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Ospedale Sicuro: strutture più affidabili, non così per il personale sanitario.
Sicurezza ospedaliera: strutture più affidabili, non così per
il personale sanitario.
Ospedale sicuro di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato alla
VI Edizione.
Avere una bella macchina ma saper guidare solo un’utilitaria. È
questa l’immagine degli ospedali italiani e degli operatori sanitari che
vi operano, che viene fuori dal Rapporto Ospedale sicuro 2004, presentato oggi
a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. I dati relativi
a 19 strutture ospedaliere e, novità di quest’anno, a 15 laboratori
di analisi cliniche, confermano sostanzialmente il quadro di insieme emerso
in sei anni di indagine di Ospedale sicuro su 150 strutture sanitarie, la metà
di quelle esistenti in Italia. Ospedali più sicuri, laboratori di analisi
efficienti e di qualità. Il personale resta invece la vera nota dolente.
In situazioni di emergenza e di rischio, gli operatori sanitari potrebbero non
sapere cosa fare: pur affermando di aver ricevuto informazioni sui rischi in
ospedale, dimostrano di non avere un buon livello di conoscenze operative, in
quanto ignorano provvedimenti, mappe o procedure per prevenire i rischi. Sia
per gli ospedali che per i laboratori il miglioramento è indiscutibile
ma non appoggia ancora su una organizzazione e su culture professionali consolidate.
Permane anche la latitanza del Ministero della Salute e dei governi regionali.
Il timore è che con il venire meno di alcune condizioni favorevoli –
la disponibilità dei fondi della finanziaria del 1988 e l’impatto
innovativo dalla legge 626 - si produca un arresto nel processo di miglioramento
se non addirittura rischi di un regresso. Ospedali I dati relativi agli ospedali
confermano il miglioramento, spesso sensibile, di tre su quattro delle componenti
della sicurezza presi in esame nel monitoraggio, ossia edifici, vigilanza ed
organizzazione (fa eccezione come si diceva sopra la componente personale).
Il miglioramento è confermato dall’assenza, per il secondo anno
consecutivo, delle situazioni da “allarme rosso” o di “grave
pericolo”. Nonostante il miglioramento generale, sono presenti ancora
varie aree critiche. Si registrano, per esempio, barriere architettoniche all’ingresso
principale di 4 ospedali (Napoli Monaldi, Bordighera, Milano Fatebenefratelli
e Lecco), nei percorsi comuni dell’ospedale di Caserta, nel laboratorio
di analisi di Bordighera e Monza, nella radiologia di Sarzana e Monza, nei reparti
di degenza di Sarzana. E’ stata rilevata con frequenza la presenza di
barelle o letti aggiunti nei reparti in quattro ospedali (Bordighera, Vercelli,
Lecco, Siena) e la presenza di malati in piedi in attesa in 7 ospedali (Sarzana,
Vercelli, Amedeo di Savoia, Caserta, Battipaglia, Roma Pertini, Lecco). Lo stato
di adeguamento alle normative degli impianti generali è ancora insufficiente
con un deficit del 13% degli impianti elettrici, del 25% per la prevenzione
degli incendi e del 20% degli impianti idrici (dato questo purtroppo confermato
da recenti interventi della magistratura). Il personale resta la componente
più critica: gli operatori, infatti, conoscono poco la mappa dei rischi
(il valore registrato è 32 su un 100 ottimale), il piano di emergenza
per gli impianti dei gas medicinali (22/100), il manuale informativo sui rischi
(46/100), le procedure antincendio (55/100). Basso anche il livello di conoscenza
dei simboli e dei marchi delle apparecchiature (55/100), della segnaletica (71/100)
e, soprattutto, dei dispositivi medici (26/100). Ciò non comporta automaticamente
l’adozione di comportamenti pericolosi, ma indica una situazione fuori
controllo. La predisposizione di regole e procedure per la gestione degli incidenti,
infatti, manca o è molto insufficiente in circa metà degli ospedali,
mentre solo il 54% del personale dichiara di avere ricevuto una qualche istruzione
per segnalare eventuali incidenti. Questa la classifica degli ospedali, suddivisi
per fasce: La prima fascia (3 ospedali) comprende gli ospedali in cui l’orientamento
generale alla sicurezza può essere considerato soddisfacente: Casale
Monferrato (Al), Ospedale S. Spirito; Matera, Ospedale civile; Monza, A. O.
San Gerardo. La seconda fascia (8 ospedali) comprende gli ospedali in cui l’orientamento
alla sicurezza è discreto ma non sono ben sviluppate le funzioni di governo
generale: Bordighera (Im), Ospedale S. Charles; Lecco, Azienda ospedaliera;
Milano, Ospedale Fatebenefratelli; Napoli, A.O. Monaldi; Roma, Ospedale S. Pertini:
Sarzana (Sp), Ospedale S. Bartolomeo; Torino, Ospedale Amedeo di Savoia; Vercelli,
Ospedale S. Andrea. Nella terza fascia (2 ospedali) l’orientamento generale
alla sicurezza risulta problematico: Battipaglia (Sa), Ospedale S. Maria della
Speranza; Caserta, A.O. Ospedale civile. Laboratori Anche l’indagine sui
15 laboratori conferma l’esistenza di un sistema in evoluzione positiva,
con la permanenza di aree critiche pericolose. Metà dei laboratori indagati
ha ottenuto la Certificazione di qualità e l’altra metà
l’ha richiesta. Esiste un ritardo, nel 20% dei laboratori, nella adozione
di procedure per la registrazione e la gestione degli incidenti: nel dettaglio,
nel 10% dei casi manca il registro per gli incidenti di laboratorio, nel 30%
il sistema informatizzato per la gestione delle apparecchiature e nel 25% per
la prevenzione degli errori. I laboratori si collocano nel processo clinico
come una sorta di soggetto inanimato nel quale si “infilano” le
richieste e dal quale si ritirano i referti. Si notano lacune anche nello scambio
di informazioni elementari: nel 10/15% degli ospedali i medici di reparto non
dispongono del catalogo delle prestazioni rese in regime di routine, nel 40%
non conoscono i giorni dedicati alla esecuzione di esami che richiedono kit
particolari. Decisamente più scarsi i rapporti con i medici del territorio.
Il 25% dei responsabili del laboratorio ritiene praticamente impossibile discutere
l’appropriatezza delle richieste pervenute, ma anche negli altri casi
i contatti sono del tutto occasionali. Scarsissime anche le occasioni di rapporto
diretto fra medici curanti e medici di laboratorio. Bene invece l’orientamento
al pubblico: la maggioranza dei laboratori: ha l’accesso diretto senza
prenotazione, sale di attesa dotate di posti a sedere, servizi e display separati
per pagamento ticket e prelievi.
Consultare l’allegato con il rapporto completo di Ospedale Sicuro 2004.
in…Form@zione, 2004-11-02