Musica Rock: gli Yuppie Flu sulla cresta dell’onda
Intervista alla band anconetana

C’è una band italiana che da qualche stagione sforna dischi obliqui e ricchi di sfumature, l’ultimo dei quali, “Days before the day”, uscito lo scorso anno, ha ricevuto un’accoglienza calorosa in tutti gli ambienti dell’indie-rock. Sono gli Yuppie Flu, vengono da Ancona, e la Rough Trade, l’etichetta inglese che li pubblica, li definisce “innamorati di suoni valvolari, oscillatori, ritmi pigri e dotati di un gusto surreale per la lingua inglese”. A conferma del momento di grazia che stanno vivendo, gli Yuppie Flu hanno offerto, lo scorso 7 luglio, una delle migliori performance della giornata più attesa di Arezzo Wave 2004, il più importante Festival rock della Penisola. In quell’occasione abbiamo intervistato Matteo Agostinelli, voce e chitarra.
PL: Nonostante sia stato pubblicato da più di un anno, “Days before the day” non vuole saperne di uscire dal lettore. E’ uno di quei dischi che non riescono a stufarti e continuano ad ammaliare anche dopo innumerevoli ascolti. E’ così anche per voi? Siete ancora soddisfatti del disco come lo eravate lo scorso anno?
MA: Ti ringrazio. Sì, “Days before the day” continua a darci molte soddisfazioni, nonostante sia uscito da un po’. Per noi è stato un disco molto importante. Abbiamo impiegato molto tempo a completarlo e l’abbiamo fatto uscire solo quando eravamo sicuri che tutto fosse perfetto. Credo che gli arrangiamenti risentano del tempo che gli abbiamo dedicato e suonino diversi rispetto al nostro passato. Lo stesso lavoro lo abbiamo fatto per il prossimo disco. Adesso abbiamo finito di registrarlo, credo che uscirà a gennaio 2005.
PL: Negli Yuppie Flu sembrano convivere più anime, quella noise, quella elettronica e quella più strettamente melodica. Ognuno di voi ha dei gusti musicali diversi dagli altri?
MA: Diciamo che ognuno di noi ascolta un po’ di tutto e nella nostra musica vogliamo sempre portare cose nuove. La cosa più importante, però, quella che accomuna tutti i dischi, è la melodia. Poi l’arrangiamento può essere diverso e, a seconda delle circostanze, può essere più rumoroso, più pop o più elettronico.
PL: Anche il vostro impatto live mi sembra buono.
MA: Sì, difatti dal vivo cerchiamo di dare un’impostazione più rock ai nostri pezzi, cerchiamo di renderli più duri. Penso che questo porti gli stessi pezzi ad avere un impatto maggiore sul pubblico.
PL: Per dare un’idea della vostra musica si fanno sempre alcuni nomi, Pavement, Mercury Rev, Grandaddy. Sono queste o altre le vostre vere influenze?
MA: Le nostre maggiori influenze sono i classici, quindi Beatles, Rolling Stones… Tra i gruppi nuovi apprezzo gli Strokes.
PL: Quindi ti piace il revival rock’n’roll di quest’ultimo periodo?
MA: Ma sì, quello è il genere di musica che abbiamo sempre amato, con cui siamo cresciuti, anche se poi abbiamo seguito altre strade. Mi sembra bello che ora molti gruppi ripropongano in maniera fresca il rock classico.
PL: Il cd che hai nel lettore in questo momento?
MA: Quello dei Girls In Hawaii, un gruppo belga molto attento alla melodia.


Pierluigi Lucadei

Cultura e spettacolo, domenica 11 luglio ’04, ore12.48