Ascoli e Fermo, il futuro è nero.
Ascoli P. - scenario da apocalisse con la provincia “divisa”

“Futuro nero per le nuove Province”, “Ascoli e Fermo, il futuro è nero”, “Scenario da apocalisse con la provincia “divisa””.
Sono i titoli che i tre quotidiani locali hanno dedicato ai risultati dello studio elaborato dall’Armal (l’Agenzia regionale Marche lavoro) ed illustrati nel corso di un incontro dall’assessore regionale Ugo Ascoli e dallo stesso direttore dell’Armal, Fabio Montanini.
Secondo questo studio, o le due nuove province iniziano a collaborare o si preannuncia un disastro “più di quello che già è di per se la costituzione della quinta provincia nella Regione Marche” a detta dell’assessore Ascoli.
Se le previsioni non fossero così nere, sarebbe facile dire “l’avevamo detto”.
E l’avevamo detto e scritto a quella stessa Regione Marche che oggi recita il mea culpa.
In una lettera del febbraio 2001 indirizzata all’allora Presidente Vito D’Ambrosio, nel lamentare il silenzio della Regione circa l’istituzione della Provincia di Fermo, “quasi che, dopo aver espresso il proprio parere in merito sulla proposta di atto amministrativo n.2/90 ad iniziativa del consigliere Diletti, il problema fosse stato rimosso o accantonato”, ebbi a scrivere che “il progetto è andato avanti fino ai nostri giorni.
E’ andato avanti pur in assenza dei requisiti necessari e senza che la Regione Marche intervenisse quanto meno per correggere quelle ipotetiche previsioni che furono anche alla base del giudizio di merito del 1990 e che oggi, ancor più di ieri, si sono dimostrate assolutamente infondate.
L’ unica certezza resta, sicuramente, che la divisione dell’attuale provincia di Ascoli Piceno comporterebbe un ridimensionamento sotto l’aspetto territoriale e demografico (quest’ultimo, negli ultimi dieci anni, non ha fatto registrare alcun miglioramento sul piano dei numeri, anzi) della stessa per dar luogo ad un nuovo organismo sottodimensionato rispetto alle stesse esigenze della programmazione regionale”.
Ricordavo, inoltre, e lo scrissi che “che i rapporti economici e culturali all’interno della Provincia di Ascoli Piceno, sono stati ulteriormente potenziati e che all’incremento delle marginalità caratterizzanti le due Province si aggiungerebbero difficoltà di proseguire nell’azione unitaria di sviluppo e riequilibrio di quei Comuni che rientrano nell’ambito del Parco dei Sibillini perché la loro collocazione in circoscrizioni provinciali diverse comprometterebbe gli sforzi finora portati avanti per la vita della montagna e per lo sviluppo ulteriore delle popolazioni ivi residenti.
Infine un aspetto, che in tempi di sani bilanci, non è da sottovalutare.
Le difficoltà in cui si dibatte la finanza pubblica andrebbero a colpire, inevitabilmente, due organismi provinciali sottodimensionati riducendo, quindi, la possibilità di interventi per investimenti e limitando le potenzialità di ulteriore sviluppo delle popolazioni interessate”.
Infine rimarcavo come “sotto il profilo economico, poi, l’attuale provincia è caratterizzata da un apparato industriale monosettoriale a nord e da un apparato industriale plurisettoriale a sud che si integrano a formare così un equilibrato sviluppo economico.
La nuova provincia, ad economia monosettoriale, avrebbe pertanto un apparato industriale fragile e peraltro già esposto a turbolenze di mercato”.
E concludevo con una riflessione sul ruolo stesso della Regione “alla quale, sotto il profilo istituzionale, spetta la funzione direttiva e coordinatrice nella eventuale istituzione di nuove province nell’ambito di un piano generale di riorganizzazione di tutto il territorio regionale e che dovrebbe essere al di sopra delle spinte più o meno campanilistiche”, invitando il Consiglio Regionale delle Marche “a voler riesaminare quanto deciso con deliberazione n.7 del novembre 1990 ed esprimere con nuovo atto deliberativo il proprio dissenso all’istituzione della provincia Fermana”.
Tutto questo nel 2001. Tralascio altre lettere inviate, sull’argomento, sempre alla Regione Marche, l’ultima delle quali nel novembre del 2004.
Oggi, la stessa Regione per bocca di un suo assessore e del direttore di una sua Agenzia, ci dicono che queste due nuove, microscopiche, realtà territoriali sono assolutamente a rischio e disegnano scenari non proprio tranquilli.
Ora è facile dire “noi l’avevamo detto”. Già. Peccato che quella stessa Regione Marche allora non ci abbia mai degnato di una risposta.
Forse ci saremmo risparmiati le dichiarazioni di Ascoli e Montanini e il nostro territorio non avrebbe, ora, davanti degli scenari così terribili.
IL SINDACO, ( Dr. Ing. Piero Celani)

Primo Piano, 2005-12-03