In…Form…Azione

Polveri Sottili:
un opuscolo dell’ARPAT


È ormai noto che l’aria delle grandi città è interessata dalla presenza di molteplici inquinanti. Tra questi, le polveri rivestono un importante ruolo per gli effetti sulla salute delle popolazioni.
Per accrescere la consapevolezza intorno a questa tipologia di inquinamento e promuovere la partecipazione di tutti nella risoluzione dei problemi ad essa connessi, cercheremo di soffermarci sulle caratteristiche chimiche e fisiche delle polveri, sui loro effetti sulla salute e sulle possibili soluzioni che i singoli e le istituzioni possono adottare per eliminare o mitigare gli impatti sulle persone e le cose.

Le polveri si distinguono in diverse classi, a seconda della dimensione del diametro delle particelle, che viene misurato in micron o micrometri (µm); il diametro può variare da un valore minimo di 0,005 ad un massimo di 100 micron; all’interno di questo intervallo si definiscono 4 categorie di polveri:
- ultrafini: diametro minore o uguale a 0,1 micron
- fini: diametro tra 0,1 a 2,5 micron
- grossolane: diametro tra 2,5 a 10 micron
- ultragrossolane: diametro maggiore a 10 micron
Per rendersi conto delle dimensioni basti pensare che un capello umano varia come diametro tra 50 e 100 micron. Sulla base di questa classificazione comunemente le polveri vengono identificate con i termini PM0,1 PM2,5 PM10 (PM dall’inglese Particulate Matter) per indicare tutto il particolato con diametro inferiore o uguale a 0,1, 2,5 e 10 micron.
I termini PM10 e PM2,5 vengono spesso ed erroneamente usati come sinonimi di polveri fini ed ultrafini; in realtà il PM10 deve essere classificato come particolato “grossolano”, il PM2,5 come “fine”, il PM0,1 come “ultrafine”.
Le polveri di dimensioni maggiori, con diametro aerodinamico sino a 50 µm, vengono indicate comunemente come particolato totale (PT), spesso seguito dall’aggettivo “sospeso” (PTS o PST). Oltre alla classificazione granulometrica (per tipologia di diametro di particella) tutte queste classi di polveri sono comunque generalmente ben distinte sia dal punto di vista delle sorgenti di emissione che dei processi di formazione, sia per quanto riguarda la composizione chimica che il comportamento in atmosfera.

Consultare l’allegato in pdf

pm10_032004.pdf

Opuscoli e Schede di Formazione e Informazione, 2004-09-10