Fenomeno Infortunistico 2004
1) L'andamento infortunistico generale
I primi dati provvisori relativi al 2004, confermano anche per quest'anno
la tendenza al ribasso del fenomeno infortunistico già registrata nel
biennio precedente: la riduzione complessiva del 2004, pari a -1,4% rispetto
all'anno precedente, sintetizza una flessione dell'1,3% nell'Industria e Servizi
ed una più sostenuta in Agricoltura (-3,4%).
Nell'ultimo quadriennio (2001-2004) il calo degli infortuni in complesso risulta pari a -6,2%: un risultato che appare più significativo se si tiene conto della crescita dell'occupazione intervenuta nello stesso periodo (+4,1% fonte ISTAT), che consente di valutare la riduzione reale degli infortuni nella misura del 10%.
Anche gli infortuni mortali mostrano per il 2004 un calo stimabile, ad oggi, nell'ordine dell'1-1,3% (la particolare delicatezza di questa tipologia di eventi e gli stessi criteri di rilevazione richiedono un più congruo periodo di osservazione e di consolidamento dei dati) ed una flessione superiore all'8% nel periodo 2001-2004. In termini reali la flessione del quadriennio risulta pari a circa il 12%.
2) Il territorio
A livello territoriale, gli infortuni sono accentrati soprattutto al Nord,
in particolare nelle regioni del triangolo padano (Lombardia, Emilia Romagna,
Veneto) che da sole assommano circa il 45% del totale nazionale. La distribuzione,
naturalmente, è fortemente influenzata dalla dimensione e dalla struttura
occupazionale delle varie aree geografiche; per questi motivi il fenomeno
infortunistico va misurato non solo in valori assoluti ma anche, e sopratutto,
in termini relativi.
A tale scopo l'INAIL elabora istituzionalmente gli "indici di frequenza"
espressi dal rapporto fra infortuni e addetti, sulla base dei quali risulta
come le frequenze infortunistiche più elevate si riscontrino nelle
regioni dell'Umbria, che presenta un indice superiore del 47,1% rispetto a
quello medio nazionale, del Friuli Venezia Giulia (+33,7%),dell'Emilia Romagna
(+31,6%) e delle Marche (+28,8%)
3) I settori di attivita'
In termini generali le attività a più alto rischio di infortunio
sono la Lavorazione dei metalli (ferro, acciaio, fusioni, salda-ture ecc.),
la lavorazione dei minerali non metalliferi (materiali per l'edilizia, vetro,
ceramica, ecc.), la Lavorazione del legno e le Costruzioni.
Si tratta,come si vede,di settori nei quali c'è forte presenza di lavorazioni di tipo manuale o comunque dove è molto stretto e continuo il contatto fisico tra lavoratore e fattori di rischio legati agli strumenti, macchinari o materiali di lavoro.
La lavorazione di tipo manuale quale fattore di rischio determinante, emerge ancora più chiaramente se si guarda alla graduatoria degli indici relativi agli infortuni con postumi di invalidità permanente: in questo caso il settore più a rischio è la Lavorazione del legno,dove il 60% degli infortuni di questo tipo colpisce la mano, seguito dalle Costruzioni e dall'Estrazione di minerali.
Se si passa infine alla frequenza degli infortuni mortali, la graduatoria cambia radicalmente: al primo posto c'è il settore dei Trasporti con circa 200 morti l'anno. Segue, nella graduatoria di mortalità, l'Estrazione di minerali, un settore caratterizzato da un limitato numero di morti (una decina l'anno), ma con un elevato rapporto morti/addetti; al terzo posto le Costruzioni, settore al quale spetta il primato del numero dei morti in assoluto con oltre 300 casi l'anno, un terzo dei quali dovuto a cadute dall'alto.
Anche l'Agricoltura presenta una rischiosità molto elevata,con tutti gli indici di frequenza che si collocano a ridosso dei settori industriali più pericolosi.
4) I lavoratori extracomunitari
Anche per il 2004 si conferma la crescita degli infortuni sul lavoro occorsi
a extracomunitari: oltre 115.000 denunce di cui 164 mortali, in controtendenza
rispetto all'ormai consolidata riduzione del complesso degli infortuni.
L'incremento rispetto al 2003 è stato pari al 6%, in parte giustificato dall'aumento della forza lavoro occupata (circa 1,8 milioni), in parte dal tipo di attività svolte.
I lavoratori extracomunitari sono occupati, infatti, nei settori a maggior rischio quali manifatturiero e costruzioni ed inoltre generalmente mancano di preparazione specialistica e di esperienza. Ciò fa si che l'indice di incidenza dei lavoratori extracomunitari risulti superiore a quello medio nazionale di circa il 50% (circa 65 casi contro 42 per 1000 occupati).
Più numerosi gli infortuni denunciati da marocchini, albanesi e rumeni che da soli contano quasi il 40% degli infortuni ad extracomunitari. La stessa percentuale si riscontra anche per i casi mortali.
5) I nuovi lavori
Sembra essersi assestata nel 2004 la crescita degli infortuni che si era registrata
negli scorsi anni per questa categoria di lavoratori, sulla scia di un intenso
sviluppo di queste forme contrattuali. In particolare:
Collaboratori: circa 7.000 infortuni nel 2004, di cui 14 casi
mortali - categoria a carattere prevalentemente impiegatizio e tecnico impiegatizio,
presenta un rischio infortunistico inferiore a quello medio generale e in
linea con le caratteristiche proprie delle attività dei servizi e del
terziario avanzato.
Temporanei: circa 13.000 infortuni e 16 casi mortali - categoria di lavoratori
operanti prevalentemente nei settori industriali orientati ad attività
di tipo manuale, presentano un livello di rischio superiore a quello medio
nazionale.
Gli infortuni di entrambe queste categorie di lavoratori sono concentrati soprattutto a Nord (circa l'80% del totale nazionale) dove tali forme contrattuali sono più diffuse e consolidate.
6) I confronti con l'Unione Europea
Nei 15 Stati membri dell'Unione Europea, nell'anno 2002 (ultimo dato disponibile
diffuso recentemente da EUROSTAT - Ufficio Statistico dell' U.E.) si sono
verificati oltre 4,4 milioni di infortuni sul lavoro, di cui circa 4.800 casi
mortali, facendo registrare una continua diminuzione rispetto agli anni precedenti.
Per rendere omogenei e confrontabili i dati dei vari Stati membri - caratterizzati
da forti differenze nella dimensione e struttura dell'occupazione, nonché
da grande disomogeneità nei sistemi di tutela e di rilevazione dei
dati - EUROSTAT elabora appositamente i tassi di incidenza infortunistica
"standardizzati" con rigorosi criteri statistici.
Sulla base di tali indicatori, l'Italia presenta una situazione decisamente
più favorevole rispetto alle medie europee, sia quella estesa ai 15
Stati membri che a quella relativa ai 12 Stati della zona Euro.
Va sottolineato anche come entrambi i valori degli indici riferiti all'Italia
(quello degli infortuni in complesso e quello dei casi mortali) si collochino
ben al di sotto di quelli relativi a Paesi socialmente avanzati e assimilabili
al nostro, come Spagna, Francia e Germania.
Consultare gli allegati
SLIDES_Fenomeno_infortunistico.ppt
Schede Fenomeno Infortunistico 04.xls
In…Form@zione, 2005-05-02