Marzo è donna – un omaggio a Janis Joplin


Marzo è donna ed oggi vogliamo ricordare una perla che benché dispersa nell'oceano californiano non sarà mai dimenticata.
Quel blues cominciò a Port Arthur, in Texas, il 19 gennaio 1943. In quel paesino cominciò uno dei tormenti esistenziali più estenuanti che la storia del rock abbia mai raccontato. Ma anche il grido più profondo e il blues più torrido che una donna bianca abbia mai espresso.
La vita di Janis Joplin è densa di blues. Al festival di Monterey, nel 1967, Janis lasciò sbalorditi offrendo una versione straziante e intensissima di "Ball & Chain", canzone di una "blues singer", Big Mama Thornton. A quell'epoca Big Mama lavorava con alcuni "bluesmen" elettrici di Chicago e non avrebbe mai immaginato che una ragazza bianca trasformasse la sua canzone in un indimenticabile delirio di blues e di rock. Sul palcoscenico Janis si muoveva esattamente come una "mama" nera di 115 kg. Eppure era magra; ma con i suoi abiti "patchwork", i suoi brccialetti, le sue piume e le enormi pellicce, la sua figura acquistava regalità maestosa tipica delle "grandi matrone" del blues.
Con il suo primo gruppo, The Big Brother & the Holding Band, incise l'album "Cheap Thrills" con il quale conquistò in un lampo tutta l'America e l'Europa. Così Janis, in un periodo in cui San Francisco era immersa in fumi e sconvolta dell'estasi psichedelica, propose la sua forma di rock-blues, forte e caparbia, senza minimamente curarsi dei suoni dilatati che si sentivano in giro perché tanto non c'era alcuno che potesse rimanere indifferente alla sua voce. Era carta vetrata, implorazione disperata, cosmica richiesta di affetti, certezza di delusioni, di difficoltà di vivere. Lei viveva solo quando cantava. Solo allora viveva.
Alle sei di domenica 4 ottobre 1970, Paul Rothchild aspettò invano Janis agli studi. Era morta nella notte per overdose in un albergo di Los Angeles. Come da espresso desiderio, i suoi resti furono cremati e le sue ceneri sparse lungo la costa di Marin Cuonty in California. L'ultima cosa che disse a un reporter fu che non amava più il suo nome «Sono stufa e stanca di questo nome, chiamatemi Pearl».

Nicoletta Amadio


Cultura e Spettacoli, 2004-03-17