Paola Turci presenta il nuovo disco
“Tra i fuochi in mezzo al cielo”

La cantautrice Paola Turci sta promovendo in giro per l’Italia il suo ultimo lavoro con dei piccoli showcase nelle librerie. Le impressioni del nostro inviato, che ha assistito alla presentazione tenutasi a Firenze lo scorso 23 settembre.

Arriva cinque minuti prima del previsto Paola Turci Ma entra a suo modo, con quella eleganza e semplicità che la caratterizza da sempre. Ed arriva accompagnata da un responsabile della UCODEP, un’Ong che opera a favore dell’infanzia nel nord del Vietnam. Un occasione questa per cercare di unire l’utile al dilettevole: presentare la sua ultima fatica musicale, “Tra i fuochi in mezzo al cielo” e dare un contributo alla promozione di un progetto sull’ampliamento delle risorse idriche nel Vietnam settentrionale.
Il nuovo album è frutto di una produzione ben accurata e di un lungo lavorio con Carlo Ugo Bossi. Ciò che ne esce fuori è un disco di straordinaria dolcezza e semplicità che esprime tutto quell’anelito spirituale a cui la cantautrice romana da sempre aspira. E si presenta intonando le note di “Stai qui”, la canzone che apre il nuovo disco e che sembra quasi essere un invocazione, una preghiera, in cui emerge tutta la sua fragilità ed incertezza ( “Stai qui, non lasciarmi nel silenzio, non voglio aver paura”). E continua poi con “Quasi settembre” che è un po’ come dire è già domani perché “il nostro viaggiare, partire per poi ritornare è un illusione…” ma ciò che importa è continuare a cercare.Uno sguardo, un abbraccio, un ricordo. Perché forse il segreto sta proprio lì, nel non smettere mai di cercare, che poi è già come trovare. Chiaro, evidente il riferimento all’Amore, inteso come esperienza assoluta che sconvolge e stravolge. A questo punto la cantautrice smette di suonare. Qui la rabbia e un palese senso di disprezzo prendono il posto di un coinvolgente sorriso. Il perché lo si capisce solo dopo il racconto di una storia dei giorni nostri, trasformata poi in canzone. In Irlanda una donna islamica viene uccisa dal fratello perché ritenuta “Troppo occidentale”. Una storia che ha colpito molto la Turci, che con questa canzone vuol cercare di ridare una “seconda vita”, una nuova dignità a tale ragazza. Un grido di orgogliosità femminile, contro la strumentalizzazione che si fa della religione per indurre la gente a non uscire da certi limiti e schemi prefissati. A stare buoni. A non seguire il proprio io, i propri sentimenti. La propria vita. La venatura triste e malinconica continua quando intona le note di “Lasciami credere”. Anche questa è una storia vera. E’ il racconto del dolore del figlio per la perdita del padre. Di un figlio che perde il suo punto di riferimento più importante (“faccio tesoro dei tuoi discorsi su cosa è giusto e cosa è necessario..ma lasciami credere che per l’eternità non mi abbandonerà la tua presenza”). Di un figlio che sente ancora l’umano bisogno di credere che il padre non sia scomparso. O almeno non del tutto perché “la tua presenza è la mia libertà”. La tristezza si trasforma in rabbia quando esegue “Fiori di giardino”. Un testo che gli ha dato molte soddisfazioni e che gli ha permesso di rifarsi di tutti gli abusi psicologici subiti nel corso degli anni. Un grido di vendetta. La cantautrice conclude la sua performance con un invito a renderci conto che la realtà non è soltanto quella che sta davanti ai nostri occhi. Un invito ad allargare la visuale, la mente perché la realtà è costellata di “fuochi in mezzo al cielo”.


Simone Grasso

Cultura e spettacolo – domenica 25 settembre 2005, ore 19.00