“The Corporation”
Ovvero l’altra faccia del capitalismo
E’ certamente un’idea vincente quella della Feltrinelli
Real Cinema di lanciare questa serie di documentary-movie, partita con la
tanto acclamata Palma d’oro “Fahrenheit 9/11” e approdata
ora a questo straordinario ed unico documento, considerato uno dei più
importanti contributi al multiforme movimento “no-global”.
Oltre ad essere un film, “The Corporation” è anche un archivio
di idee, fatti, cifre e testimonianze che ci svela come funziona il capitalismo
globale del nostro tempo.
Partendo dall’analisi dell’ascesa della società commerciale
da istituzione marginale a dominante, ci aiuta a capire la natura, l’evoluzione,
l’impatto e il possibile futuro delle grandi società di capitali;
un tempo assoggettate a un circoscritto mandato giuridico, oggi dilaganti
e in grado di esercitare un enorme potere sulle nostre vite.
Secondo Joel Bakan, professore della University of British Columbia, sceneggiatore
del documentario nonché autore del libro da cui questo è tratto,
le corporation al giorno d’oggi controllano le nostre vite, esercitano
un’influenza sempre più estesa sulle decisioni delle autorità
preposte alla loro vigilanza e controllano settori della società un
tempo saldamente in mano pubblica.
La logica del profitto ad ogni costo ha creato un mondo in cui tre miliardi
di persone vivono in povertà, il capitalismo e la globalizzazione hanno
lasciato troppa gente indietro, la Rivoluzione industriale ha fallito sul
versante della sostenibilità.
“E’ necessario pensare ad alternative che funzionino per la gente
e ciò passa attraverso l’impegno delle persone comuni…”
dice Vandana Shiva, madre dell’ecologia sociale; l’ambizioso obiettivo
comprende sia un capitalismo disposto a stabilire un condiviso ordine morale
che abbia la precedenza sul mercato, sia uno sviluppo industriale che non
abbia alcun costo aggiuntivo per il pianeta, pienamente sostenibile e ad impatto
zero.
Non prima di un ribadito primato della cultura attraverso cui passeranno i
ruoli delle corporation e dei governi; ruoli che secondo Jeremy Rifkin non
dovranno più dominare ma dovranno servire i luoghi dove le persone
costruiscono la propria storia e mettono in pratica i valori della propria
comunità.
Francesco Serafini
Cultura e spettacolo – Lunedì 14 Febbraio 2005,
ore 20:55