Mobbing.
il fenomeno in una indagine realizzata dalle Acli.
C’è chi ne è vittima e non sa di esserlo. L’evoluzione del fenomeno in una indagine realizzata dalle Acli.
La punta di un iceberg; il numero di coloro che dichiarano di
subire o di aver subito vessazioni sul lavoro non sono che una parte di quel
fenomeno, in gran parte sommerso, che è il mobbing.
Lo rivela una indagine svolta dall’Iref, Istituto di ricerca delle Acli,
tra il novembre 2003 ed il marzo 2004 su un campione di 3000 intervistati
rappresentativo dei lavoratori italiani.
Il 5,2% del campione ha dichiarato di essere vittima del mobbing;
stimando il dato rispetto alla popolazione complessiva degli occupati (circa
22 milioni di lavoratori), i mobbizzati in Italia sarebbero circa 1.100.000
lavoratori. Il 5,5% degli intervistati ha dichiarato invece di aver subito
il mobbing (ex-mobbizzati).
Il fenomeno non è tuttavia ancora molto conosciuto, il 70,4% del campione
ha infatti dichiarato di non conoscerlo; quasi un quinto del campione (18,9%),
pur non essendo esposto al mobbing, mostra invece una spiccata sensibilità
nei confronti del fenomeno.
L’indagine delle Acli ha presentato un confronto tra i
mobbizzati e gli ex-mobbizzati, per valutare l’evoluzione del fenomeno.
Considerando il gruppo di coloro che hanno dichiarato di essere vittima del
mobbing, il 66,9% è di sesso maschile, l’80% è dipendente
a tempo indeterminato, il 63,8% risiede nel Sud ed il 20,4% nelle Isole. Il
mobbizzati appartengono per lo più al settore industriale (34,5% del
gruppo), in particolare a un’impresa con più di 250 dipendenti
(37,3%).
Dal gruppo di coloro che hanno dichiarato di essere stati vittima del mobbing (ex-mobbizzati:5,5% dell’intero campione), emerge invece un profilo diverso. In particolare si tratta di lavoratrici (60,7% del gruppo), impiegate nel settore pubblico (27%), inserite in un’unità operativa della pubblica amministrazione (dipartimenti, direzioni, servizi ecc.) di media dimensione (27,3%).
Nel tempo il fenomeno del mobbing, quindi, ha radicalmente cambiato
bersaglio e ambito d’azione, passando dalle lavoratrici pubbliche ai
lavoratori della grande industria. “Il cambiamento dalla vittima femminile
ad una maschile farebbe ipotizzare che il mobbing sia passato dall’essere
uno dei tanti strumenti di discriminazione di genere, ad una pratica volta
ad aggredire tutti coloro che non si conformano alle regole implicite di un’organizzazione”
– rileva l’indagine Iref.
Significativo anche il fatto che il mobbing colpisca in particolare i lavoratori
dell’industria e la fascia di età tra i 40 ed i 50 anni.
Valutando le caratteristiche dei mobbizzati e degli ex-mobbizzati,
l’indagine dell’Iref ha individuato in particolare una caratteristica
costante: l’età dei mobbizzati.
La vittima di mobbing, in linea di massima, è una persona nel pieno
della propria carriera lavorativa, con un’età compresa fra i
40 e i 50 anni; “nella fattispecie, - rileva l’Iref - è
un lavoratore che, ad oggi, è troppo vecchio per riqualificarsi e troppo
giovane per andare in pensione”.
Un ulteriore fattore costante del mobbing è la sua diffusione, soprattutto,
nel Centro e nel Sud Italia.
La ricerca ha voluto inoltre fare luce sulle diverse modalità
di mobbing. Nella maggior parte dei casi (78,6% del gruppo dei mobbizzati
vecchi e nuovi) si tratta di mobbing verticale, cioè le vessazioni
sono compiute da un superiore.
La totalità di coloro che hanno dichiarato di subire o di aver subito
azioni di mobbing afferma di conoscere in senso ampio il fenomeno; tuttavia
solo il 61,8% degli esposti ha fornito una definizione precisa di cosa sia.
Il 38,2% dei mobbizzati, quindi, pur conoscendo il fenomeno ne offre una definizione
diversa da quella accreditata dagli studi di settore, che definiscono il mobbing
come “Un’aggressione sistematica nel posto di lavoro consistente
in persecuzioni e vessazioni diverse”.
Nella percezione dei singoli il mobbing può oscillare tra una lite
estemporanea tra colleghi o con superiori e una strategia vessatoria sistematica
volta ad espellere il lavoratore dal luogo di lavoro.
Igiene, Prevenzione e Sicurezza nell’Ambiente di Vita
e di Lavoro, 2004-07-24