Territorio a rischio idrogeologico
la legge sui piani di bacino disattesa da oltre un decennio

E' noto che il territorio italiano è a rischio idrogeologico per quasi il 50% dei comuni di cui il 14% ad elevato rischio. In questo contesto anche la nostra regione è caratterizzata da un dissesto idrogeologico e da un elevato rischio di frane e cedimenti dei centri storici. Occorre per questo fare prevenzione e, una volta realizzate le mappe di rischio, intervenire per eliminare o ridurre al minimo le situazioni di pericolo. Ciò nonostante e malgrado la tragedia di Sarno del maggio 1998, che evidentemente non ha insegnato nulla, siamo giunti al nuovo millennio nelle stesse precarie condizioni evidenziate dalla recente catastrofe di Soverato. Eppure i piani di bacino, che teoricamente si sarebbero dovuti ultimare da quasi un decennio, come previsto dalla legge 183 del 18 maggio 1989, devono essere ancora adottati dalle autorità competenti. All'indomani della tragedia di Sarno il decreto legge 180 del 11 giugno 1998 dettava "misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico" e veniva convertito con la legge 267 del 3 agosto 1998 stabilendo le regole per accelerare l'attuazione della legge 183/89 con l'approvazione dei piani di bacino entro il 30 giugno 1999. Tale data è stata poi inspiegabilmente prorogata al 30 giugno 2001 con la legge 132 del 13 luglio1999. Ed ecco puntualmente la natura, con la nuova tragedia di Soverato, pronta a ricordarci che forse si doveva intervenire prima, che ci sono obblighi ben precisi che non possono essere più disattesi. Intanto, complice la politica del non intervento e delle proroghe, nelle zone a rischio si continua a costruire con l'approvazione degli enti locali che rilasciano le licenze con incoscienza anziché vigilare sui vincoli previsti. Ormai non si può più attendere e non ci si può più trincerare dietro l'ignoranza e la disinformazione. La situazione delle zone a rischio sono note a tutti ed occorrono piani straordinari d'intervento per non pregiudicare l'incolumità delle persone e delle strutture. Lo stato di allarme riguarda tutto il territorio nazionale ed occorre intervenire prima che un altro evento ci ricordi le nostre inadempienze.


Pietro Lucadei


ambiente, prevenzione e sicurezza - S. Benedetto T., 2000-09-18