da Coldiretti.

-UE: COLDIRETTI, PROTETTE DA IMITAZIONI OLIVA ASCOLANA E MELA ALTO ADIGE
Salgono a 153 specialità Made in Italy protette dall'Unione Europea
Con il riconoscimento comunitario della Mela Alto Adige ad indicazione geografica tipica (Igp) e dell' l'Oliva ascolana del Piceno a denominazione di origine protetta (Dop) salgono a 153 le specialità made in Italy nell'albo delle denominazioni di origine tutelate dall'Unione Europea nei confronti di falsi e imitazioni. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che l'Italia detiene il primato europeo con il 20 percento delle denominazioni riconosciute su un totale di circa 706. Le specialità nazionali riconosciute dall'UE come denominazioni di origine protetta o indicazione geografica protetta (Dop/Igp) valgono al consumo 5,6 miliardi di euro (1,5 miliardi le esportazioni) e sono composte da un paniere in cui primeggiano i prodotti ortofrutticoli (45), gli oli extravergini di oliva (37), seguiti dai formaggi con ben 32 prodotti riconosciuti e dai prodotti a base di carne (28). Completano la lista i prodotti da panetteria (3), le spezie e le essenze (3), gli aceti (2), i prodotti di carne e frattaglie fresche (2) e i mieli (1). Leader europea nella produzione di mele, con il riconoscimento della Mela Alto Adige Igp l'Italia ha adesso quasi la metà del raccolto nazionale distinguibile con il prestigioso marchio europeo e riconoscibile quindi anche nei confronti della produzione che proviene dall'estero e, in particolare, dalla Cina che ha aumentato le esportazioni in Italia del 440% in un anno. La Mela Alto Adige Igp andrà quindi ad aggiungersi alla Dop già accordata alla Mela Val di Non Dop e alla Igp che sta per essere assegnata alla Mela Annurca Campana che già gode della "protezione nazionale transitoria". L'indicazione geografica protetta Mela Alto Adige o Südtiroler Apfel - riferisce la Coldiretti - è riservata ai frutti provenienti da 72 comuni della Provincia di Bolzano e costituiti attualmente da particolari varietà che contraddistinguono la mela altoatesina per colore e sapore particolarmente accentuati, polpa compatta ed alta conservabilità, caratteristiche qualitative dovute alla stretta combinazione esistente fra i fattori pedoclimatici. Sull'etichetta, da apporre sulle confezioni o sui singoli frutti, dovrà comparire - conclude la Coldiretti - la designazione "Mela Alto Adige" o "Südtiroler Apfel" in caratteri chiari ed indelebili ed essere seguita dalla dizione "Indicazione Geografica Protetta". La denominazione d'origine protetta Oliva Ascolana del Piceno - sottolinea la Coldiretti - designa le olive, in salamoia o ripiene, prodotte nel territorio di 62 comuni della provincia di Ascoli Piceno e di 27 Comuni della provincia di Teramo, ottenute dalla varietà d'olivo "Ascolana Tenera". L'oliva Dop potrà essere commercializzata "in salamoia" (dovrà avere colore uniforme dal verde al giallo paglierino con odore caratteristico di fermentato, sapore leggermente acido con leggero gusto amarognolo, fragrante e croccante in bocca con polpa piena, fine e compatta) o "ripiena" con un impasto di carni fresche bovine (40-70%) e suine (30-50%) (è tollerata l'aggiunta di carne di pollo e/o tacchino sino ad un massimo del 10%), uova, formaggio stagionato grattugiato, olio extravergine e/o strutto, vino bianco secco, cipolla, carota, costa di sedano, noce moscata, sale, farina di grano, pangrattato. Il prodotto finito - precisa la Coldiretti - dovrà contenere almeno il 40% in peso di oliva denocciolata. Le olive da tavola provenienti dei territori delimitati erano conosciute dai classici latini come "Ulivae Picenae". I Monaci Benedettini Olivetani del Piceno - segnala la Coldiretti - furono i primi ad operare la concia delle olive e a testimoniare il carattere di un'industria locale basata proprio sulla preparazione delle olive da tavola. Le prime notizie circa la farcitura dell'oliva ascolana risalgono al 1600 periodo in cui queste una volta denocciolate, venivano riempite di erbe (olive giudee). La ricetta attuale invece, ha origine nel XIX secolo con farcitura a prevalente base di carni, quale specialità in uso in famiglie agiate. Il nome della denominazione di origine protetta "Oliva Ascolana del Piceno" - conclude la Coldiretti - deve figurare in etichetta con caratteri chiari, indelebili e di dimensioni almeno doppie, rispetto alle indicazioni di ditta, ragione sociale ed altre, in modo da poter essere ben distinguibile. Sull'etichetta dovrà, inoltre, figurare la dicitura "in salamoia", "in salamoia al naturale" o "ripiena" secondo la tipologia di prodotto cui si riferisce.
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-OLIVA ASCOLANA DEL PICENO, UFFICIALIZZATA LA DOP
COLDIRETTI ASCOLI: “UN TRAGUARDO IMPORTANTE PER TUTTO IL TERRITORIO,
POICHE’ CI GARANTIRA’ DA FALSI E IMITAZIONI”
L’Oliva Ascolana del Piceno Dop è ufficialmente iscritta nell'Albo delle denominazioni di origine dell'Unione Europea. “Un traguardo importante per tutta la provincia, poiché il riconoscimento comunitario poiché va a tutelare questa tipicità dai falsi e dalle imitazioni - commenta il presidente di Coldiretti Ascoli, Marco Maroni -, mettendo in evidenza un legame con il territorio che altrimenti si rischiava di perdere a vantaggio di produzioni, spesso di carattere industriale, che nulla hanno a che vedere con la nostra oliva tenera”. La denominazione d'origine protetta Oliva Ascolana del Piceno designa le olive, in salamoia o ripiene, prodotte nel territorio di 62 comuni della provincia di Ascoli Piceno (e di 27 Comuni della provincia di Teramo), ottenute dalla varietà d'olivo “Ascolana Tenera”. L’oliva Dop potrà essere commercializzata “in salamoia” (dovrà avere colore uniforme dal verde al giallo paglierino con odore caratteristico di fermentato, sapore leggermente acido con leggero gusto amarognolo, fragrante e croccante in bocca con polpa piena, fine e compatta) o “ripiena” con un impasto di carni fresche bovine (40-70%) e suine (30-50%) (è tollerata l’aggiunta di carne di pollo e/o tacchino sino ad un massimo del 10%), uova, formaggio stagionato grattugiato, olio extravergine e/o strutto, vino bianco secco, cipolla, carota, costa di sedano, noce moscata, sale, farina di grano, pangrattato. “Il prodotto finito – precisa Coldiretti Ascoli - dovrà contenere almeno il 40% in peso di oliva denocciolata”. Le olive da tavola provenienti dei territori delimitati erano conosciute dai classici latini come “Ulivae Picenae”. I Monaci Benedettini Olivetani del Piceno furono i primi ad operare la concia delle olive e a testimoniare il carattere di un'industria locale basata proprio sulla preparazione delle olive da tavola. Le prime notizie circa la farcitura dell'oliva ascolana risalgono al 1600 periodo in cui queste una volta denocciolate, venivano riempite di erbe (olive giudee). La ricetta attuale invece, ha origine nel XIX secolo con farcitura a prevalente base di carni, quale specialità in uso in famiglie agiate. “Il nome della denominazione di origine protetta ‘Oliva Ascolana del Piceno’ – conclude Coldiretti Ascoli - deve figurare in etichetta con caratteri chiari, indelebili e di dimensioni almeno doppie, rispetto alle indicazioni di ditta, ragione sociale ed altre, in modo da poter essere ben distinguibile. Sull'etichetta dovrà, inoltre, figurare la dicitura ‘in salamoia’, ‘in salamoia al naturale’ o ‘ripiena’ secondo la tipologia di prodotto cui si riferisce”.
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Cronaca e Attualità, 2005-11-14