Influenza Aviaria:
scatta l'obbligo di etichetta per le carni bianche.

-Carni bianche, scatta l'obbligo di etichetta
Diviene obbligatorio nel nostro Paese, dal 17 ottobre, apporre una etichetta sulle carni di pollame per indicare tutta la filiera (dall'allevamento di provenienza allo stabilimento di macellazione). Le informazioni di tracciabilità consentono di identificare con esattezza il prodotto e, in tempi brevissimi, l’origine.
Si tratta di uno strumento che permette al consumatore di fare una scelta consapevole in relazione alle provenienza delle carni e costituisce un'ulteriore garanzia che affianca il “bollo sanitario”.

-Influenza aviaria, i virus e la malattia
I virus e la malattia
Informazioni sul sito del Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM)
La è una infezione dei volatili causata da virus influenzali del tipo A; essa può interessare tanto uccelli selvatici quanto volatili domestici come polli, tacchini, anatre, causando molto spesso una malattia in forma grave e anche la morte dell’animale colpito. I virus influenzali appartenenti al tipo A possono infettare anche altri animali quali maiali, cavalli, delfini e balene, nonché l’uomo, creando così la basi per fenomeni di ricombinazione in caso di infezione contemporanea (co-infezione) da parte di diversi ceppi . La maggior parte dei virus influenzali aviari non provoca sintomi o provoca sintomi attenuati negli uccelli selvatici, in particolare uccelli acquatici migratori, che costituiscono pertanto il serbatoio naturale dell’infezione. L’infezione in natura viene mantenuta da alcuni uccelli acquatici che fungono da serbatoi del virus, ospitandolo nell’intestino anche senza mostrare una sintomatologia evidente ed eliminandolo con le feci. Gli uccelli infetti, anche se non visibilmente malati, eliminano il virus con la saliva, con le secrezioni respiratorie e con le feci; il contatto di uccelli suscettibili con questi materiali, o con acqua contaminata da questi, determina la trasmissione dell’infezione; la trasmissione fecale-orale è la modalità di trasmissione più comune. Il virus può sopravvivere nei tessuti e nelle feci di animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22°C e più di 30 giorni a 0°C) e può restare vitale indefinitamente in materiale congelato. Al contrario, è sensibile all’azione del calore (almeno 70°C) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti.

-Dall’animale all’uomo
L’uomo può infettarsi con virus dell’influenza aviaria a seguito di contatti diretti con animali infetti, e/o con le loro deiezioni, mentre non c'è alcuna evidenza di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova dopo la cottura
Dal 1997 si sono verificati alcuni episodi documentati di influenza da virus aviario nell’uomo; in tutti i casi si è trattato di trasmissione da volatili domestici all’uomo.
Il quadro clinico determinato da infezioni umane con ceppi influenzali aviari compare dopo un periodo di incubazione di 1-7 giorni e può variare da una tipica sintomatologia influenzale con febbre, tosse, mal di gola e dolori muscolari, a infezioni oculari, fino alla polmonite e alla sindrome da distress respiratorio acuto.
Nei casi finora documentati di infezione aviaria da ceppi H5N1, la mortalità nell’uomo varia dal 30 al 70-80%.
Nell’epidemia di infezioni da virus aviario H7N7 osservata nei Paesi Bassi nella primavera 2003, le manifestazioni sono state, per lo più, a livello congiuntivale, con alcuni casi di manifestazioni di tipo influenzale ed un decesso per sindrome da distress respiratorio.
La trasmissione da persona a persona di ceppi di influenza aviaria è stata osservata soltanto in occasioni limitate, in quanto i virus aviari non sono adattati all’uomo: un caso di trasmissione da persona a persona è stato osservato ad Hong Kong nel 1997 (virus H5N1); nei Paesi Bassi, si è osservata trasmissione interumana limitatamente alle forme oculari (Virus H7N7); Recenti studi, effettuati sia in Tailandia che in Vietnam, i due Paesi in cui si sono manifestati focolai di influenza aviaria nel 2004, hanno messo l’accento sulla probabilità che alcuni casi si siano generati attraverso contatti stretti e prolungati fra persone dello stesso nucleo familiare. L’ipotesi è scaturita dall’analisi di alcuni fattori quali: comparsa di più casi nella stessa famiglia, periodo di incubazione compatibile con trasmissione interumana, mancanza di contatto con animali malati per alcuni soggetti.

-La prevenzione
Nel nostro Paese non sono importati pollame e derivati da aree geografiche colpite da influenza aviaria. È attiva, in tal senso, una rete sorveglianza per il controllo di tale infezione negli animali, attraverso i servizi di sanità pubblica veterinaria, gli istituti zooprofilattici, i posti di ispezione frontaliera (PIF) e gli USMAF.
È stato ben stabilito, inoltre, che i virus dell’influenza sono uccisi da temperature intorno ai 70°C e sia l’OIE (Organizzazione mondiale per la sanità animale) che l’OMS sottolineano l’importanza, per la gestione di queste situazioni, dell’intensificazione del rispetto delle pratiche igieniche nella manipolazione, preparazione, somministrazione e consumo di pollame, con particolare riguardo agli accurati lavaggio delle mani e cottura delle carni e delle uova.
Ai soggetti che si recano nelle aree geografiche affette, si raccomanda il rispetto delle succitate regole igienico-alimentari e di evitare, in generale, contatti con animali vivi e con loro carcasse, nonché la frequentazione di mercati e fiere, dove vi sia commercio/esposizione di animali.

-Sicurezza delle carni italiane
Il parere e le valutazioni espresse dal Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA)
Influenza aviaria, nel nostro Paese la situazione è sicura e sotto controllo
Il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare presieduto dal Sottosegretario al Ministero della Salute Sen. Cesare Cursi con delega alla Veterinaria e alla Sicurezza Alimentare ha valutato, nella seduta di ieri 26 settembre, la situazione relativa all’influenza aviaria, esprimendo le seguenti valutazioni.
In Italia la situazione è sicura e sotto controllo. Le autorità nazionali e regionali stanno costantemente monitorando tutta la filiera avicola, rafforzando gli elevati standard igienici-sanitari presenti nel territorio nazionale. In stretta collaborazione con le aziende, le istituzioni pubbliche hanno infatti intrapreso una serie di iniziative per prevenire l’eventuale insorgenza di casi di influenza aviaria. E hanno intensificato i controlli e le analisi lungo tutto il processo di produzione (dall’allevamento alla lavorazione fino alla distribuzione), per tutelare al meglio la salute degli animali, degli operatori del settore e degli stessi consumatori. Va ricordato anche che, a partire dal settembre 2002, l’Italia, prima nazione al mondo, si è dotata delle “linee guida per la prevenzione dell’influenza aviaria”, predisposte dal Ministero della Salute, che prevedono una serie di requisiti strutturali, gestionali e di biosicurezza. Non solo. Il nostro Paese dispone di veterinari e tecnici di assoluto livello, tra i migliori nel mondo. Tanto è vero che un’equipe di nostri esperti in tema di influenza aviaria andrà in Russia, dove si sono verificati alcuni casi di virus H5N1, e supporterà le autorità sanitarie locali per monitorare gli allevamenti a rischio ed evitare la diffusione della malattia. Massima attenzione, dunque, ma nessun allarmismo ingiustificato. Anche perché la situazione dell’Italia non è affatto paragonabile a quella delle nazioni colpite dall’influenza aviaria. In questi Paesi, specie quelli asiatici, la diffusione del virus H5N1 è stata favorita dalle pessime condizioni igieniche degli allevamenti, dove si poteva assistere a forme di convivenza tra esseri umani ed animali, che sono assolutamente inimmaginabili nelle zone di produzione italiane.
Gli italiani possono continuare a mangiare carne di pollo. Come è stato più volte sottolineato da esponenti della comunità scientifica internazionale ed italiana, il virus H5N1 non si trasmette con il consumo di pollame, ma entrando in contatto con animali, da cortile o selvatici, infetti.
E, ad ogni modo, il nostro Paese è autosufficiente dal punto di vista produttivo con un grado di autoapprovigionamento del 106,2%, e non importa dai paesi colpiti dal virus, quali l’Estremo Oriente o la Russia. L’Italia ha intensificato i controlli alle frontiere al fine di prevenire l’ingresso illegale di prodotti provenienti da aree a rischio .Nel 2004 la produzione di carne è stata di 1 milione e 134 mila tonnellate, mentre i consumi sono stati di 1 milione e 68 mila tonnellate (18,4 chili pro capite).
A quest’ultimo proposito, l’etichetta sull’origine dei prodotti avicoli, sia quella obbligatoria , prevista dall’Ordinanza del Ministro della Salute del 26.8.2005, sia quella volontaria disciplinata dal Decreto del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali del 29.7.2004 costituiscono un’ulteriore garanzia per gli italiani. Si tratta di strumenti che permettono sia al consumatore che agli organi di controllo di avere informazioni circa la provenienza delle carni e prodotti a base di carne di pollame .Le informazioni previste dai provvedimenti sopra citati permettono al consumatore di fare una scelta consapevole in relazione alle provenienze dei prodotti.

Consultare gli allegati

Aviaria_Ord_10-10-05C_17_normativa_608_allegato.pdf

Aviaria_Ord_26-8-05C_17_normativa_573_allegato.pdf

In…Sicurezz@, 2005-10-16