monitoraggio Microbiologico negli Ambienti di Lavoro:
Campionamento e Analisi.
La Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione dell’INAIL
(CONTARP) svolge attività finalizzate all’approfondimento delle
varie tematiche inerenti la sicurezza e la salute dei lavoratori e si pone,
nell’ambito igienistico-industriale, i seguenti principali obiettivi:
1) seguire l’evoluzione dei cicli produttivi
2) individuare tempestivamente i fattori di rischio insiti nei processi lavorativi
3) accertare i livelli di esposizione dei lavoratori
4) suggerire strategie di controllo dei rischi di esposizione del personale
5) promuovere la formazione e l’informazione dei lavoratori, finalizzate
alla conoscenza del rischio e delle misure di prevenzione individuale e collettiva.
Nell’ambito dell’attività svolta dalla CONTARP,
solo da pochi anni il rischio biologico è divenuto oggetto di indagini
specifiche nel contesto di studi di settore. Ciò si è verificato
a seguito dell’assunzione, da parte dell’INAIL, di professionisti
biologi, nonchè dell’allestimento del Laboratorio di Igiene Industriale
presso la Direzione Generale e della progressiva dotazione di strumentazione
per indagini di tipo biologico da parte di alcune Direzioni Regionali dell’Istituto.
Tra le diverse tematiche biologiche affrontate, il monitoraggio microbiologico
degli ambienti di lavoro ha rappresentato sicuramente l’impegno più
rilevante. I progetti in cui viene effettuato lo studio della qualità
microbiologica dell’aria sono numerosi. Per tale motivo è emersa
la necessità di uniformare, all’interno della Consulenza, le
procedure ed i criteri di campionamento della flora microbica ambientale,
nonchè i criteri di valutazione della qualità microbiologica
dell’aria negli ambienti di lavoro, sulla base dell’esperienza
maturata direttamente sul campo e della copiosa letteratura scientifica disponibile
in materia. Tale necessità è derivata anche dal fatto che le
diverse CONTARP presso le Direzioni Regionali si sono dotate nel tempo, e
indipendentemente l’una dall’altra, della necessaria strumentazione,
seguendo criteri di scelta diversi basati su valutazioni di ordine economico
o connesse alle disponibilità offerte dal mercato.
Pertanto, si è ritenuto opportuno avviare un Progetto per la standardizzazione
dei protocolli di acquisizione dei campioni e di messa in coltura dei microrganismi
in laboratorio, nonché per l’unificazione dei criteri di lettura
e di interpretazione dei risultati ottenuti.
Il protocollo presentato nelle pagine che seguono è frutto delle attività
svolte per il confronto fra la diversa strumentazione di campionamento acquisita
dalle Consulenze Tecniche dell’INAIL e per l’intercalibrazione
delle tecniche di lettura e conta su piastra adottate dai biologi partecipanti
al Progetto suddetto. In questo protocollo vengono, inoltre, uniformati i
parametri relativi al campionamento microbiologico ambientale di batteri e
funghi e le modalità di refertazione dei risultati da riportare su
moduli appositamente predisposti. Vengono, infine, introdotte metodiche di
identificazione microbica basate su tecniche molecolari e le procedure di
conservazione e trasporto dei campioni da sottoporre a tale tipo di tecnica
analitica.
IL RISCHIO BIOLOGICO.
Il rischio biologico viene affrontato in maniera organica a
livello normativo nel D. Lgs. 626/94. Il campo di applicazione del titolo
VIII di tale Decreto si riferisce alle attività che possono comportare
rischio di esposizione ad agenti biologici, distinguendole tra attività
con uso deliberato di microrganismi e attività a rischio potenziale
di esposizione ad essi.
Nel D. Lgs 626/94 i diversi agenti biologici sono stati classificati in base
alla loro pericolosità nei confronti dei lavoratori e della popolazione
generale. Tale classificazione, però, non tiene conto dei fattori che
possono modulare gli effetti dell’esposizione sulla salute, quali malattia
preesistente, uso di medicinali, immunità compromessa, stato di gravidanza
o allattamento. Di alcuni di tali fattori si è invece tenuto conto
nell'art. 95, che tratta la sorveglianza sanitaria.
L’azione patogena svolta dai microrganismi è principalmente
di quattro tipi:
• azione infettiva, svolta da batteri, protozoi, virus, muffe e lieviti
(ad es. Legionella pneumophila, Aspergillus fumigatus ecc);
• azione allergizzante, sostenuta da actinomiceti termofili, da microfunghi
(Aspergillus, Alternaria, Penicillium, Aureobasidium, ecc), protozoi (Naegleria
gruberi, Acanthamoeba ecc) o metaboliti microbici. In questo caso i soggetti
esposti manifestano riniti, sinusiti, asma, alveoliti o febbri, conseguenti
all’inalazione di metaboliti, descritte come Organic Dust Toxic Syndrome
(ODTS).
La pericolosità delle azioni infettive e allergizzanti non è
legata solo alla presenza dell’agente patogeno, ma anche all’entità
dell’inquinamento e alla maggiore o minore sensibilizzazione degli esposti
verso l’agente stesso;
• azione tossica, svolta da metaboliti quali endotossine, micotossine,
1-3 ß-D-glucani. Le endotossine sono costituenti della parete cellulare
dei batteri gram negativi, la cui principale azione è collegata all’induzione
di febbre e alla necrosi tissutale. Le micotossine hanno un effetto citotossico
e sono sintetizzate da alcune specie di funghi, in determinate condizioni
di temperatura, umidità o di substrato. Altri metaboliti, quali i 1-3
ß--D-glucani (costituenti delle spore fungine) possono dar luogo a risposte
infiammatorie e immunologiche.
A partire dagli anni ’70, infine, è stata descritta anche una quarta tipologia di patologia, per la quale l’inquinamento microbiologico potrebbe esercitare un’influenza determinante: la cosiddetta “sindrome dell’edificio malato” o Sick Building Sindrome (SBS). Questa sindrome raggruppa un insieme di sintomi aspecifici, quali irritazione degli occhi, secchezza delle vie respiratorie, cefalea, sonnolenza, eritemi, pruriti cutanei. Pur non esistendo a tutt’oggi, prove certe che colleghino l’insorgenza della SBS con la contaminazione microbiologica, alcuni campionamenti microbiologici hanno mostrato come in edifici caratterizzati da SBS, Penicillium spp. rappresenti il 70-100 % dei miceti riscontrati, a differenza dell’ambiente esterno ove predominano altri generi fungini (ad esempio Cladosporium ).
Come è noto, per gli agenti biologici, la difficoltà di valutare l’entità dell’esposizione (come avviene, invece, per le sostanze chimiche) rende la misura della contaminazione ambientale un elemento portante per la valutazione dell’esistenza del rischio biologico. A differenza, però, di quanto avviene per le sostanze chimiche, per gli agenti biologici non sono stati definiti limiti di esposizione utilizzabili come valori soglia che aiutino a gestire i risultati ottenuti dal monitoraggio ambientale.
Gli agenti microbiologici presenti negli ambienti di lavoro, vengono aerotrasportati dai movimenti convettivi dell’aria sotto forma di bioaerosol, legandosi a polvere, particelle liquide o altri contaminanti naturalmente presenti (emulsioni oleose, polvere di legno, ecc.), con conseguente rischio, per i lavoratori, di esposizione per via inalatoria, per contatto con superfici od oggetti contaminati o per ingestione.
Consultare l’allegato.
LINEE_GUIDA_microbiologiche.doc
In…Form@zione, 2005-04-18