Habemus Papam: Josephum Cardinalem Ratzinger
Dal Conclave una scelta di continuità

 

Nel testamento spirituale Giovanni Paolo II affidava a don Stanislao, suo devoto segretario di tutta una vita, il compito di dividere i pochi beni materiali. A questo esecutore testamentario “materiale” se ne affiancava un altro, spirituale: non veniva nominato, ma non ce ne era bisogno.
Tutti i cattolici mediamente informati sanno chi sia Joseph Ratzinger, il più fidato collaboratore del defunto pontefice per tutto ciò che riguarda la Dottrina: è stato per un quarto di secolo una sorta di Ministro degli Interni della Chiesa cattolica, ricoprendo il ruolo di Prefetto nella Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio.
Ma con questo dottissimo teologo bavarese tale incarico tanto basilare, quello di vegliare con “paterna sollecitudine” sullo stato della Fede nel gregge cattolico, ha perso del tutto ogni possibile appiglio per fomentare una “leggenda nera” che tanto - tutt’ora - viene propagandata contro la Chiesa cattolica. Nel 1984 in un libro intervista con il giornalista Vittorio Messori, mostrò con perfetta chiarezza quale fosse la sua opinione (che poi era quella del Pontefice Giovanni Paolo II) sulla Chiesa Cattolica, sulla Fede, sull’Ecumenismo. Si può essere d’accordo o meno sulle sue posizioni, ma chiunque abbia un po’ di onestà intellettuale non può negargli una profonda preparazione che appoggia delle idee sempre chiare ed esposte senza alcun infingimento.
È difficile riassumere in poche righe la storia di un uomo di Fede così importante per la storia della Chiesa negli ultimi trent’anni.
Conservatore? Si deve a lui la definitiva e totale scomunica di Monsignor Marcel Lefebvre e dei gruppi tradizionalisti che rifiutavano il Concilio Vaticano II. Sua è la posizione - perfettamente ortodossa alla Tradizione Cattolica - per cui non si può parlare di una Chiesa “pre” conciliare e una "post" conciliare, perché in tal modo si negherebbe la continuità del Magistero. Poche settimane fa, nelle meditazioni per la Via Crucis pasquale, ha denunciato con viva voce le mancanze e i difetti della Chiesa Cattolica: “Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che fa acqua da tutte le parti”.
Progressista? “Se un’idea è più moderna di un’altra, allora nessuna delle due è eterne” diceva il poco clericale Gadda, e ogni cattolico sa - o dovrebbe sapere - ciò che disse Cristo: “Ego sum Veritas” e su questo l’ex Cardinale Ratzinger non fa sconti. Nessuno è costretto a far parte della Chiesa Cattolica, ma chi ne fa parte si deve adeguare al suo Magistero e alla sua Tradizione, con tutto ciò che comporta. Si può dire che dopo un Papa che ha gettato la Parola di Dio in tutto il mondo, adesso ne avremo uno deputato a vigilare sulla fioritura di questi semi, specialmente attravarso l'insistenza dell'annuncio della Dottrina di questa Chiesa così tanto tirata in ballo ma così poco conosciuta.
E' stato centrale nel definire erronea e contraria alla Fede la Teologia della Liberazione, miscuglio di marxismo e cristianesimo che dopo un grande fulgore negli anni Settanta, è quasi del tutto scomparsa, cancellata dalla storia. Ha espresso dubbi sulla liturgia in lingua nazionale (posizione condivisa anche da laici) come evidente impoverimento culturale, estetico e sacrale. Ha sempre fatto sua l'espressione di San Pio X, secondo la quale per avere nuovi fedeli non si può correre il rischio di perdere i vecchi. Nel libro a quattro mani col senatore Pera sostiene che la Turchia, diversa per storia e formazione, è aliena all’Europa, e quindi non c’è motivo per cui ne debba far parte (esclusi - osservazione personale - interessi economici e politici noti).
La sua figura e il suo pensiero possono essere riassunte in alcune parole dell'omelia che ha pronunciato durante la Messa Pro Eligendo Romano Pontifice e nella scelta del suo nome.
“Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette [ … ]. Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.
Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. [ ... ] “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. [ ... ] Ed è questa fede - solo la fede - che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito [ ... ] una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1)."
Sorpresa ha suscitato il nome: perché Benedetto? L’omonimo santo, nominato Patrono d’Europa da Giovanni Paolo II, è il fondatore dei benedettini, ordine che tanto ha dato all’Europa, salvandone il suo tesoro culturale e spirituale dalle barbarie e dalle eresie. Benedetto XV, infine, pontificante dal 1914 al 1922, fu il grande Papa sotto cui si svolse la I Guerra Mondiale, che condannò definendola “inutile strage” nell’enciclica “Ad beatissimi Apostolorum principis” del 1914. E fu anche il Papa che diede avvio al dialogo con le chiese ortodosse.
Una forte difesa della pace (all'insegna dell'evangelico "Beati i costruttori di pace"), del Magistero cattolico e della tradizione europea, perfettamente in linea con il grande Pontefice di cui è divenuto successore e di cui è stato collaboratore ed amico.


Enrico Giuliani

Primo piano – mercoledì 20 aprile 2005, ore 15.30