COUNSELING E COUNSELOR:
UN’AREA E UNA PROFESSIONE EMERGENTI
Una definizione semplice ma certamente non semplicistica che
può darsi del “counseling”, è “l’aiuto
ad aiutarsi”.
Si tratta infatti più che di un tipo di intervento specifico, unidirezionale
e codificato nei suoi modi e i suoi tempi, di una “relazione”
che si stabilisce tra un soggetto operatore e uno o più soggetti destinatari
dell’operazione la quale, per la sua caratteristica relazionale, è
fortemente interattiva e la sua direzione non è univoca ma bidirezionale.
Ma vediamo di chiarirci meglio l’idea, con l’aiuto di una autorevole
definizione:
“Si stabilisce una relazione di counseling quando una persona, che riveste
regolarmente o temporaneamente il ruolo di counselor, offre e accetta esplicitamente
di offrire tempo, attenzione e riguardo ad un’altra persona o a più
persone temporaneamente nel ruolo di cliente/i. Compito del counseling è
fornire al cliente l’opportunità di esplorare, scoprire e rendere
chiare modalità del vivere più proficue e improntate all’ottenimento
di un maggiore benessere.”
(Counseling Definitions of Terms in Use with Expansion and Rationale. British
Association for Counseling – 1991.)
Il counseling è dunque un’attività professionale basata
su interventi di comunicazione (processo bidirezionale e quindi relazionale)
interpersonale, volta a facilitare ( o ad aiutare per) il miglioramento della
qualità della vita dell’utente per specifici problemi in specifici
ambiti sociali e istituzionali, quali: mediazione familiare, carcere, scuola,
sanità, lavoro.
Questa definizione descrive gli obiettivi del counseling, i suoi mezzi gli
ambiti di intervento, identificando le differenze fondamentali con altri tipi
di azione nella relazione d’aiuto quali la psicoterapia ( che ha per
scopo il superamento di problemi e disturbi psicologici e mentali, indipendentemente
dall’ambito istituzionale o sociale del problema), l’assistenza
(che non si avvale solo di comunicazione interpersonale, ma implica anche
la realizzazione di servizi che la persona non può effettuare da sola),
la consulenza (che ha uno scopo circoscritto ad un quesito tecnico ben identificabile
e strettamente collegato con le specifiche competenze professionali del consulente).
Il counseling si realizza veramente quando una persona ricerca l’aiuto
di un’altra per gestire più efficacemente un problema o più
problemi che la assillano in un certo momento della sua vita.
I problemi attuali possono essere legati a eventi passati o infantili, o essere
collegati a eventi futuri a cui si pensa con una certa ansia o preoccupazione.
Nell’un caso o nell’altro, la persona che si presenta per il counseling
- il cliente - ha riconosciuto, per lo meno implicitamente, di essere giunta
a un’impasse e di aver bisogno di assistenza per uscirne e andare avanti
nella sua vita.
Il counseling si basa sul presupposto che nella persona vi siano le risorse
interiori (emozionali,affettive,cognitive,ecc.) necessarie per superare l’impasse
e che l’aiuto si generi all’interno della persona medesima.
L’aiuto consiste quindi nel rendere possibile una riattivazione o riorganizzazione
di queste risorse originarie, anche senza nulla aggiungere dall’esterno.
Il counseling è un’importantissima attività integrata
che richiede competenze e abilità a vario livello, dalla psicologia
dello sviluppo alla psicologia clinica, dalla psicologia dell’apprendimento
a quello sociale e transculturale, dall’antropologia alla giurisprudenza.
Si prenda in esame, ad esempio, il counseling nella mediazione familiare.
E’ essenziale che il counselor sappia conquistare la fiducia di entrambi
i membri della coppia, gestire eventuali conflitti e incomprensioni, facilitare
l’accesso e l’espressione delle risorse; è importante che
conosca il livello di sviluppo dei bambini coinvolti, le eventuali patologie
implicate, le implicazioni sociali, civili e penali delle azioni e delle scelte
effettuate e future, le risorse istituzionali disponibili, ecc..
Il counselor, quindi, deve saper potere essere molte cose contemporaneamente
ed in modo integrato: gestire competenze comunicazionali, cliniche, sociali
e legali per far fronte ad una specifica richiesta in uno specifico ambito
istituzionale.
Ecco un elenco delle qualità di un counselor efficace:
-buona stima di base;
- Interesse per la gente;
-competenza in relazione alle abilità di counseling;
-comprensione della teoria e del processo del counseling;
-rispetto sia per le diversità culturali sia per la propria cultura;
-accettazione per le persone di gruppi razziali e religiosi diversi dal proprio;
-rispetto per le persone con un orientamento sessuale diverso dal proprio;
-capacità di prendersi cura di se stessi;
-creatività e flessibilità di pensiero;
-senso dell’umorismo;
-capacità di godersi la vita;
-capacità di formare e mantenere relazioni;
-capacità di sentire e comunicare empatia;
-capacità di gestire problemi personali e di chiedere aiuto se necessario;
-capacità di imparare dai propri errori e di cambiare se necessario;
-un senso di equilibrio circa la propria importanza rispetto agli altri;
-varietà di interessi culturali e artistici;
-chiari limiti emozionali rispetto a se stessi e ai clienti;
-un atteggiamento non giudicante rispetto agli altri;
-valori personali che non vengono travasati a forza negli altri;
-capacità di essere onesti e genuini in relazione a se stessi e agli
altri.
Da questa lunga elencazione emerge quale dovrebbe essere la competenza specifica
del counselor, cioè la “la competenza ad aiutare”!
Il punto di partenza “interiore” di questa figura emergente di
operatore è sicuramente una forte fiducia nelle potenzialità
insite nelle persone, anche quando le stesse sono in difficoltà; “disappannare”
queste potenzialità, farle emergere al livello di coscienza è
il percorso susseguente a questa fiducia.
Il counselor ha anche buona conoscenza di quelli che possono essere considerati
i “fondamentali” e i “comuni denominatori” dell’anima
umana, come il bisogno profondo ed elementare che ogni essere umano reca in
sè di sentirsi bene con se stesso e di trovare conferma al proprio
valore intrinseco da parte di figure significative.
Ma ora è il momento di definire questa figura professionale che già
dal titolo viene caratterizzata come “emergente”:
“Il counselor ha seguito un corso di studi almeno triennale, ed è
in possesso pertanto di un diploma rilasciato da specifiche scuole di formazione.
Le scuole possono essere di differenti orientamenti teorici ma comunque devono
essere in grado di fornire gli strumenti necessari per favorire la soluzione
di disagi esistenziali di origine psichica che non comportino tuttavia una
ristrutturazione profonda della personalità.
L’intervento di counseling può essere definito come la possibilità
di offrire una orientamento o un sostegno a singoli individui o a gruppi,
favorendo lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità del
cliente.
L’attività di counseling si espleta all’interno di comunità
quali ospedali, scuole, università, aziende, comunità religiose.
L’intervento di counseling è mirato da un lato a risolvere nel
singolo individuo il conflitto esistenziale o il disagio emotivo che ne compromettono
l’espressione piena e creativa, dall’altro può inserirsi
come elemento facilitante il dialogo tra la struttura e il dipendente”.
(S.I.Co. – Società Italiana di Counseling – Associazione
scientifica che sviluppa e promuove il counseling in ambito nazionale ed internazionale)
Quest’ultima citazione ci proietta in uno dei possibili “campi
di azione” del counselor, cioè l’azienda, che comunque
non è certo l’unico.
Infatti, dopo il triennio di preparazione di base, i percorsi formativi prevedono
le specializzazioni, che si articolano normalmente in tre ambiti principali:
di “comunità”, del “lavoro” e “socio-sanitario”.
In ognuno di questi ambiti il counseling è oggi un'attività
sempre più richiesta.
La contemporaneità è caratterizzata da un alto tasso di “stress”
dovuto alla pressione di fenomeni diversi, che spaziano dalla globalizzazione
economica alla precarizzazione, dalla velocità e spesso ridondanza
dei flussi comunicativi alla dispersione delle vecchie categorie identificative
sociologiche.
Cause (se ne sono accennate solo alcune) che non è questa la sede in
cui affrontare se non per evidenziarne la conseguenza, significativa per il
nostro discorso, che ”individui ed organizzazioni devono oggi confrontarsi
e convivere con una scarsa prevedibiltà del futuro, con la fatica di
orientarsi tra più opportunità e scelte, con l'incertezza, ma
anche con gradi di libertà maggiori, con situazioni fluide, dinamiche
e quindi ricche di possibilità, anche perchè difficilmente piegabili
a routine pianificatorie”.
In questo contesto il counseling si configura come una risposta puntuale di
controllo/risoluzione del disagio alla quale, appunto, ricorrono sempre maggiormente
le organizzazioni operanti nei tre campi fondamentali che abbiamo prima delineato.
Counseling e counselor…..sono dunque fenomeni “emergenti”,
parole che incontreremo sempre maggiormente lungo la nostra strada, sia essa
quella del lavoro o quella personale o più genericamente quella della
società, sulla quale siamo destinati a camminare tutti insieme…con
tutte le difficoltà e i conflitti che ne consuegono!
Daniela Di Gaspare
Primo Piano, 2005-12-23