Tele-avversioni (tutto ciò che vorreste NON vedere in tv )
Rockpolitik: lento, rock, o fuori tempo?

L’attesa spasmodica è finita e puntuale come un cellulare TIM da ricaricare quando Claudia Mori batte cassa, il Molleggiato ritorna sui nostri teleschermi. La teatralità del suo rientro è stata accompagnata dal prevedibile e ormai scontato “gioco dei contenuti proibiti”: avrebbe invitato gli Epurati della tv, avrebbe toccato argomenti spinosi, avrebbe giocato al figlio ribelle con l’azienda che l’ha riempito di soldi. E infatti tutto ciò è accaduto; a Rockpolitik giovedì sera nell’ordine abbiamo assistito: alla divisione fra ciò che è rock e ciò che è lento ( io aggiungerei: tua figlia Rosita,raccomandatissima, è lenta, tua figlia Rosalinda, una pazza con un po’ di talento è rock ), al ritorno in tv di un defenestrato come Santoro, al già noto Cornacchione e al sempre brillante Crozza, agli attacchi ai sindaci e agli eco-mostri che essi autorizzano, all’ideologia spicciola dei fiori nei cannoni e al belvedere di Luisa Ranieri, il tutto infarcito di canzoni e di ospiti musicali come il Liga ( con il solito singolo in playback) e i Negrita. Ora: abbiamo visto cose che in un paese poco normale come il nostro farebbero subito gridare alla riconquista della libertà di espressione e del libero pensiero, ignorando però che dal punto di vista dello show televisivo abbiamo assistito alla fiera del già visto, alla sagra dell’annunciato, alla festa del volutamente provocatorio e al luna park dell’onnipotenza mediatica. Siamo tutti contenti per il ritorno del caro Santoro, che pur di riapparire in video ha fatto fagotto e ha lasciato l’Europarlamento ( in molti credevano che fosse stato condannato alla scrittura dei testi per Uomini e Donne della De Filippi…). Sarà anche stato lontano dalla tv, ma sicuramente ne ha vista a bizzeffe, così tanta da cedere anche lui alla tentazione dell’amore filiale sbattuto in prima serata ( “voglio mandare un messaggio alle mie figlie…”). Il problema però, è capire le finalità delle azioni e delle parole (tante) che affollano uno show come Rockpolitik. Davvero dietro una rentrée da undici milioni di telespettatori si nasconde la possibilità di tornare a fare un programmino come “Sciuscià”? Davvero il mondo va male perché viviamo in città popolate da palazzoni, dove pure, chi riesce a comprare un bilocale da 50 metri si sente il signore del mondo? E’ necessario annunciare una rivolta nel sistema mediatico quando ci si è dentro fino all’osso e quando un capolavoro della musica come Azzurro, che ha il potere di essere una canzonetta, ci ricorda che non c’è tanta differenza fra Domenica In e questo pseudo-Savonarola show. Il talento di Celentano è indubbio, l’aura di rispetto che lo circonda la giustifichiamo con l’assunto hegeliano “ciò che è reale è razionale” ( gli ascolti sono alti, i dischi vendono ), ma dal punto di vista televisivo ha senso incentrare uno spettacolo sulle presunte reazioni che esso potrebbe provocare? Non stiamo facendo “meta-televisione” con la pretesa di offrire ai poveri teleutenti la verità assoluta? Le critiche alla tv spazzatura reggono finché si risponde a questa con scalette organiche con un capo e una coda, con discorsi poco sgrammaticati e con personaggi chiamati a fare il loro lavoro; se questi elementi mancano è inutile sovrapporre a una romantica canzone d’amore le immagini dei poveri naufraghi di Samanà e della sciagurata Simona Ventura…..soprattutto se nel 2004 il Molleggiato è stato suo ospite a Sanremo su richiesta di Tony Renis dopo aver fatto accedere alla gara tre cantanti appartenenti alla scuderia del Clan. Il predicare bene razzolando male? Lento…lentissimo.

Domenico Marocchi

Primo Piano, 2005-10-22