E’ davvero un piacere ascoltare Pino Daniele dal vivo. Perché
è un musicista di razza, perché la sua chitarra oggi incanta
più che mai e perché il suo nuovo progetto merita tutta
l’attenzione possibile. “Pino Daniele Project – Passi
d’autore”, l’ultimo album, rappresenta qualcosa di
unico per la nostra stereotipata musica leggera, un lavoro di intensa
ricerca musicale, dove i messaggi di solidarietà e amore che
da sempre caratterizzano l’artista partenopeo sono portati con
linguaggi altri, alti e classici per lo più. Unica sarà
anche la tournee con cui Pino Daniele girerà l’Italia nelle
prossime settimane, tournee partita, con la tappa zero, proprio dal
Palacongressi di San Benedetto lo scorso 3 maggio.
Di fronte al pubblico delle grandi occasioni, Daniele si presenta sul
palco accompagnato solo da quattro coristi, per cantare alla maniera
dei madrigali del ‘500 due perle del repertorio come “Quando”
e “Napule è”. Poi via i coristi e dentro un terzetto
jazz di assoluto valore, per reinventare ancora e meglio. I vecchi brani
(“Dubbi non ho”, “Io per lei”) sembrano solo
punti di partenza su cui improvvisare e dare libero sfogo al proprio
talento, e la chitarra di Daniele non chiede altro. E così tutto
il concerto, in un sapiente alternarsi di canti “a cappella”
e parti che solo per comodità definiamo jazz: dentro c’è
di tutto, bossanova, blues, musica latina. I pezzi del nuovo album (“La
mia casa sei tu”, “Sofia sulle note” e “Isola
grande”, dedicata a Cuba) colpiscono positivamente: non è
un caso che “Passi d’autore” abbia fatto il suo ingresso
in hit parade direttamente al numero uno, scavalcando “Buoni o
cattivi”, l’ultimo successo di Vasco Rossi. Merito anche
del singolo, “Pigro”, che il Palacongressi accoglie come
fosse un classico. Apparentemente un inno all’indolenza, in realtà
un atto di ribellione contro i guerrafondai del mondo (“quello
che la gente dice / adesso non mi piace / quello che il mondo produce
/ no, non è mai pace”).
Daniele suona per quasi due ore e mezza, sciogliendosi via via e sciogliendo
anche il pubblico, impressionato dai dialoghi impossibili tra la sua
chitarra e il pianoforte vertiginoso di Rita Marcotulli. Nei bis c’è
spazio per “Quanno chiove” in versione “rinascimentale”
e “Che Dio ti benedica” alla chitarra.
Pierluigi Lucadei
Cultura e spettacoli – martedì 4 maggio 2004, ore 15.39