marzo è donna - l’altra metà del jazz
Marzo è donna e un pensiero va all’”altra metà del
jazz”. A donne da ricordare non solo come esemplari di talento e genialità
ma anche per l’audacia e il coraggio con cui fronteggiarono le atmosfere
promiscue dei night clubs, il razzismo, la solitudine. Travolte dalla passione
per il jazz, alcune lo scelsero da musiciste mentre altre impararono il mestiere
on the road. Un omaggio particolare a Sarah Vaughan, a Billie Holiday e ad
Ella Fitzgerald.
La chiamavano “La Divina” ma anche “Sassy”. Divina era la sua voce ma terribile il suo temperamento. Sarah Vaughan, sul palco amava comandare, tra una canzone e l’altra borbottava come un capo inoltre amava bighellonare, bere, fare scherzi di cattivo genere e leggere fumetti. Sara Lois Vaughan nasceva a Newark nel New Jersey nel 1924. Iniziò a prendere lezioni di pianoforte per volere della madre, ma grazie a un concorso di canto all’Apollo Theatre, fu segnalata alla big band di Earl Hines. Quando Hines la ascoltò cantare esclamò «Sto sognando, oppure è questa ragazza che sta cantando?». Dopo un breve periodo trascorso nella band di Hines, la Vaughan decise di intraprendere la carriera da solista. Da allora iniziò la scalata al successo. Un ammiratore ha detto di lei «quando la vidi cantare “Misty”, fu memorabile perché mostrò così vivacemente entrambi gli aspetti del suo carattere. Dopo aver azzittito poco ortodossamente un interlocutore inopportuno, la Sassy dalla lingua biforcuta si calmò appena cominciò a cantare. Notai che c’era tensione tra la parte canagliesca e quella virtuosa. Sassy e la Divina si erano ricomposte facendo scintillare l’esibizione». Sarah Vaughan si è spenta a San Fernando Valley in California il 4 aprile 1990.
Lady Day, così la chiamavano, è stata e sempre sarà un simbolo della solitudine. Billie Holiday nasceva a Baltimora nel Maryland il 7 aprile 1915. I suoi genitori erano giovani e impreparati. Suo padre, chitarrista, aveva solo quindici anni e sua madre tredici. Fu violentata a dieci anni e, per punizione la misero in un istituto di suore cattoliche, dove fu chiusa a chiave in una stanza con una bambina di dieci anni che il giorno dopo fu trovata morta. In seguito causò accidentalmente la morte di sua nonna materna. Cercò di superare questo insieme di shock e traumi con qualcosa che l’aiutasse ad annebbiare il dolore spirituale e mentale. Cominciò così a fare uso di stupefacenti. Scoperta da John Hammod in un locale di New York nel ’33, divenne in pochi anni la “voce” del jazz. Il suo stile con gli anni si fece sempre più sofisticato e raffinato. Il 25 giugno 1959 tenne nel Greenwich Village il suo ultimo concerto. Un suo amico ricorda «Stava morendo in piedi ma doveva cantare, e cantò. Dopo il concerto l’accompagnai a casa e rimasi qualche ora con lei, cercai di farla mangiare, visto che non aveva mangiato niente in tre settimane. Mi disse «Non voglio più vivere sono completamente sola». Morì a New York il 17 luglio dello stesso anno, a 44 anni, con la polizia attorno al suo letto.
Ella Fitzgerald nasceva a Newport News in Virginia nel 1918, da una famiglia poverissima. La sua carriera prese avvio a sedici anni, quando fu scoperta ad un concorso per dilettanti all’Apollo Theatre di New York City dove si presentò con l’intento di ballare. Ma era troppo nervosa e i suoi piedi non vollero muoversi. Così per dissimulare l’imbarazzo decise di cantare. Vinse il primo premio: 25 dollari. Grazie a questo successo venne scritturata dall’orchestra di Chick Webb. Ma all’inizio della sua carriera, per motivi razzistici nessun locale alla moda era disposto a farla cantare. Fu grazie all’ingerenza di Marilyn Monroe che riuscì ad esibirsi al Mocambo, un noto night di Los Angeles. L’attrice sarebbe andata tutte le sere in quel night se avessero permesso ad Ella di cantare. Così, mentre Ella cantava, Marilyn assisteva ogni sera alla sua esibizione e i gestori del Mocambo furono soddisfattissimi per l’enorme afflusso di gente. Dopo la morte di Chick Webb, Ella prese la direzione della sua orchestra. Da quel momento la sua ascesa non conobbe sosta. La completezza delle sue doti vocali le consentì di rimanere sulla cresta dell’onda anche con l’avvento del bop. E’ considerata uno dei personaggi più carismatici del jazz. E’ morta a Beverly Hills in California il 15 giugno 1996.
Nicoletta Amadio
Cultura e Spettacoli 2004-03-03