Il mercato del vino: le leve per il futuro
Il vino non solo come fenomeno di moda
Convegno di altissimo profilo quello che si è svolto
venerdì mattina a Firenze presso Palazzo Medici Riccardi. Alla presenza
del Rettore dell’Università degli Studi di Firenze il convegno
dal titolo “Il mercato del vino: le leve per il futuro” ha toccato
tre punti basilari per consentire al mercato vitivinicolo italiano di continuare
ad essere competitivo in uno scenario che si fa via via più complesso
ed agguerrito.
Innanzitutto la questione è stata posta sull’importanza della
formazione dei giovani nel campo della vitivinicoltura. In un momento di crisi
come l’attuale – spiega il rettore Marinelli - generato dal fatto
che si consuma sempre di meno a fronte di un’offerta che cresce e si
diversifica con il passare del tempo, è necessario investire sul settore
della ricerca e dello sviluppo. A tale proposito l’Ateneo fiorentino
compone insieme ad altre università australiane, sudafricane, francesi,
ecc, il network mondiale delle capitali del vino. In particolare Firenze evoca
a sé la formazione, l’evoluzione ed il monitoraggio del gusto
del consumatore. Un ruolo, quindi di assoluta rilevanza, se si tiene da conto
il fatto che è il consumatore alla fine del processo produttivo a determinare
il successo dell’azienda attraverso l’acquisto di un bene rispetto
ad un altro. A tale scopo l’Università di Firenze si è
dimostrata molto attiva attraverso un corso di laurea triennale e uno magistrale
in enologia e viticoltura, un master in Management e Marketing delle Risorse
Vitivinicole giunto quest’anno alla sua sesta edizione) e un dottorato
di ricerca in Economia Vitivinicola e Sviluppo Rurale (per il quale è
già presente una scuola di dottorato). A ciò si aggiungono un
centro per la ricerca e la formazione per lo sviluppo competitivo delle imprese
nel settore vitivinicolo (UniCeSV) e altre collaborazioni con vari enti e
strutture.
In secondo luogo si è toccato l’aspetto economico del comparto
vino. Il presidente di CARIPRATO, Gianni Zonin, ha tenuto a sottolineare la
complessità di questo settore. Complessità data dal fatto che
gli investimenti per iniziare o per rinnovare un vigneto sono consistenti,
mentre i risultati si iniziano a osservare e ad apprezzare non prima di cinque
anni. Ciò si traduce in una grande difficoltà di inserimento
nel mercato, specie per le fasce più giovani di potenziali imprenditori.
A ciò va poi aggiunto il lento, ma costante ridimensionamento dei fondi
provenienti dall’Unione Europea, che, se prima venivano visti come un
vera e propria ancora di salvezza, oggi non riescono più a dare le
garanzie di un tempo. Per supplire a questa carenza il dott. Zonin ha annunciato
la nascita di un nuovo istituto di credito, la Banca della Terra, la quale
proverà a fare da traino a tutto il comparto agricolo.
Infine la distribuzione e la logistica del vino. Stiamo assistendo a livello
mondiale ad un profondo cambiamento nel modo in cui si vende il vino. La grande
distribuzione è ormai non solo il luogo di acquisto di un vino di quantità,
nel senso della classica damigiana da cinque litri, ma iniziano a comparire
tra gli scaffali prodotti di grande pregio ai quali i consumatori sembrano
attribuire una fiducia e un’affezione crescente. Dopo gli anni dell’enoteca
o del wine bar specializzato con prezzi da capogiro, il supermercato, anche
per via della maggiore conoscenza del vino nel suo complesso, è a tutti
gli effetti il luogo dove si concentrano la maggior parte degli acquisti del
settore con quote che sfiorano il 70% del mercato in volume. Prezzi contenuti
per i clienti e vini di eccellente qualità, caratteristiche che spesso
i vini italiani hanno difficoltà ad abbinare.
Il vino, quindi, non solo come moda passeggera, ma come fenomeno economico,
sociale e cultuale che genera in Italia un movimento da 45 miliardi di €
e che, per questo, non può essere lasciato solo.
Armando M. Corsi
Primo Piano - lunedì 24 ottobre 2005 – ore 18:25