Settimane Bianche in…Sicurezza, tutti i pericoli dello sci: le FAQ.
    Con un nuovo sistema di sorveglianza, l'ISS ha stimato in circa 30.000 gli 
    incidenti che si verificano ogni anno in Italia sulla neve. A farsi male sono 
    soprattutto giovani e bambini, su piste di media difficoltà.
    Sarebbero 30.000 gli incidenti annui causati dallo sci in Italia, metà 
    dei quali richiedono almeno un intervento presso un Centro di Pronto Soccorso. 
    E' quanto emerge dalla prima mappa sugli incidenti in montagna realizzata 
    dall'Istituto Superiore di Sanità che, nell'ambito del progetto EPIV 
    (Epidemiologia e Prevenzione degli Incidenti e della Violenza), ha costituito 
    - insieme a Polizia, operatori che effettuano il soccorso, esercenti funiviari, 
    ambulatori di zona e centri di pronto soccorso - il Sistema nazionale di sorveglianza 
    degli incidenti in montagna (SIMON). L'indagine coordinata dall'ISS è 
    tra le poche così complete realizzate in Europa.
    I dati sinora raccolti permettono una prima visione descrittiva del fenomeno 
    infortunistico. Altri dati, in corso di acquisizione, consentiranno in futuro 
    di valutare specificamente i diversi rischi (ad esempio, in relazione all'attrezzo 
    utilizzato, alla tipologia delle piste, alle condizioni meteorologiche, ecc.). 
    Attualmente, sono stati informatizzati 12.000 incidenti registrati dalla Polizia 
    dal 6 dicembre 2003 al 2 maggio 2004 sulle piste di 48 stazioni sciistiche 
    di 14 province e 10 regioni. Si è visto che l'80% degli infortunati 
    ha un'età tra i 10 e i 49 anni, con una media intorno ai 32 anni. Il 
    54% di questi è di sesso maschile. Gli incidenti mortali sono, per 
    fortuna, abbastanza rari. Si osserva, infatti, un decesso ogni 1700 interventi, 
    che, rapportato ai 30.000 incidenti stimati, indica meno di 20 fatalità 
    l'anno - alcune delle quali dovute a malore (circa quante se ne osservano 
    in un solo giorno sulle strade per incidente stradale).
    In media, con i dati ad oggi disponibili, si può stimare che avvenga 
    un infortunio con conseguente soccorso sulla pista ogni 870 giornate di sci. 
    Si tratta, in sostanza, di un rischio ragionevolmente contenuto: ad esempio, 
    se si ipotizzassero 12 giorni l'anno di sci, dovrebbero trascorrere 62 anni 
    prima di incappare in un incidente che comporti una richiesta di intervento.
    Dai dati emerge poi che la maggior parte degli infortuni avviene su piste 
    di media difficoltà (55.6%) mentre solo una piccola parte (8%) su piste 
    difficili; in più del 65% dei casi l'incidente avviene in condizioni 
    meteo buone; in più della metà dei casi su piste con neve compatta 
    e non ghiacciata. Soltanto una piccola parte di incidenti, il 6.5%, avviene 
    in condizioni di scarsa visibilità. La lezione che si può trarre 
    da questi primi risultati è che ci si può far male anche in 
    situazioni "tranquille": da qui l'indicazione - forse scontata - 
    a tenere un comportamento costantemente attento e prudente sulle piste.
    La causa principale dell'infortunio è la caduta accidentale in seguito 
    a perdita di controllo: solo nel 10% dei casi il soggetto risulta infortunato 
    in seguito a uno scontro. In molti casi i soccorritori entrano in azione per 
    ridurre gli effetti di una distorsione. Più del 30% degli infortuni 
    vede infatti protagonista questa lesione, tipica di uno sport che sollecita 
    spesso le articolazioni, soprattutto le ginocchia. Più del 94% delle 
    distorsioni sono a danno degli arti inferiori. Le lesioni agli arti inferiori 
    si osservano nel 47.3% degli infortunati; quelle agli arti superiori, nel 
    20.7%. Il 15.5% degli incidenti ha avuto come conseguenza un trauma alla testa 
    , lesione che si potrebbe evitare, o rendere meno impegnativa, utilizzando 
    il casco. I casi gravi in cui è stato richiesto l'intervento dell'elicottero, 
    sono 431, pari al 3.6% del totale, mentre la barella-toboga è intervenuta 
    4.707 volte, vale a dire nel 39.4% dei casi. Nel 23.7% dei casi all'infortunato 
    viene prestato soccorso sulla pista, senza ricorrere a successivi accertamenti 
    diagnostici; nel 23% dei casi è necessaria una successiva visita in 
    ambulatorio e, nel 48.2%, il ricorso alle prestazioni di un centro di pronto 
    soccorso. L'attrezzo utilizzato dagli infortunati è nel 79,6% dei casi 
    lo sci, nel 15.7% lo snowboard.
    La ricerca ha preso in considerazione anche la nazionalità degli infortunati. 
    Nei ¾ circa dei casi l'infortunato è di nazionalità italiana 
    (73.3%). La restante quota è suddivisa tra Paesi dell'arco alpino (Francia, 
    Svizzera, Germania, Austria e Slovenia annoverano 8.2% degli infortuni) e 
    altre nazioni (18.5%). Riguardo a quest'ultimo gruppo di nazioni, tra i Paesi 
    che potremmo definire "emergenti", spicca il Regno Unito con il 
    5.4% degli infortuni, mentre la nuova frontiera del turismo costituita dai 
    paesi dell'est europeo comincia a far sentire la propria presenza anche in 
    queste casistiche (Polonia 2.3%; Repubblica Ceca 2%; Ungheria 1%).
    Per la prima volta il progetto EPIV ha riunito tutti i professionisti direttamente 
    coinvolti dal problema sicurezza in pista. Alla base di tutto il sistema di 
    monitoraggio, che come detto è coordinato dall'Istituto Superiore di 
    Sanità, c'è una scheda unificata di rilevamento epidemiologico, 
    utilizzata dalla Polizia di Stato come dai pisteur valdostani e valtellinesi, 
    dagli ambulatori coinvolti e dai centri di pronto soccorso. Questa scheda 
    è stata realizzata appositamente per approfondire le conoscenze sulla 
    dinamica degli incidenti e per avere dati confrontabili tra i diversi organi 
    di rilevazione. In parallelo, è stata creata anche un'infrastruttura 
    informatica di appoggio che, grazie all'inserimento dei dati direttamente 
    su pc da parte dei soccorritori, ne consente la rapida registrazione in un 
    database elettronico collocato presso l'ISS.
    Tutti i pericoli dello sci: le FAQ.
    Sono più pericolosi gli sci o lo snowboard? Quali parti del corpo bisogna 
    allenare e proteggere di più? E quando bisogna fermarsi? Le molte cose 
    da sapere per trascorrere una settimana bianca in salute e sicurezza.
    -Lo sci è uno sport pericoloso?
    Pur non potendo ancora valutare con precisione i rischi correlati all'attrezzo 
    usato, alla tipologia delle piste, ecc., in base ai dati attualmente in nostro 
    possesso - che riguardano essenzialmente i soli infortunati - possiamo rispondere 
    di no a questa domanda: lo sci non appare particolarmente pericoloso. Questo 
    sport espone al rischio di lesioni dovute ad impatto (collisioni) e carichi 
    torsionali (cadute con rotazioni), talora favorite da particolari condizioni 
    atmosferiche, dallo stato delle piste, dalla condizione dell'innevamento, 
    dallo stato fisico del soggetto. Dei 12.000 infortuni acquisiti dal Sistema 
    di Sorveglianza SIMON, la maggior parte è senza gravi conseguenze, 
    in linea per di più con la media di incidenti che si verificano in 
    altri sport praticati all'aria aperta. Tuttavia, accadono anche incidenti 
    gravi, che comportano trauma cranico o spinale. E' quindi consigliabile praticare 
    lo sci con la dovuta attenzione, cercando anche di essere in buona forma fisica 
    prima di scendere sulle piste.
    -Sono più numerosi gli incidenti sugli sci o quelli sullo snowboard?
    Sugli sci: nell'80% dei casi, infatti, l'attrezzo utilizzato dai soggetti 
    infortunati è lo sci, mentre solo nel 15.7% lo snowboard (altri mezzi 
    utilizzati, come bob e slittino, rendono conto di un residuale 4.7%). Esistono 
    poi differenze tra i due sessi: nelle donne la quota degli infortuni con lo 
    snowboard è assai più ridotta: 11.2% contro il 19.4% nei maschi. 
    Ovviamente questi dati riflettono il fatto che lo sci è di gran lunga 
    l'attrezzo più utilizzato.
    -Qual è la fascia di età più interessata da questi incidenti?
    I giovani tra i 15 e i 29 anni, che sono, oltretutto, i principali fruitori 
    di questo sport. Tra i 20 e i 29 anni si registra la metà degli incidenti 
    con lo snowboard, contro poco più del 15% di quelli con gli sci; ma 
    è tra i 20 e i 24 anni che si ha la quota più rilevante di incidenti 
    con lo snowboard: oltre il 40%. Sempre con lo snowboard, 7 infortuni su 10 
    avvengono tra i 15 e i 29 anni, mentre con gli sci nella stessa classe di 
    età ne avvengono circa ¼. Oltre i 40 anni gli incidenti con 
    lo snowboard risultano praticamente assenti, mentre quelli con gli sci sono 
    ben presenti (2.5% vs. 38.8%), il che sta a testimoniare come l'utilizzo della 
    tavola non sia ancora diffuso nella popolazione adulta.
    -Quali parti del corpo sono più a rischio in caso di incidente?
    In primo luogo le ginocchia. Lo sci è, infatti, uno sport che sollecita 
    in modo particolare le articolazioni e, tra queste, soprattutto le ginocchia. 
    Diversamente, lo snowboard salvaguarda relativamente meglio gli arti inferiori, 
    esponendo a maggior rischio gli arti superiori. Nel caso dello sci, in oltre 
    la metà dei casi l'infortunio riguarda gli arti inferiori (53.4%) e 
    solo una quota relativamente marginale interessa arti superiori e cranio o 
    faccia (rispettivamente 16.3% e 13.4%). Coloro che utilizzano lo snowboard 
    risultano invece molto più a rischio di riportare una lesione agli 
    arti superiori (44.5%), mentre gli arti inferiori risultano interessati in 
    maniera più ridotta (23% dei casi).
    -Quali sono le principali lesioni che si osservano?
    Nel 32.6% dei casi l'intervento di soccorso sulle piste è effettuato 
    in seguito a distorsioni (il 94% delle quali a carico degli arti inferiori). 
    Seguono poi le contusioni (26%), le fratture (14%), le ferite (9%) e le lussazioni 
    (8%). Sono le donne le vittime privilegiate delle distorsioni (43%), mentre 
    nei maschi le differenti tipologie di lesione sembrano ripartirsi in maniera 
    più equilibrata: le ferite riguardano il 12% dei maschi e il 5.2% delle 
    femmine, le lussazioni l'11.2% degli uomini e il 4% delle donne. Esistono 
    poi tipologie di lesione differenti a seconda dell'attrezzo utilizzato: escludendo 
    la semplice contusione, che può considerarsi come un esito scontato 
    per ogni incidente, la distorsione è tipica dello sci (36.8% con gli 
    sci vs 17.6% con lo snowboard). Nel caso degli infortuni con lo snowboard 
    la diagnosi di frattura è riportata nel 23.2% dei casi contro il 12,2% 
    negli incidenti con gli sci.
    -In quali condizioni climatiche, e stato della pista, si verificano questi 
    incidenti?
    La maggior parte degli infortuni avviene in condizioni meteorologiche buone 
    (65.4%) e in condizioni di neve compatta ma non ghiacciata (51.8%). Nel 60.8% 
    dei casi gli incidenti si sono verificati su neve naturale, nel 37.5% su un 
    fondo misto (naturale e artificiale), mentre appena l'1.6% degli incidenti 
    è accaduto su una pista innevata artificialmente. Ovviamente, le condizioni 
    di visibilità al momento dell'incidente riflettono anche le condizioni 
    meteorologiche presenti. Ancora una volta, infatti, contrariamente a quello 
    che in prima istanza potrebbe essere ipotizzato, solamente una piccola parte 
    degli incidenti avviene in condizioni di scarsa o insufficiente visibilità 
    (6.5%). Per quanto riguarda il livello di difficoltà delle piste, è 
    stato notato che la maggior parte degli infortuni avviene nelle piste di media 
    difficoltà (55.6%), mentre solo una piccola parte (8%) accade sulle 
    piste difficili. Questi dati lasciano supporre che la maggiore confidenza 
    con il gesto tecnico messo in opera su un terreno non troppo difficile induce 
    velocità superiori che, sommate al maggiore affollamento delle piste 
    di media difficoltà, provocano situazioni di maggiore rischiosità.
    -E' utile usare il casco?
    Certamente. Al di là di quanto possa suggerire il buon senso, ci sono 
    ampie evidenze scientifiche che dimostrano come il casco sia un mezzo di prevenzione 
    molto efficace nel ridurre il rischio di trauma cranico. La recente disposizione 
    che obbliga all'uso del casco chi ha meno di 14 anni, se applicata pienamente, 
    potrà contribuire a ridurre un fenomeno che non è circoscritto 
    ai soli bambini. Pur nel pieno rispetto delle abitudini personali, sarebbe, 
    quindi, buona prassi che il casco fosse utilizzato da tutti gli sciatori.
    -Ci sono dei momenti in cui è necessario fermarsi? In questo caso, 
    quali segnali invia l'organismo?
    Gli sforzi ai quali sottoponiamo il fisico, uniti a condizioni atmosferiche 
    che l'alta montagna può rendere disagevoli, richiede oltre che un grande 
    senso di responsabilità anche un profondo rispetto per il proprio organismo. 
    Ignorare i segnali che il nostro fisico ci manda (stanchezza, dolori muscolari, 
    sensazione di freddo, fame, ecc…) ci espone a rischi inutili, spesso 
    evitabili con una sosta, un'adeguata protezione, o, se necessario, rinunciando 
    a sciare fino "alla chiusura degli impianti", quando visibilità 
    e condizioni della neve non sono certo le migliori. Un'adeguata preparazione 
    fisica prima delle vacanze sulla neve, unitamente ad una ragionevole prudenza 
    sulle piste, sono la migliore ricetta per godersi fino in fondo, e senza problemi, 
    i piaceri che questo splendido sport può dare.
    Marco Giustini, coordinatore del Sistema SIMON per la sorveglianza degli infortuni 
    in montagna - Dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria (Reparto 
    "Ambiente e Traumi").
    In…Sicurezz@, 2005-01-24