Capolavori del Guggenheim, da Renoir a Warhol
Roma – Fino al 5 giugno alle Scuderie del Quirinale
Mostra assolutamente imperdibile quella che si tiene alle Scuderie del Quirinale
sui “Capolavori del Guggenheim, il grande collezionismo da Renoir a
Warhol”.
Decisamente ben organizzata, stupisce e conquista dalla prima all’ultima
opera presentata. Dall’Impressionismo alla Pop Art, Solomon R sua nipote
Peggy Guggenheim hanno raccolto una collezione di opere di eccezionale qualità.
Dieci sale si snodano in maniera limpida e comprensibilissima anche per chi
di arte non si intende troppo: passeggiando per i corridoi sembra di sfogliare
con gli occhi le più belle pagine della storia dell’arte.
Si comincia con le origini del modernismo in Francia tra fine Ottocento e
primi del Novecento con Manet, Seurot, Monet, Renoir, che come al solito si
fa notare, e l’impressionante sguardo di “Uomo a braccia conserte”
di Cezanne senza dimenticare l’incredibile gruppo di opere di Picasso.
Passando poi da Braque all’estrema sensibilità
di Fernand Léger de “I fumatori” fino a Delaunay con la
corrente cubista chiamata orfismo che fa esplodere la torre Eiffel in “La
torre Eiffel con alberi”.
In Matisse si legge tutta l’influenza di Cézanne come in “L’Italiana”,
strepitosa nei colori e nelle grosse sopracciglia.
Francia, Germania, Italia, Russia cullano le avanguardie artistiche che sono
rappresentate da Franz Marc, Henri Rousseau, Paul Klee, Chagall.
C’è vita che genera vita nello stupefacente “Diversi cerchi”
del geniale Kandisky.
Si ammira il futurista Bella e il padre dei surrealisti De Chirico, fino al
catalano Mirò che estremizza senza emozionare troppo.
Nella sesta sala grida la sua impotenza “Composizione
n.1” (1930), opera in cui Mondrein elimina del tutto il colore trasmettendo
perfezione della forma. Altro che geometria in Jean Arp dove la natura si
sposa col genio astratto.
Si rifiuta la bellezza in Jean Dubuffet con sperimentazioni mai viste prima
e negli artisti di CoBra (Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam) mentre nella fantastica
irregolarità di Giacometti angoscia e perversione si concentrano nella
scultura “Il naso”.
Le ultime due sale sono un colpo al cuore: ecco l’evoluzione brevemente
riassunta di un artista come Pollock, fino all’innovativa tecnica del
dripping.
“Numero 18” del 1950 è una scatola di vibrazioni incontrollate
(che sfarfalleggia sopra il contenuto) troppo bella per esplodere.
La mostra si conclude col dominio della Pop Art negli Stati Uniti partendo da Robert Rauschenberg e Jasper Johns fino al genio che non ha bisogno di presentazioni, Andy Warhol, che ci appare con la sua enigmatica espressione in “Autoritratto” (1986) che abbraccia l’ultima parete come per ammonirci: “nella notte nera dell’interiorità si cova se stessi”.
Orari della Mostra: da lunedì a giovedì: 10.00
- 20.00; venerdì e sabato: 10.00 - 22.30; domenica: 10.00 - 21.00
Biglietti: Intero € 9,00; Ridotto € 7,50; Scolaresche € 4,00
per studente.
Nicoletta Lambertucci
Cultura e spettacolo – martedì 3 maggio 2005, ore
13.20