionali che i ministri della salute e dell'ambiente 
    si sono impegnati ad affrontare a Budapest nel 2004 per ridurre il peso di 
    mortalità e malattia che colpisce i bambini europei, insieme a acqua 
    ed igiene, traumatismi ed inquinamento dell'aria.
Come valuta la campagna WWF DeTox/Svelénati?
    La campagna DeTox/Svelenàti informa in modo semplice la popolazione 
    dei rischi derivanti dalle sostanze chimiche e fornisce alcuni suggerimenti 
    pratici di prevenzione. Incoraggiare il cittadino ad agire direttamente per 
    il proprio benessere e responsabilizzarlo per la salute pubblica è 
    inoltre uno stimolo al dialogo con le autorità politiche affinché 
    siano ancor più motivate a varare misure per proteggere la salute umana 
    dalle sostanze chimiche. ( a cura di Lucio Biancatelli)
-KILLER INVISIBILI
    A colloquio con Alberto Mantovani, tossicologo dell'Istituto Superiore di 
    Sanita', impegnato nello studio degli effetti dei cocktail chimici sulla salute 
    umana
    "Ambiente non vuol dire solo aria, acqua, suolo: quello indoor può 
    essere più importante di quello esterno. Quindi quando parliamo di 
    ambiente e salute non parliamo solo dell'aria e dell'acqua, ma anche della 
    nostra vita quotidiana, di come ci alimentiamo e dei nostri stili di vita". 
    Alberto Mantovani, tossicologo, è Primo Ricercatore del Dipartimento 
    Sanità Alimentare ed Animale dell'Istituto Superiore di Sanità. 
    Lo abbiamo incontrato per approfondire il tema dell'impatto delle sostanze 
    tossiche sulla nostra salute (settore nel quale lavora da 15 anni) ed in particolare 
    per saperne di più sui distruttori endocrini: i "killer invisibili", 
    come lo stesso Istituto li ha definiti in un recente convegno. 
    "Da anni si parla moltissimo dei distruttori endocrini soprattutto nei 
    paesi del nord Europa, negli Stati Uniti, in Giappone e in Spagna - sottolinea 
    Mantovani - . In Italia si è iniziato a parlarne anche grazie all'Istituto 
    Superiore di Sanità. Li abbiamo chiamati distruttori endocrini per 
    avere una traduzione efficace del termine endocrine disruptors, ma in realtà 
    sarebbe meglio chiamarli interferenti endocrini per sottolinearne il carattere 
    insidioso e silenzioso dei rischi e dei possibili effetti anche a lungo termine". 
  
Che cosa sono i distruttori endocrini?
    "Sono un eterogeneo gruppo di sostanze capaci di interferire mediante 
    vari meccanismi con il funzionamento del sistema endocrino e in particolare 
    con due elementi di questo sistema, cioè i cosiddetti steroidi sessuali 
    - estrogeni e testosterone - e il funzionamento della tiroide. Dunque i bersagli 
    principali sono la salute riproduttiva e la salute dell'infanzia".
Di quali sostanze parliamo?
    "A grandi linee abbiamo tre tipi di sostanze: il primo è costituito 
    dai ben noti contaminanti organici persistenti, come il DDT, i policlorobifenili, 
    le diossine, di cui anche il WWF si è occupato. Sostanze che costituiscono 
    un problema globale per la loro persistenza, anche se molte i loro sono vietate 
    da anni, almeno nei paesi industrializzati. Il secondo gruppo è costituito 
    da numerosi pesticidi, come il Mancozeb, ancora molto usato in viticoltura, 
    ad esempio nella zona del Chianti e nel Veneto. Un terzo gruppo, forse quello 
    che preoccupa di più - l'industria potrebbe essere costretta a sostituire 
    numerosi prodotti - comprende sostanze come bisfenolo A, polibromodifenileteri, 
    ftalati. Si tratta di sostanze presenti in oggetti di uso quotidiano, ad esempio 
    plastiche, amalgami per uso odontoiatrico come il bisfenolo, detergenti ad 
    uso industriale come gli alchilfenoli, sostanze ignifughe come i policromobifenileteri. 
    Tutte sostanze ancora non sufficientemente conosciute, ma il cui ruolo come 
    contaminanti dell'ambiente - e attraverso l'ambiente degli alimenti - sta 
    crescendo".
Che genere di attività svolgete in ISS? 
    "L'Istituto Superiore di Sanità ha il merito di avere capito l'importanza 
    per la sanità pubblica di questo problema, e di aver iniziato una attività 
    di ricerca a livello nazionale coinvolgendo Università ed Enea. Nel 
    dicembre 2003 abbiamo chiuso un progetto pilota e altre iniziative di ricerca 
    sono in corso sia all'interno dell'istituto che fuori, finalizzate essenzialmente 
    ai due grandi problemi: capire le correlazioni con la salute riproduttiva 
    e valutare l'esposizione della popolazione attraverso la contaminazione, soprattutto 
    degli alimenti". 
A quali conclusioni siete giunti finora?
    "Nostri studi sperimentali ci mostrano che il rischio di effetti ritardati 
    sullo sviluppo endocrino e riproduttivo è nettamente più elevato 
    di quanto non si pensasse. Il tipo di alterazioni che possiamo vedere, per 
    esempio sulla produzione di sperma, oppure sulla struttura della tiroide in 
    seguito ad un esposizione in utero o nelle primissime fasi della vita, durante 
    l'allattamento, a pesticidi sono effetti poco visibili nell'immediato, ma 
    di potenziale importanza nella vita adulta. C'è dunque una latenza, 
    un ritardo tra l'induzione dell'effetto e la sua comparsa. E questo pensiamo 
    sia un messaggio molto importante da mandare agli epidemiologi. Anche la fertilità 
    femminile ne è influenzata. Il problema distruttori endocrini, inizialmente, 
    era incentrato sulla fertilità maschile, ora i nostri studi ci dicono 
    che, sia a livello sperimentale che a livello di esposizione lavorativa, diversi 
    distruttori endocrini causano un maggiore rischio di abortività precoce 
    o di ritardo al concepimento. Lo studio ha indagato persone maggiormente esposte, 
    come chi lavora con i pesticidi, ma non può essere escluso un rischio 
    sicuramente più basso ma più diffuso nella popolazione generale". 
    
    "Abbiamo anche fatto studi di ricerca di base: il coinvolgimento degli 
    estrogeni e in generale di quelli che chiamiamo steroidi sessuali non riguarda 
    solo la fertilità o la salute riproduttiva ma è molto importante 
    anche in malattie quali l'osteoporosi o in certi tipi di tumori, ad esempio 
    il cancro del colon. I nostri dati indicano come nella popolazione italiana 
    i classici distruttori endocrini come il DDT e i policlorobifenili stiano 
    calando: occorre cominciare a rivolgere maggior attenzione ai nuovi contaminanti, 
    tipo gli ftalati. Infine abbiamo cominciato a produrre i dati - primi risultati 
    in Italia e tra i primi in Europa - sugli effetti dei distruttori endocrini 
    sulla tiroide". 
L’Italia che ruolo gioca?
    "Ci sono due grandi strategie europee sulle quali i ricercatori italiani 
    sono in prima fila. La prima strategia è detta REACH, la cui fase pilota 
    comincia adesso e secondo gli obiettivi entrerà a regime fra quattro 
    anni. Mira alla revisione dei dati disponibili dall'industria sulle migliaia 
    di sostanze di uso industriale utilizzate in Europa per arrivare, sulla base 
    dei criteri più aggiornati, a divieti e limitazioni d'uso. Tutto ciò 
    potrebbe spingere l'industria verso una sostituzione di alcune sostanze tuttora 
    utilizzate.
    Poi abbiamo la strategia "ambiente e salute", il cosiddetto Programma 
    SCALE. Si tratta di una grande proposta della Commissione Europea per integrare 
    le diverse basi di dati su contaminanti ambientali e salute, quindi registri 
    di malattia e dati epidemiologici, per identificare aree a rischio in tutti 
    i sensi - popolazioni, aree geografiche, tipi di lavoro, tipi di alimentazione 
    - e su queste intervenire in modo integrato, armonizzato a livello europeo 
    con grandi azioni di prevenzione e di comunicazione del rischio. Un programma 
    molto ambizioso che dovrebbe partire a giugno 2004 per finire nel 2010. Tra 
    le priorità ci sono appunto diossine, policlorobifenili, distruttori 
    endocrini e metalli pesanti. Il focus principale è sulla salute dei 
    bambini, visti come il gruppo più sensibile. Come ricercatori italiani 
    siamo in prima fila perché il coordinatore del gruppo metalli pesanti 
    è il professor Allegrini del CNR, mentre il sottoscritto è coordinatore 
    del gruppo endocrine disruptors. Speriamo che queste indicazioni vengano recepite 
    dagli stati membri, tra cui il nostro, e che non rimangano raccomandazioni".
Quali indicazioni pratiche possiamo dare?
    "A livello domestico e come stili di vita utilizziamo il buon senso. 
    Evitiamo la dispersione dei rifiuti, ad esempio. Ove disponibile usiamo la 
    raccolta differenziata, chiediamo che ci venga messa a disposizione e che 
    questa porti ad uno smaltimento differenziato dei rifiuti. Evitiamo di bruciare 
    plastiche all'aperto, fonte di diossine che sono tra i distruttori endocrini 
    più tossici in assoluto. Facciamo un uso razionale e corretto degli 
    insetticidi per il giardino o per l'orto. Prudenza anche nell'uso delle pellicole 
    a contatto con gli alimenti, per certi detersivi sfusi che si trovano nei 
    mercatini, giocattoli per la prima infanzia che ancora contengono ftalati. 
    Su questi prodotti deve essere attestato che non contengono sostanze tossiche". 
  
Come giudica la campagna WWF De Tox?
    "Sono ovviamente molto contento che, anche grazie al WWF, in Italia l'opinione 
    pubblica cominci a mobilitarsi su problemi di grande prevenzione, di intervento 
    per un ambiente e un'alimentazione più sana. Una cosa molto utile potrebbe 
    essere quella di creare delle interazioni positive con gli enti pubblici per 
    chiedere una migliore informazione e comunicazione dei dati che ci sono e 
    anche per promuovere quello che si chiama l'approccio cautelativo. E' fondamentale 
    aprire una discussione sui principi dell'approccio cautelativo: sia tra il 
    pubblico sia tra i nostri politici". ( a cura di Lucio Biancatelli)
-Il WWF lancia la settimana di informazione contro i prodotti chimici tossici patrocinata dal Segretariato sociale RAI, e chiede la rapida approvazione del regolamento europeo Reach sulla chimica
Il test-sondaggio creato dal WWF per la Settimana di informazione contro i prodotti chimici tossici giunta al suo secondo anno e patrocinata dal Segretariato sociale RAI, è ironico e divertente e aiuta a riflettere su un tema grave che affligge il Pianeta: in tutto il mondo persone ed animali sono minacciati da agenti chimici che possono alterare lo sviluppo sessuale, neurologico e del comportamento, compromettere la riproduzione e minare il sistema immunitario. Questo a poche settimane dal voto in prima lettura del nuovo regolamento europeo REACH sulla produzione e commercializzazione delle sostanze chimiche, per il quale il WWF chiede una rapida approvazione ed un rafforzamento. E' quanto mai urgente una legislazione efficace e rigorosa sulle sostanze chimiche, sia per tutelare la salute sia per la difesa dell’ambiente.
Il test proposto dal WWF, realizzato insieme all’azienda erboristica Aboca, partner nella campagna Detox-Svelènati, suggerisce anche indirettamente i comportamenti da adottare per limitare la minaccia ed è uno strumento per informare i cittadini sul problema e sulle soluzioni da adottare per difendersi dai prodotti chimici tossici che affiancherà gli approfondimenti che i principali programmi televisivi e radiofonici RAI offriranno. Al termine della settimana sarà possibile 'misurare' la percentuale di “avvelenati o svelenàti” tra coloro che hanno partecipato. Il test è visibile anche dai siti di Aboca, di Famiglia Cristiana, che pubblica un servizio di approfondimento, e della Rai. ( da wwf.it)
-Sei avvelenato o svelenato? partecipa al test>> clicca http://www.wwf.it/svelenati/questionario/TestAvvelenato.asp
-Consulta la sintesi del dossier WWF “Dal mercurio alla diossina, viaggio alla scoperta dei veleni nel piatto”>> clicca l’allegato: pericoli nel piatto.pdf
in…form @ zione, 2005-11-29
    NB:
    Molti scienziati hanno firmato una dichiarazione del WWF in cui si afferma 
    che sarebbe prudente eliminare o ridurre al minimo l’esposizione agli 
    interferenti endocrini, e che bisognerebbe rendere obbligatorio, quando possibile, 
    il ricorso ad alternative più sicure rispetto alle sostanze ad alta 
    persistenza ed elevata bioaccumulabilità (vPvBs, very persistent and 
    very bioaccumulating substances).
    Scientists' declaration
    Over sixty top independent scientists from across Europe, working in the field 
    of hazardous man-made chemicals, have signed a WWF Declaration.
    They say we should reduce our exposure to very persistent and very bioaccumulative 
    chemicals, and to chemicals that disrupt hormones, and replace them where 
    safer alternatives exist.
    Declaration on chemicals, health and environmental protection
    "Being aware of the problems that have become evident, over time, from 
    the use of chemicals that persist and bioaccumulate in humans and wildlife, 
    we consider that chemicals with these properties are undesirable.
    For endocrine disrupting chemicals (EDCs), where there is good evidence that 
    they can cause changes to the normal physiology of organisms, we suggest that 
    it would be prudent to try to eliminate, or at least minimise, exposure. Recognising 
    the uncertainty regarding the extent of the adverse effects of endocrine disrupting 
    chemicals, and the fact that some of these chemicals can act in an additive 
    manner, we suggest that exposure reduction is warranted. This exposure reduction 
    should proceed even when there is a lack of evidence that predicted or actual 
    exposure levels of the individual EDC causes population level effects in wildlife 
    species, or harm to human health.
    Therefore, we support a presumption against the use of very persistent and 
    very bioaccumulative chemicals (vPvBs). We also support the move towards a 
    reduction in the use of such EDCs. Therefore, for both vPvBs and EDCs, where 
    safer alternatives are judged to be available, there should be a requirement 
    to use such alternatives."
    Signed:
    Prof. Ake Bergman
    Dept. of Environmental Chemistry,
    Stockholm University, Sweden
    Prof. Charles R. Tyler
    Environmental & Molecular Fish Biology
    University of Exeter, UK
    Dr. Andreas Kortenkamp
    Centre for Toxicology
    The School of Pharmacy
    University of London
    Prof. Kevin C. Jones
    Dept. of Environmental Science
    Lancaster University UK
    Dr. Jorma Toppari
    Dept. of Pediatrics & Physiology
    University of Turku, Finland
    Prof. Jose Amaral-Mendes
    Dept. of Ecology
    University of Evora,Portugal
    Prof. Chris Mason
    Dept. of Biological & Chemical Sciences
    University of Essex UK
    Prof. Alex Aguilar
    Dept. of Animal Biology
    University of Barcelona, Spain
    Prof. JÖrg Oehlmann
    Johann Wolfgang Goethe University
    Germany
    Prof. Ibrahim Chahoud
    Freie Universitat Berlin
    Germany
    Dr. Werner Kloas
    Dept. of Inland Fisheries
    Germany
    Dr. Polyxeni Nicolopoulou-Stamati
    Asst. Prof. Of Pathology
    Medical School of Athens, Greece
    Prof. Leif Norrgren
    Dept. of Pathology
    Uppsala University, Sweden
    Gunnar Bengtsson
    Assoc. Prof. Of Radiation Physics
    Sweden
    Dr. Sandra Meijer
    Dept. of Environmental Science
    Lancaster University UK
    Dr. Gareth Thomas
    Dept. of Environmental Sciences
    Lancaster University, UK
    Prof. Eva Bonefeld-Jorgensen
    Dept. of Env. & Occupational Medicine
    University of Aarhus, Denmark
    Dr. Nicolás Olea
    Laboratory of Medical Investigations
    University of Granada, Spain
    Helle Raun Andersen
    Institute of Public Health
    Odense, Denmark
    Prof. Finn Bro-Rasmussen
    Institute of Production & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. John Meerman
    Molecular Toxicology
    Vrihe Universiteit Amsterdam
    The Netherlands
    Prof. P.J. Sauer
    Dept. of Pediatrics
    Beatrix Children's Hospital
    The Netherlands
    Prof. Jerzy Falandysz
    Environmental Chemistry & Ecotoxicology
    University of Gdansk, Poland
    Prof. Bogdan Skwarzec
    Environmental Chem. & Ecotoxicology
    University of Gdansk, Poland
    Prof. Jirí Matoušek
    Environmental Chem. & Ecotoxicology
    Masaryk University Brno, Czech Republic
    Dr. Allan Hersted Jensen
    Institute of Production & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. Henrik Wenzel Christensen
    Institute for Product Development
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. Michael Hauschild
    Institute of Production & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    John Holten-Anderssen
    Dept. of Engineering & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Inge RØpke
    Dept. of Engineering & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. Rainer Lohmann
    Environmental Sciences
    Lancaster University, UK
    Philip Sebastian Hjelmborg
    Dept. of Env. & Occupational Medicine
    University of Aarhus, Denmark
    Dr. Michael SØgaard Jorgensen
    Dept. of Engineering & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. Ole Broberg
    Dept. of Engineering & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Thomas Jacobsen
    Dept. of Engineering & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Mette Dyhrberg
    Dept. of Engineering & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Annegrethe Hansen
    Dept. of Engineering & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. Henrik K. Larsen
    Institute of Production & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Gunnar Toft
    Dept. of Occupational Medicine
    Aarhus University Hospital, Denmark
    Ms. Charlotte De Roo
    Environment, Safety & Health Advisor
    BEUC, Belgium
    Christian Poll, M.Sc.
    Institute of Production & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. Stig I. Olsen
    Institute of Production & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. Margaret Schlumpf
    Institute of Pharmacology & Toxicology
    University of Zurich, Switzerland
    Dr. Walter Lichtensteiger
    Institute of Pharmacology & Toxicology
    University of Zurich, Switzerland
    Dr. C.V. Howard
    Dept. of Human Anatomy & Cell Biology
    University of Liverpool, UK
    Dr. Phillipa Darbre
    School of Animal & Microbial Sciences
    Reading University, UK
    Dr. Niels Frees
    Institute of Production & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Dr. Chris Talsness
    Freie Universitat Berlin
    Germany
    Hans. H. Knudsen
    Institute of Production & Mgt.
    Technical University of Denmark, Denmark
    Jonathan Barber
    Lancaster University, UK
    Marlene Vind Hofmeister
    Dept. of Env. & Occupational Medicine
    University of Denmark, Denmark
    Dr. Ewa Rajpert-De Meyts
    Dept. of Growth & Reproduction
    Rigshospitalet, Denmark
    Charles Sultan
    Dept. Endocrinology
    Hopital A. de Villeneuve, France
    Dr. Annika I. Smeds
    Dept. of Organic Chemistry
    Abo Akademi University, Finland
    Dr. Farzad Pakdel
    Universite de Rennes
    Campus de Beaulieu, France
    Prof. Lars Hagmar
    Dept. of Occupational & Env. Medicine
    Lund University Hospital, Sweden
    Dr. Corinne Charlier
    Laboratoire Toxicologie clinique
    University of Liege, Belgium
    Willem Dhooge
    Dept. Endocrinology
    University Hospital Gent, Belgium
    Henrik Rasmus Andersen
    Inst. of Analytical & Pharmaceutical Chem.
    The Royal Danish School of Pharmacy, Denmark
    Prof. Catherine Bennetau-Pelissero
    Micronutrients, Reproduction & Health
    Enita of Bordeaux, France
    Assoc. Prof. S. de Muinck Keizer-Schrama
    Division of Endocrinology
    Sophia Children's Hospital, The Netherlands
    Asst. Prof. Karin Kinnberg
    Institute of Biology
    University of Southern Denmark, Denmark
    Maria Pia Guarneri
    Hospital San Raffaele
    Italy
    Hellmuth Lilienthal
    Medical Institute of Environmental Hygiene
    Heinrich Heine University, Germany
    Erica van den Akker
    Pediatrics
    Erasmus University Hospital Rotterdam
    The Netherlands
    Dr. Maria Pia Guarneri
    Pediatric Unit, Hospital San Raffaele
    Italy
    Dr. Konstanze Grote
    Benjamin Franklin Medical Center, Institute of Clinical Pharmacology & 
    Toxicology
    Germany
    Dr. Jean-Pierre Bourguignon
    Division of Paediatric & Adolescent Medicine, University of Liege
    Belgium
    Prof. Dr. Martin H. Birkhauser
    Division of Gynae. Endocrinology & Reproductive Medicine, University of 
    Berne
    Switzerland
    Dr. Joachim Wistuba
    Institut fur Reprodukionsmedizin, Domagkstr. 11
    Germany
    Professor Andrew Watterson
    Occupational and Environmental Health Research Group
    University of Stirling, Scotland
    Professor Stephen Holgate
    Division of Infection, Inflammation and Repair
    University of Southampton School of Medicine
    Southampton, UK
    Professor Andrew E Derocher
    Dept. of Biological Sciences
    University of Alberta, Canada
    Dr Hans Wolkers
    Research/Ecotoxicology
    Norwegian Polar Institute
    John Peterson Myers, Ph.D.
    CEO Environmental Health Sciences Information Center
    White Hall VA, USA
    Shanna H. Swan, Ph.D.
    Research Professor: Family and Community Medicine
    University of Missouri, Columbia, USA
    Louis J. Guillette Jr., Ph.D.
    Distinguished Professor of Zoology
    University of Florida, USA 
    Dr. Klaus Guenter Steinhaeuser
    Chemist
    Germany
    Dr. Wilfred S G Archer
    Occupational Health, Safety and Risk Management
    Scotland, UK
    Hanns Moshammer MD
    Inst. Environmental Health
    University of Vienna, Austria
    James Brophy & Margaret Keith
    Visiting Research Fellows at the Occupational and Environmental Health Research 
    Group
    University of Stirling, Scotland, UK