Il punto sulla scuola dell’obbligo: la riforma Moratti
La legge 53 istituita nel 2003 sancisce i principi generali
della riforma Moratti, la quale non è ancora integralmente operativa.
Infatti soltanto il decreto 54 (del 2004) ha terminato il percorso legislativo
previsto dall’ordinamento italiano ed è entrato in vigore investendo
di cambiamenti il primo ciclo d’istruzione (ex materne, elementari,
medie). La novità più evidente consiste nell’attribuzione
di nuovi nomi a ciascuno dei cicli scolastici: la materna diventa “scuola
dell’infanzia”, le elementari “scuola primaria”, le
medie “scuola secondaria di primo grado”; invariata la durata
dei cicli. Le medie superiori sarebbero da definirsi “secondarie di
secondo grado”, ma al momento il loro assetto resta invariato per l’assenza
di disposizioni attuative.
Andando per ordine, già dall’anno scorso si offre ai genitori
l’opportunità di anticipare l’iscrizione dei propri figli
alla scuola dell’infanzia purché questi compiano tre anni entro
il 30 aprile del primo anno scolastico. Tuttavia, quella che sembrava essere
una possibilità vantaggiosa per i numerosi casi in cui entrambi i genitori
si trovino a lavorare, si è rivelata un fallimento per via della mancata
risposta da parte degli istituti, inadeguati alla domanda sia quanto a strutture
che quanto a personale. Altra novità è costituita dal tanto
nominato “portfolio”: una raccolta di elaborati individuali atta
a definire il percorso di apprendimento di ogni discente ed a valutarne le
capacità in una visione più ampia. Una simile ricognizione di
materiale didattico può dirsi utilissima nei passaggi tra i cicli dell’istruzione
e costituisce una base di orientamento per i nuovi docenti.
Inoltre, come in altri Paesi europei, dalla seconda elementare e per tutta
la scuola dell’obbligo, ogni due anni c’è una Prova nazionale
di valutazione che verifichi abilità e conoscenze, ed eventualmente
coordini modifiche ai programmi didattici.
La ex scuola elementare, ora “primaria”, vede suddivisi i 5 anni
in un primo di accoglienza e due bienni; obbligatori per tutto il ciclo l’insegnamento
di una lingua straniera e dell’informatica.
L’esame di quinta è abolito e le Prove sopramenzionate non hanno
carattere disciplinare ma servono da indicatori dell’apprendimento.
L’altra grande novità riguarda il programma di studio di materie
come storia e geografia. Infatti da quest’anno non si studia l’arco
di tempo che va dalla preistoria all’età moderna alle elementari
per poi essere ripetuto alle medie, ma si copre nel primo ciclo l’età
antica per cominciare alle medie con il Medioevo e proseguire fino ai nostri
giorni. Al liceo però, si ricomincia da capo e così anche per
la geografia: circoscritta all’Italia nel primo ciclo, completata durante
il secondo ed infine ripetuta.
Dal punto di vista didattico, alle medie, l’educazione tecnica può
dirsi completamente sostituita dall’informatica e, come in passato,
al terzo anno si consegue l’esame di Stato.
Ultime ad essere riformate, le superiori. Queste pur mantenendo lo stesso
assetto per il 2005-6 una volta entrato in vigore il decreto dovrebbero divenire
interamente obbligatorie. Nelle intenzioni il sistema scolastico secondario
superiore dovrebbe risultare segnatamente diviso in due percorsi: quello liceale,
propedeutico a scelte universitarie, e quello degli istituti di formazione,
con un assetto più professionalizzante del precedente (almeno sulla
carta); infatti a quanti volessero iniziare un’esperienza di lavoro
parallelamente alla frequenza scolastica, è offerta l’opportunità
di farlo attraverso stage e percorsi formativi previsti dai programmi ministeriali.
La durata sarà comunque di cinque anni: due bienni più uno,
dedicato all’orientamento universitario e terminante con l’esame
di Stato.
La riforma intende delineare profili scolastici sempre più uniformi
sul piano europeo ed anche omologhi al sistema made in Usa. È ancora
presto per fare bilanci, ma chissà se le novità funzioneranno
davvero e se saranno applicate con la dovuta fluidità, di contro al
meccanicismo che ha caratterizzato sia il passaggio al 3+2 universitario che
la formula (raccolta-punti quinquennale) con cui si è ammessi al “nuovo”
esame di maturità.
M. Lucia Peroni
Primo Piano, 2005-10-19