Luttazzi: satira dura per tempi efferati
Firenze – Il comico epurato dà lezioni di satira all’università
L’ostracismo televisivo non basta. Chi sperava che tre
anni e mezzo di lontananza forzata dal piccolo schermo servissero a spuntare
la lingua tagliente di Daniele Luttazzi sarà rimasto sicuramente deluso
dalla performance fiorentina del comico di Sant’Arcangelo di Romagna.
Ospite degli studenti universitari del plesso didattico di Careggi, il “caso
di censura” più famoso degli ultimi dieci anni intrattiene un’aula
stracolma per quasi due ore che di certo fanno rimpiangere i tempi di Satyricon.
“Satira censurata: tecniche di regime” è il titolo dell’incontro,
e Luttazzi sale in cattedra infarcendo le denunce all’informazione generalizzata
italiana con colpi geniali di satira autentica.
E’ rigoroso e ficcante quando spiega come oggi si tenda a nascondere
la realtà e a esibire il falso nella maggior parte dei telegiornali
del nostro paese (“…a volte si è meglio informati dai giornali
stranieri o da internet…”) ; è professionale quando demarca
il confine, ai più ignoto, fra la satira (“…è un
punto di vista e un po’ di memoria…”) e lo sfottò
(“…è solo caricatura, messa in burletta che finisce per
rendere simpatica la vittima…”).
Denuncia gli inediti tagli censori subiti sia alla trasmissione di Baudo (peraltro
proprio sulla censura) sia nella recente intervista al Corriere della sera
ed esprime solidarietà alle altre vittime del nuovo corso (Biagi, Santoro,
Rossi…).
La politica rimane sempre il terreno più fertile, passando dalle tecniche
retoriche utilizzate dalla maggioranza alla continua crisi autodistruttiva
a cui è in preda l’opposizione; l’invito è a fare
propaganda, informare correttamente, smuovere le coscienze dall’assuefazione
mediatica degli ultimi anni, spingere verso una maggiore consapevolezza.
E’ inusuale vedere un comico che invita a pagare le tasse (“…sono
una forma di libertà…”) o a rivalutare il piano morale
in politica, ma Luttazzi fa anche questo; dialoga con gusto insieme agli studenti
di riforme, dispensando frecciate pungenti ai protagonisti della scena politica
italiana e americana.
Passa da Lenny Bruce, l’inventore della satira moderna, a David Letterman,
a cui si è ispirato per i suoi più recenti programmi e svela
come abbia rifiutato l’offerta di condurre un reality show in nome della
deontologia professionale di comico satirico.
Sembra veramente a suo agio e oltre a divertire, si diverte con i ragazzi
dell’aula magna, forse ripensando ai tempi della sua laurea in medicina.
Saluta e ringrazia tutti con una battuta al vetriolo, la velocità delle
parole è come al solito impressionante, e corre verso i teatri gremiti
d’Italia.
Francesco Serafini
Cultura e spettacolo – lunedì 31 Gennaio 2005, ore 15:47