Qualche settimana fa, in una nota polemica apparsa sulla stampa locale,
un esponente dei Ds, ebbe a sostenere una tesi curiosa. L'istituzione
della Provincia di Fermo sarebbe sostanzialmente derivata dalla mia assenza
politica sul problema nei mesi immediatamente precedenti la decisione
della Camera dei Deputati.
Non è mia intenzione fare della dietrologia ma credo che ognuna
delle parti in causa debba assumere le proprie responsabilità,
a cominciare dalla Provincia di Ascoli e dal suo presidente, Pietro Colonnella.
Su questo aspetto credo che il Consiglio provinciale aperto di martedì
scorso abbia fatto finalmente chiarezza su alcuni punti chiave relativi
alle problematiche della nuova Provincia di Fermo.
Il primo aspetto che balza evidente agli occhi è che la Provincia
di Ascoli con Pietro Colonnella e con il suo presidente del Consiglio,
Maroni, si è attivata solo dopo che il dibattito parlamentare si
è praticamente concluso. E' stata necessaria la richiesta di un
Consiglio provinciale aperto da parte di F.I. e A.N. perché il
consesso provinciale fosse convocato ma con ben miseri risultati. Nessun
documento è stato approvato. Agli atti non esiste alcuna dichiarazione
forte di condanna di questa lacerazione del territorio provinciale da
parte della maggioranza di centrosinistra che governa a palazzo S.Filippo.
Nulla. Niente. Il solito rumoroso silenzio che ha accompagnato tutta la
gestione della vicenda da parte di Colonnella e dei partiti della sua
maggioranza.
Scarsa o nulla l'informazione ai cittadini (questa volta gli sms non sono
stati attivati?), scarsissima la partecipazione (disinformazione o disinteresse?).
I lavori, poi, sono stati organizzati in modo assai discutibile. Sono
stati privilegiati gli interventi dei consiglieri provinciali senza, almeno
per par conditio, riservare uno spazio adeguato agli interventi del pubblico.
D'altra parte un Consiglio aperto non ha forse proprio questa qualità???
Far parlare i cittadini, le Associazioni, le Forse sociali, gli imprenditori,
ecc. per capire se ciò che si sta facendo è opportuno o
meno?!
Mi chiedo poi quale utilità possa avere un Consiglio, provinciale,
che si chiude senza l'approvazione di un documento.
Inoltre. Non era un compito della Provincia di tenere alto il dibattito
su questo problema che la investiva direttamente?? I Consiglieri provinciali
non sono stati eletti da tutto il territorio. Unito?! Oggi qualcuno vorrebbe
insinuare che gli Ascolani sono immobili e non fanno nulla. Credo si voglia
negare l'evidenza.
Voglio solo ricordare i diversi Consigli comunali aperti con grande partecipazione
di assessori e di cittadini ed ancora i diversi documenti approvati.
Due modi e due stili assolutamente diversi che danno l'esatta misura della
puntualità e della passione con la quale si è seguita questa
vicenda da parte nostra e da parte della Provincia.
Solo se gli ascolani avessero alzato le barricate o fatto dimostrazioni
di piazza si sarebbe potuto parlare di campanilismo. Al contrario, e i
fatti lo dimostrano, abbiamo sempre cercato di ragionare. E se tutte le
componenti, ripeto, tutte, avessero cercato le ragioni, quelle che uniscono,
e non le "ragioni" del campanile, l'intera vicenda non sarebbe,
probabilmente, mai partita.
Invece. Invece le "ragioni" del campanile sono forti.
Dagli interventi di alcuni consiglieri provinciali DS e di area fermana,
ho infatti capito quali sono le vere motivazioni per la nuova provincia
di Fermo: solo e comunque campanile! Ne è una riprova l'intervento
del capogruppo DS, Cataldo Sforza, che, parlando a titolo personale (sic!)
in un Consiglio provinciale aperto, ha sostanzialmente detto: noi non
vogliamo stare con voi. Punto e basta. Aggiungendo per buona misura che
nell'ipotesi che la proposta di legge venisse bocciata al Senato, loro
(i fermani) sarebbero ripartiti con una nuova legge perché "non
vogliamo stare con gli Ascolani".
Di fronte a queste dichiarazioni diventa difficile l'uso della ragione
e quindi far capire che per Fermo ed il suo territorio questo provvedimento
in tempi brevi li penalizzerà sia dal punto di vista economico-fiscale
che della programmazione su aree vaste.
Per tutti questi motivi e nella consapevolezza che oggi un territorio
può crescere solo se organizzato su area vasta e metropolitana,
continuerò a ricercare, con l'aiuto di tutti gli amici ascolani
e non della Casa delle Libertà e di quanti credono nelle ragioni
dell'unità, le ragioni che uniscono e non il campanilismo come
quei consiglieri provinciali, che anziché rappresentare il territorio
unito della provincia di Ascoli Piceno nel quale sono stati eletti per
rappresentare tutto il territorio, antepongono un vetero campanilismo
superato dalla storia.
Cronaca, 2004-01-16
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