Nick Cave & the Bad Seeds
Firenze, Saschall – 30.11.04
Nick Cave monolite del rock, totem senza tempo, maschera incredibile di dannato, sguardo luciferino, pallore cadaverico, spaventapasseri scavato e magrissimo. Il Nick Cave tutto fisicità dell’Abattoir Blues Tour lascia a casa la tunica del bravo cantautore per tornare bestia da palco. L’indice puntato verso il pubblico, smorfia minacciosa, fronte accartocciata, mai sentito parlare di happy ending da queste parti. Dappertutto è malsano e fradicio, paranoia gli accordi ripetuti di “Abattoir Blues”, meraviglia delle meraviglie, specchio di squallido. “Messiah Ward” fa affiorare le lacrime, tanto fa male, there is a war coming è un grido di violenza inaudita, Johnny Cash compare e scompare nelle parole del suo ultimo compagno, il Nick Cave straordinario attore che gioca con la sigaretta e posa come Humphrey Bogart quando everything is collapsing, all moral sense has gone. “Get Ready For Love” sconquassa, fa più terremoto che su disco, “There She Goes, My Beautiful World” costringe ai supplementari. E allora “Red Right Hand” vecchia bastarda, “Deanna” porta all’orgasmo, scappi chi può, you better run o Stagger Lee ammazza tutti, “The Ship Song” da segarsi le vene, e il solito martello, plumbeo ossessivo, il martello che pianta i chiodi nella carne del condannato. Dopo quel qualcuno che brucia i suoi ponti per salparci attorno, sempre e comunque tempi d’incubo. Il lato impuro dell’essere umano, orizzonte oscuro.
Scaletta:
Abattoir Blues / Messiah Ward / Hiding All Away / Let The Bells Ring / Easy
Money / Supernaturally / Babe, You Turn Me On / Breathless / Get Ready For
Love / O Children / There She Goes, My Beautiful World;
Red Right Hand / Deanna / The Wheeping Song / God Is In The House / City Of
Refugee / Stagger Lee;
The Ship Song / The Mercy Seat.
Pierluigi Lucadei
Cultura e Spettacoli, 2004-11-30