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Valutazione dei Fattori Psicosociali:
in aumento il disagio lavorativo e le patologie di tipo aspecifico, di origine multifattoriale.

Nella maggior parte dei paesi industrializzati le continue trasformazioni economiche e lavorative hanno sollevato una nuova domanda di salute con cui gli operatori della prevenzione si trovano oggi a confrontarsi (11). Infatti, se la patologia da lavoro tradizionale ad eziologia monofattoriale (esposizione lavorativa abnorme a polveri, fumi, gas e vapori etc.) è in diminuzione, sono invece in aumento il disagio lavorativo e le patologie di tipo aspecifico, attribuibili ad una origine multifattoriale.
Le caratteristiche culturali e organizzative del lavoro acquistano crescente significatività per l'interpretazione del rapporto ambiente-individuo nell'eziologia delle malattie cronico-degenerative legate soprattutto alla sfera psichica, agli apparati cardiovascolare, locomotore e digerente.
Ciò premesso, il nuovo campo di ricerca della medicina del lavoro e delle scienze psicosociali sarà necessariamente orientato allo studio delle work-related diseases o malattie “lavoro-associate” a genesi multifattoriale. In questo contesto, la terziarizzazione delle attività produttive suggerisce ricerche sulle relazioni tra organizzazione del lavoro, stress occupazionale e malattie degenerative emergenti.
A tutt’oggi il modello fisio-patologico più studiato è quello delle malattie coronariche e, al proposito, sono stati invocati due distinti meccanismi di difesa: uno diretto e l'altro indiretto (9, 10).
Il meccanismo diretto presuppone distinti processi di attivazione e inibizione: l’attivazione corrisponde alla risposta “lotta/fuga” e alla reazione di coping attivo (ossia di far fronte) che si associa ad aumento dell’attività motoria, della gittata cardiaca e della secrezione di catecolamine e di cortisolo. In questo caso, gli esiti negativi della reazione da stress potrebbero essere favoriti da situazioni lavorative dove sia mantenuta nel tempo un’ attivazione generalizzata (arousal) (corrispondente alla mobilitazione energetica di lotta/fuga). Può essere il caso di mansioni sedentarie, caratterizzate da vari tipi di carico psicologico: eccesso di responsabilità, conflitti di ruolo, orari pesanti, irregolari o notturni, esposizione a rumore etc.. Anche un basso livello di stimolazione in relazione a compiti monotoni e ripetitivi è stato indicato come fattore di stress (sottocarico). Il meccanismo diretto (di inibizione) corrisponde ad una risposta passiva allo stress, definita come playing dead reaction (giocare a fare il morto) che si associa ad un aumento dello stato di allerta associato a inibizione dell’attività motoria, con vasocostrizione muscolare ed aumento della stimolazione vagale (coping passivo). Particolare attenzione è stata prestata all’identificazione degli hot reactors, ovvero soggetti con iperreattività biologica agli stimoli stressanti, che sarebbero i più esposti a sviluppare ipertensione arteriosa.
Il meccanismo indiretto si riferisce ad influenze dello stress riferibili all’induzione, mantenimento o peggioramento di abitudini di vita dannose come i disordini dietetici, il fumo di sigaretta, la scarsa attività fisica, i disturbi del sonno, etc.: fenomeni d’altra parte correlati ad un aumento dell’ansia.
Questo lavoro ha lo scopo di fornire ai ricercatori e agli operatori italiani il modello ed il metodo proposto da R.A.Karasek. per la rilevazione dei fattori di rischio psicosociale.

Consultare l’allegato.

la valutazione dei fattori psicosociali.doc

In…Form@zione, 2005-02-01