RADON:
linee guida per le misure in ambienti residenziali
Il radon ed i suoi prodotti di decadimento sono uno degli argomenti
di maggiore
attualità nell’ambito dei fattori fisici di rischio ambientale.
Essi sono considerati tra i
principali inquinanti dell’aria indoor, classificati come agenti cancerogeni
di gruppo 1
(agenti di accertata cancerogenicità per l'uomo)
dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC/OMS) [1,
2, 3].
La presenza del radon nelle abitazioni dipende principalmente dalla tipologia
del suolo
sul quale è costruito l’edificio e dai materiali da costruzione
utilizzati. Normalmente il
radon penetra nelle abitazioni dalla parte inferiore dell’edificio (crepe,
fessure, canali,
tubazioni ecc. nella pavimentazione o nelle pareti a diretto contatto con
il terreno).
Alcuni materiali da costruzione contenenti minerali di origine vulcanica (p.
es. certi tipi
di tufi utilizzati essenzialmente nel Centro-Sud dell’Italia) possono
emettere quantità di
radon non trascurabili che si vanno a sommare al contributo dovuto all’emissione
dal suolo.
In Italia, a differenza dei luoghi di lavoro (D.lgs n. 230/1995 – D.lgs
n. 241/2000, capo
III-bis), non esistono per gli ambienti di vita disposizioni a carattere normativo
che
stabiliscano i livelli di riferimento per la salvaguardia della popolazione
dai rischi
derivanti da esposizioni a sorgenti naturali di radiazioni e le misure da
intraprendere
in caso di loro superamento [4, 5, 6, 7, 8].
A livello europeo, è stata emanata la Raccomandazione 90/143/Euratom
del 21/II/1990
sulla tutela della popolazione contro l’esposizione al radon in ambienti
chiusi. Essa
individua in 400 Bq/m3 il livello di concentrazione media annua di gas radon
per
un’azione correttiva per gli edifici già esistenti, mentre per
gli edifici da costruire il
livello di concentrazione da non superare è di 200 Bq/m3.
Alcuni paesi hanno adottato valori di riferimento, raccomandati o imposti
con valore
normativo come indicato in tabella n. 1.1. Anche l’OMS (Organizzazione
Mondiale
della Sanità) ha raccomandato dei livelli di azione per la concentrazione
di radon nelle
abitazioni nella misura di 200 Bq/m3. Nonostante l’assenza di normative
specifiche, i
vari laboratori p.es. i Centri di Riferimento Regionali per la Radioattività
presenti sul
territorio italiano hanno intrapreso già da tempo una serie di iniziative
volte a
determinare la concentrazione di radon nelle abitazioni e scuole delle regioni
italiane
attraverso numerose campagne di misura. Di particolare rilevanza è
l'Indagine
Nazionale sulla radioattività naturale nelle abitazioni, condotta nei
primi anni novanta e
coordinata dall'ISS e dall'ENEA-DISP (ora APAT) [9, 10, 11].
Uno studio effettuato nell’ambito delle attività del CTN-AGF
(anno 2001, TASK
06-12-2001 “Rassegna nazionale delle iniziative di monitoraggio in tema
di radon per la
caratterizzazione del territorio”) conferma che, a tutto il 2001, erano
state effettuate, o
erano in corso di svolgimento, numerose campagne di misura a valenza territoriale
rivolte alla determinazione dei livelli di concentrazione di radon nell’aria
indoor di
edifici abitativi o scuole (Allegato A). Allo stesso tempo, questa rassegna
evidenzia una
notevole varietà d’approccio al problema, in modo particolare
per quanto riguarda le
strategie utilizzate per il campionamento delle abitazioni dove effettuare
le misure, gli
strumenti ed i metodi di misura utilizzati e la durata del periodo di esposizione
dei rivelatori
(si veda anche Allegato B).
La presente linea guida è stata realizzata dal gruppo di lavoro del
CTN-AGF per la Task
“Misure radon negli ambienti residenziali”, costituito dalle ARPA
di Veneto, Piemonte,
Valle d’Aosta e dalle APPA delle Province Autonome di Trento e Bolzano,
coordinate
dall’APPA della Provincia Autonoma di Bolzano. Essa si propone di integrare
le
conoscenze esistenti riguardo le azioni da effettuare per una corretta valutazione
della
presenza di radon negli ambienti di vita e di fornire riferimenti operativi
utili per quanti
si trovino ad operare in questo campo, con riferimento alle diverse finalità
delle azioni
di misura intraprese. L’impostazione è quindi rivolta più
agli aspetti inerenti le
metodologie di indagine piuttosto che alle tecniche strumentali di misura.
Consultare l’allegato.
Form@zione in Primo Piano, 2004-12-17