Speaker Corner
HOTEL RUANDA: UN FILM PER NON DIMENTICARE

Qualche sera fa mi è capitato tra le mani un dvd: Hotel Ruanda. All’inizio ero un po’ scettico, mi tornavano in mente le parole di alcuni amici sudafricani stufi di film occidentali sull’Africa, dove gli africani sono sempre o assassini violenti o vittime innocenti. Sempre comunque trascinate dal vortice degli eventi, fino a che naturalmente non arrivava l’eroe di turno (americano e bellone in genere) a salvare tutti. Insomma: mi aspettavo il classico film americano in cui gli africani sono troppo stupidi per fare qualcosa e la salvezza scende dall’alto grazie all’intervento dei salvatori (si veda ad esempio Black Hawk Down). Ebbene, mi sbagliavo. Hotel Ruanda è un film che getta una luce, cruda ma verissima, su uno degli eventi più tragici del ‘900: il genocidio dei Tutzi perpetrato dagli Hutu in Ruanda nel 1994. Il film racconta la storia (vera) di Paul Rusesabagina, un uomo hutu che gestisce un grande albergo di Kigali e che da un giorno all’altro vede la sua vita sconvolta dalla guerra civile. Paul non è un eroe, è una persona normale che non chiude gli occhi ma apre le porte del suo hotel e riesce a salvare oltre 1200 Tutsi e Hutu dal bagno di sangue.
Certo, Hotel Ruanda non è un film che cambierà la storia del cinema e probabilmente fra 50 anni non sarà elencato tra i capolavori che hanno fatto storia. Tuttavia, il primo tentativo di dar forma ad un orrore così estremo da sfuggire alla comprensione. Come sottolinea il regista stesso, Terry Gorge, il film si esprime su due piani. Innanzi tutto, mostra che i Ruandesi non sono selvaggi che vivono in capanne di foglie. Paul è un uomo della classe media, che ha una bella casa, una bella macchina, che veste abiti impeccabili. I suoi vicini di casa sono come lui: abbastanza ricchi, soddisfatti. La condiscendenza che spesso ci caratterizza, dunque, non funziona. Gli africani non sono bestie feroci che si azzannano con la stessa ferocia e incoscienza delle bestie appunto. Sono persone come noi che, sotto il bombardamento di una propaganda lunga dieci anni, si sono lasciate trascinare in un vortice di violenza brutale. Il film ci insegna che una propaganda martellante può mutare gli uomini in bestie e non che gli africani sono bestie. E questa lezione è chiaramente valida per tutti. Ma il film insegna anche che i principi morali e l’umanità delle persone non verrà mai cancellata del tutto, nonostante tutto. E questo speriamo valga per tutti.
Ma il film ha anche un altro piano di lettura: il disinteresse ed il cinismo dell’Europa e degli Stati Uniti per la tragedia che si stava compiendo. Non c’è stato nessun intervento, solo un colpevole silenzio. Quando i loro interessi diretti non sono coinvolti, le potenze fanno finta di non vedere, magari mostrano il loro sdegno ma abbandonano centinaia di migliaia di persone al massacro.
Secondo me il valore di questo film è appunto portare alla nostra attenzione un problema che troppo spesso dimentichiamo o riteniamo poco importante. Per non dimenticare bisogna conoscere. Perché non accada più.

Gianmaria Pinto

Primo Piano, Sabato 1 Ottobre 2005