L'attuale normativa sull'inquinamento acustico, che va dal
DPCM 1°marzo 1991 alla legge quadro del 26 ottobre 1995 n.447 e decreti
attuativi, è stata completata dalla regione Marche con la recente
D.G.R. n.425 del 28 febbraio 2.000 finalizzata alla definizione delle
linee guida per la classificazione acustica dei territori comunali e per
la predisposizione dei relativi piani di risanamento (v.L'Ancora n.20
del 28 maggio scorso). La concreta tutela del cittadino è però
nelle mani degli enti comunali competenti, poiché è a questi
che la legislazione assegna il compito di suddividere il proprio territorio,
in base alla destinazione d'uso delle diverse aree omogenee, a secondo
dell'attività umana in esse svolta, e rendere operativi i limiti
acustici previsti dal DPCM 14 novembre 1997. Questo perché il livello
di inquinamento acustico presente in una zona industriale non è
accettabile in un'area residenziale, così come i decibel emessi
nelle aree ad intensa attività umana non sono consentiti in zone
scolastiche ed ospedaliere. Ebbene, non ostante la solerzia del legislatore,
dopo quasi tre anni dall'entrata in vigore del decreto sui valori limite
di immissioni sonore, dei 246 comuni della Regione Marche solo alcuni
hanno attuato quanto previsto. D'altra parte anche a livello nazionale
la percentuale dei comuni "zonizzati" è bassa (291 comuni
su 8439 pari al 3,4 %). Nella nostra zona solo i comuni di San Benedetto
e Grottammare hanno provveduto alla classificazione acustica del territorio
anche se sarà lunga la successiva fase di risanamento e regolamentazione
prevista. Il tutto a svantaggio dell'ambiente e della salute umana con
danni irreversibili all'apparato uditivo e ripercussioni anche gravi sul
sistema sensoriale e psichico.
Pietro Lucadei
ambiente, prevenzione e sicurezza - S. Benedetto T., 2000-06-21
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