Il mobbing non è uno stato ma un meccanismo ed, in quanto tale, inizia
con un cambiamento. Nella maggior parte dei casi si tratta di un cambiamento
del "clima" lavorativo. Il clima, cioè lo spazio emozionale,
che non è fatto solo di azioni e di parole, ma piuttosto di sensazioni
sentimenti, percezioni. Un giorno, il soggetto “avverte” da parte
del superiore o dei colleghi una maggiore distanza, una minore cordialità,
un non guardare o guardare troppo, ma non negli occhi, una assenza o un diradarsi
di quei gesti che fanno la quotidianità dei rapporti nell’ambiente
di lavoro, come la pausa del caffè, la presa in giro anche pungente ma
amichevole, la battuta che allevia la tensione, la confidenza spontanea. Solo
successivamente seguono le azioni che possono essere diversissime a secondo
degli individui, dei rapporti interpersonali, delle responsabilità e
dei contesti organizzativi, ma che comunque rientrano nelle seguenti categorie
di azioni:
- impedire al lavoratore preso di mira (la vittima) di esprimersi;
- isolarlo;
- metterlo in difficoltà;
- screditare il suo lavoro;
- esporlo a rischi per la sua salute.
All’interno di questi punti si può inserire una grande varietà
di comportamenti, quali:
- impedire alla vittima di esprimersi, può voler dire ignorarla quando
parla o interromperla continuamente, non rispondere alle sue richieste di colloquio
o alle sue lettere, vincolare il suo lavoro all’interno di regole così
rigide da impedire qualunque autonomia;
- isolarla può variare da uno spostamento di stanza, all’esclusione
del telefono, all’inserimento di password nei programmi informatici che
ovviamente non vengono comunicati alla vittima, fino ad un trasferimento ingiustificato
in sedi lontane;
- vivendo a lungo e per giornate intere con colleghi e superiori, ciascuno di
noi conosce alla fine sia i punti deboli dell’altro che le sue realtà
extralavorative: questi aspetti vengono utilizzati per mettere in difficoltà
la vittima o con allusioni o facendo l’ironia aperta;
- screditare il suo lavoro, cioè la specifica attività professionale
della vittima, significa moltiplicare le occasioni di critica: niente è
più fatto bene, nei contenuti, nelle forme, nella tempistica (il mobbizzatore
arriva fino alla falsificazione della documentazione e/o alla manomissione degli
strumenti di lavoro) e gli errori o presunti errori vengono sanzionati economicamente
o con giorni di sospensione;
- poiché lo scopo del mobbing è distruggere psicologicamente e
fisicamente il bersaglio, allora, oltre ai comportamenti descritti, la via migliore
è esporre il soggetto a rischi che sono incompatibili per le sue condizioni
psico-fisiche, a maggior ragione se si tratta di una persona già portatrice
di ridotte capacità lavorative.
Questi punti sono solo una minima parte delle innumerevoli modalità con
cui la fantasia del mobbizzatore riesce ad esprimersi e che raggiunge spesso
il massimo livello nella prima fase del processo quando il mobbizzatore sperimenta
e seleziona le tecniche più efficaci allo scopo, e misura la tenuta del
soggetto e le sue capacità di reazione (pl).
continua …
(Fonte ISPESL)
Igiene, Prevenzione e Sicurezza nell’Ambiente di Vita e di Lavoro, 2004-04-04