Sono passati cinquant'anni dalla rivoluzionaria scoperta
di James Watson e Francis Crick, che il 28 febbraio del 1953 riuscirono
a descrivere la struttura del DNA.
La rivista Nature ne diede l'annuncio il 25 aprile dello stesso anno e
nel 1962 i due scienziati furono premiati con il Nobel per la Medicina.
La comunità scientifica reagì in maniera discordante, ma
l'importanza della scoperta fu innegabilmente enorme e da allora numerosissime
sono state le ricerche finalizzate a comprendere i nostri segreti genetici,
ricerche che hanno portato nel 2000 al completamento del genoma umano.
E' grazie a Watson e Crick se oggi sappiamo che il DNA, l'acido nucleico
in cui sono codificati i nostri geni, ha la forma di una scala a chiocciola.
I montanti di questa scala sono costituiti da due catene elicoidali di
acido fosforico e desossiribosio. Ciascun gradino, invece, è formato
da due basi azotate, una purina legata ad una pirimidina tramite legame
idrogeno, con accoppiamenti fissi (timina con adenina, citosina con guanina).
Quando la divisione cellulare richiede la duplicazione del DNA per distribuire
informazioni alle cellule figlie, i legami idrogeno tra le basi azotate
si rompono e la scala del DNA si apre come una cerniera lampo; a questo
punto ciascuna base troverà la sua base complementare, riformando
due scale identiche a quella di partenza. La successione di triplette
(tre basi azotate) rappresenta il codice genetico, un linguaggio universale
che appartiene tanto all'uomo quanto ad un batterio.
Cinquant'anni dopo, i geniali scopritori della "doppia elica"
del DNA vivono a chilometri di distanza tra loro. Watson, 74 anni, lavora
a Long Island ed è stato uno degli artefici del Progetto Genoma.
Crick, 87 anni, lavora all'Istituto Salk in California ed ha pubblicato
da poco una ricerca sulla natura biochimica della coscienza. Da grandi
uomini di scienza quali sono, continuano la loro vita di laboratorio,
con l'ambizione di compiere altri importanti passi verso la comprensione
dell'affascinante alfabeto che è all'origine dell'esistenza.
Pierluigi Lucadei
Cultura - 28 feb 2003, ore 13.59
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