Il tempo di cambiare

L’invito di Paul Ginsborg a riappropriarsi
del prorpio destino


“Non si può andare avanti così”. Questo è il titolo del primo capitolo de “Il tempo di cambiare”, ovvero l’ultimo lavoro dello storico inglese Paul Ginsborg, professore di Storia Contemporanea alla Facoltà di Lettere di Firenze. Una frase che esprime tutta la rabbia ma anche la voglia di ripartire di uno storico che sta prestando il suo impegno alla politica. Non si può andare avanti così vuol dire che non si può più far finta di nulla, che oggi più che mai si sente forte la necessità di operare scelte nette e decise, di riflettere sul nostro tempo, sugli sviluppi presenti e possibili di quella che, a partire da Lyotard, viene chiamata società postmoderna. Bisogna cambiar rotta, afferma Ginsborg, anche e soprattutto attraverso le piccole decisioni di ogni giorno, nella convinzione che “ non vi è tipo di scelta più importante di quella che esercitiamo nei consumi quotidiani”. E’ nelle scelte che operiamo day after day che si gioca il nostro futuro. Per questo motivo l’autore ci invita a ripensare le decisoni che prendiamo in famiglia, a riflettere sulle differenze che intercorrono tra le scelte della morale e quelle dell’etica. E quindi sulla necessità di assumere nei nostri comportamenti un criterio di responsabilità etica: dalla scelta del dopobarba a quella dei vestiti per i fgli. Ed è proprio da qui che nasce e si sviluppa l’analisi dello storico inglese sul mondo individuale e famigliare; sul locale e sul globale: sul dominio del mercato e delle grandi multinazionali, dove la componente umana diventa un elemento del tutto insignificante; sul ruolo del beneamato tubo catodico che ormai sembra essersi adeguato a quel processo in atto nella nostra società di “ svuotameto etico”; ed infine, sul ruolo delle competizioni elettorali e sul loro costo nell’abbassamento del livello democratico. Importante a tal proposito, come fa notare Leonardo Domenici (sindaco di Firenze) misurare la qualità della democrazia, recuperare quella sfera pubblica che è fonte di azioni, idee, sentimenti che la rendono rappresentativa e delibertativa. Nella convinzione che non si può smettere mai di preoccuparsi del buon andamento della democrazia.
Un analisi lucida quindi del tempo presente, piena di constatazioni ma anche di proposte e di possibili iniziative. Perché, ad esempio, non cominciare con la riflessione sui contrasti e le fratture che dominano la politica e l’economia? E’ una strada, questa, sicuramente percorribile e che viene presentata da Ginsborg attraverso l’elenco delle “categorie binarie” dove risultano più evidenti tali fratture: “ricchezza e povertà; potere e impotenza; genere maschile e femminile; profito ed etica; legalità ed illegalità; consumo e danno ambientale; guerra e pace”. E’ una possibilità. Una delle tante. Non la sola però. L’importante è scegliere, assumersi delle responsabilità, perché con la scelta, affermava Kierkegard, il singolo gioca tutto se stesso, l’intera sua esistenza, in quanto scegliendo egli diviene ciò che sceglie e decide su di sé.

Simone Grasso

Cultura e spettacolo - Sabato 19 Febbraio 2005, ore 12:15