In…Form…Azione
Insieme alla Scoperta del Plancton:
un interessante file in ppt dell’ARPAM
-Eutrofizzazione
Il termine eutrofizzazione, che è un neologismo scientifico, deriva dal
termine greco eutrofia
( buona nutrizione") unito al suffisso -fizzare ( "rendere").
Il verbo "eutrofizzare" significa appunto "rendere in buono stato
nutrizionale.
Con questo termine si è soliti indicare una condizione di ricchezza in
sostanze nutritive ( soprattutto sali di azoto e di fosforo), in ambiente acquatico.
Dire che un tempo il Mare Adriatico fosse "eutrofico" equivaleva a
dire che fosse un mare particolarmente pescoso.
E' l'intervento antropico che con gli scarichi urbani, le attività industriali
e quelle agricole che cedono alle acque consistenti carichi di nutrienti, ha
dato luogo negli ultimi decenni all'insorgere di una eutrofizzazione artificiale
con tempi molto più rapidi rispetto al fenomeno naturale e con effetti
ambientali negativi, per cui l'eutrofizzazione viene inserita nel contesto generale
dell'inquinamento delle acque marine.
Pertanto oggi questo termine viene correntemente usato, con un significato più
ampio, anche per indicare le fasi successive all’arricchimento, cioè
l'abnorme sviluppo numerico di alghe non solo macroalghe, che vanno a formare
dei veri e propri tappeti fluttuanti, ma anche microalghe (fitoplancton) il
cui aumento può sfociare in fenomeni di fioritura o “bloom”
cui si accompagnano
la diminuzione della trasparenza delle acque, e la diminuzione dell’ossigeno
disciolto.
Una volta morte, infatti, queste alghe si decompongono utilizzando l'ossigeno
presente nelle acque. L'ossigeno viene così sottratto agli organismi
bentonici ( Pesci di fondo, Molluschi, Crostacei, ecc...) determinandone delle
estese morie.
L’effetto estremo è la produzione di H2S, prodotto dalla via anaerobica
di mineralizzazione della sostanza organica, con mortalità di tutte le
specie…
-Plancton
Il tedesco HENSEN (biologo marino “ante litteram”) usò per
primo il termine di plancton in una sua relazione su una spedizione nel Mare
del Nord, per indicare tutto ciò che, organico ed inorganico, vivente
o no, fluttuava nell’acqua.
Successivamente l’ampiezza del significato è stata ridotta, cosicché
oggi sta ad indicare solo l’insieme degli organismi viventi, animali o
vegetali, che non sono in grado di opporsi con successo all’azione dei
moti dell’acqua e quindi sono soggetti al trasporto passivo da parte di
onde e correnti.
Il termine di plancton deriva infatti dal greco planctòn, che significa
“vagabondo”, “errante”.
La comunità planctonica è quanto mai eterogenea comprendendo organismi
animali e vegetali.
Anche dal punto di vista delle dimensioni la varietà è enorme.
Sono considerati, infatti, membri del plancton sia microrganismi microscopici
ed unicellulari (delle dimensioni dell’ordine del micron) sia veri e propri
giganti come alcune meduse il cui cappello può raggiungere i 2 metri
di diametro.
Tradizionalmente comunque, nel plancton vengono distinti 3 grandi gruppi: batteri,
fitoplancton, zooplancton
In tutta questa enorme varietà e complessità, c’è
però un elemento che dà unità all’insieme planctonico.
Anzi, un problema…
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Insieme alla scoperta del plancton.zip
Opuscoli e Schede di Formazione e Informazione, 2004-10-12