Le cifre dicono che ogni anno in Italia, mediamente, il
5% dei lavoratori subisce un incidente sul lavoro (oltre un milione di
casi) con conseguenze che provocano 30.000 invalidità permanenti
e 1.200 morti: ogni giorno, cioè, tre persone muoiono nei luoghi
di lavoro. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) denuncia
che ogni anno accadono nel mondo 120 milioni di infortuni sul lavoro di
cui 220.000 mortali. A livello europeo l'Italia, tra i paesi più
industrializzati, detiene due primati relativi alla più alta frequenza
di incidenti e alla più elevata mortalità. I dati riferiti
agli ultimi mesi registrano in Italia 74 infortuni mortali a marzo e 65
ad aprile, dei quali ben 6 nella nostra regione. Senza tener conto poi
dell'altissimo numero di malattie professionali, sono cifre su cui riflettere
perché la salute e la vita umana non hanno prezzo e la sicurezza
sul lavoro non è solo un diritto ma anche un dovere. Il D. L.vo
626/94, la legge quadro che fissa le regole per la sicurezza sui luoghi
di lavoro, ha introdotto, infatti, il principio che ogni lavoratore deve
essere parte attiva per la sua sicurezza individuale e collettiva. Gli
strumenti legislativi ci sono tutti e abbondano anche i continui convegni
in materia di salute e sicurezza sul lavoro: se vi fosse una proporzionalità
tra l'impegno profuso dal legislatore, dai formatori, informatori, ecc.
e i risultati nella prevenzione degli infortuni, avremmo già ridotto
le cifre a livelli molto inferiori a quelli proposti negli obiettivi del
Piano Sanitario Nazionale. Ed allora perché non si riesce ad ottenere
un risultato positivo? Certo si deve continuare con l'informazione per
formare una cultura della prevenzione già in ambiente scolastico
ed avere i futuri lavoratori e datori di lavoro attenti e consapevoli
che la prevenzione e la sicurezza sul lavoro è un diritto civile
sancito dalla costituzione, un marchio di qualità sociale, una
sfida civile alle raccapriccianti cifre relative ai morti sul lavoro.
E' pur vero che rimarrà sempre una fascia di elusione completa
nella gestione della salute e sicurezza sul lavoro perché sono
ancora molte le aziende che non rispettano i diritti dei lavoratori. E
qui deve intervenire la vigilanza, con controlli mirati a debellare le
cause di inadempienze, per evitare che l'esigenza di ridurre al massimo
i costi, spesso accentuata dall'esasperazione della concorrenza, si rifletta
negativamente sulla sicurezza dei lavoratori. Ma gli enti preposti, carenti
di uomini e mezzi, riusciranno a tenere sotto controllo le situazioni
a rischio ed evitare che l'infortunio umano diventi un vergognoso tributo
al progresso economico?
Pietro Lucadei
prevenzione e sicurezza sul lavoro - S. Benedetto T., 2000-05-22
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