Costa Paradiso: un angolo della Sardegna ancora tutto da scoprire
appunti di viaggio di Nicoletta Amadio

L’estate stenta a decollare ma in qualche angolo del nostro meraviglioso Paese è arrivata e per coloro che possono permettersi di fuggire in anticipo dagli impegni lavorativi ve n’è uno ancora tutto da scoprire. A qualche chilometro dalla strada provinciale che da Santa Teresa di Gallura porta a Stintino si apre, immersa nella macchia mediterranea, Costa Paradiso uno tra i più suggestivi parchi naturali del nostro Paese che si estende per circa 800 ettari. Siamo in Sardegna e qui, lontano dalle coste vip si è immersi nel silenzio e nella tranquillità benché il paesaggio, selvaggio e incontaminato, risulti anche piuttosto inquietante. La rocciosa costa formata da graniti, discende dolcemente sul mare e termina con faraglioni monumentali, calette di sabbia e insenature così profonde da essere paragonabili ai fiordi. Le rocce granitiche sono la testimonianza dell’avvenimento tettonico che circa 300 milioni di anni fa, diede vita all’enorme basamento su cui oggi poggiano la Corsica e la Sardegna. Ciò che inquieta sono proprio i graniti che avendo subito per millenni l’azione degli agenti atmosferici sono stati modellati nelle forme più disparate e verso sera sembrano, a guardarli bene, dei giganti (di nuragica memoria) che, ripiegati su se stessi, custodiscono ancora remoti segreti. Le spiagge di “Li Cossi” e Porto Leccio, raggiungibili via mare ma anche a piedi, sono di una bellezza che toglie il respiro e per questo gli si perdonano il continuo spirare del vento che, ci si convince, sia niente più che una carezza. Le villette in pietra si confondono tra rocce, fichi d’india ed oleandri e in questa riserva naturale è facile incontrare famiglie di innocui cinghiali che tranquillamente hanno accettato, forse perché soft, l’intrusione dell’uomo.
L’acqua che sfida, in trasparenza, gli atolli del Pacifico, è freddissima ma nessun bagno è stato mai più piacevole e più accogliente. Si ha l’impressione di rinascere purificati e più vivi che mai.
Inoltrandosi verso levante tra boschi di lecci e di sughere e il profumo dei corbezzoli, della ginestra, del mirto e dell’erica, si raggiunge la Gallura.
La cucina è molto rinomata e nelle aziende agrituristiche locali si possono gustare, nel rispetto delle antiche tradizioni gastronomiche, porcetti arrosto che, cotti allo spiedo, sono una leccornia unica e il famoso pecorino sardo da degustare con il vino rosso Cannonau di Sardegna. Ma tipici sono anche i piatti di pesce, dalla zuppa alle aragoste arrosto pescate a largo delle coste corse che si sposano alla perfezione con il gusto morbido del Vermentino, un delizioso vino bianco della Gallura. In questo angolo dell’isola i dolci sono speciali; ad esempio la “seadas”, un dolce preparato con ricotta profumata con scorza d’arance racchiusa in un fagottino di pasta che poi viene fritto e condito con il miele. Per finire un bicchierino di un dolce liquore sardo: il Mirto di Sardegna.
Da queste parti il tramonto è incantevole e nella fusione tra i raggi dorati del sole e il turchese del mare qualcuno crede di scorgere, ogni sera, quel raggio verde la cui vista, pare faccia realizzare qualunque desiderio.

Cultura e Spettacoli, 2004-06-18