Sistema Sanitario Marchigiano. Ancona - il cambiamento in uno studio della Bocconi.
Una riduzione della perdita economica (dai 119 milioni di euro del 2002, ai
72 milioni del 2004) e un “deciso” rallentamento dei costi di
produzione (incrementati dell’11% nel 1999-2000 e solo del 3,7% nel
2003-2004). Sono gli effetti contabili più evidenti della riforma del
Sistema sanitario marchigiano, analizzati dal Cergas (Centro di ricerche sulla
gestione dell’assistenza sanitaria) dell’Università Bocconi
di Milano che ha condotto una ricerca sulla sanità delle Marche. I
risultati sono stati presentati oggi, alla stampa e agli amministratori della
sanità pubblica, dal direttore del Cergas, Elio Borgonovi, e dai collaboratori
Stefano Villa e Daniele Alesani. L’incontro si è svolto presso
la sede istituzionale della Giunta regionale, alla presenza del presidente
Vito D’Ambrosio e dell’assessore alla Sanità Augusto Melappioni.
La ricerca ha ricostruito il cambiamento del Sistema sanitario regionale per
favorire la conoscenza dei mutamenti avvenuti. L’indagine si è
sviluppata attraverso un’analisi della documentazione ufficiale e interviste
agli operatori del settore sanitario. Partendo dall’elevata perdita
economica del 2001 (156 milioni di euro), dalla frammentazione della struttura
gestionale (13 Asl e 4 Aziende ospedaliere), dall’eccessiva ospedalizzazione
(tasso del 209%, contro un obiettivo nazionale del 160%), dall’elevata
mobilità verso altre regioni (38% Emilia Romagna, 13% Lazio, 12% Abruzzo),
lo studio ha focalizzato gli orientamenti della riforma del Sistema sanitario
attuata nelle Marche. Oltre alla riduzione dello squilibrio economico e all’attenuazione
della crescita dei costi (dal 2001 al 2003 la Regione ha ridotto il disavanzo
pro capite annuo da 83 a 44 euro), l’indagine rileva una contrazione
dei ricoveri, grazie al miglioramento dell’offerta clinica e assistenziale.
Il tasso di ospedalizzazione è sceso a 178 ricoveri per mille abitanti
nel 2004, avvicinandosi significativamente all’obiettivo nazionale di
160, nonostante che la popolazione marchigiana segnali un’anzianità
elevata. Questo grazie anche al potenziamento dell’assistenza extra
ospedaliera (lungodegenza). Sono aumentati i ricoveri nelle case di cura,
mentre sono diminuiti quelli fuori regione, a seguito della riorganizzazione
dell’offerta ospedaliera. L’ortopedia e la riabilitazione continuano
a mostrare “elevati tassi di fuga”, come anche la neurochirurgia
e la terapia intensiva neonatale. Migliorano, invece, i dati dell’area
cardiochirurgica, grazie all’attivazione dell’emodinamica a Pesaro,
al potenziamento dell’attività del Lancisi di Ancona e all’avvio
del profilo di assistenza per l’infarto miocardio acuto. Una riduzione
della mobilità extra regionale si è registrata anche nei campi
dell’oculistica, oncologia, unità spinale, medicina nucleare
e pneumologia. Secondo la Bocconi, le prospettive future del processo di riforma,
e quindi la sua riuscita e il suo consolidamento nel tempo, passano attraverso
la flessibilità degli assetti organizzativi e dei servizi sul territorio,
la responsabilizzazione degli operatori sanitari, la chiara suddivisione delle
competenze tra Regione (Dipartimento servizi alla persona), Asur (Agenzia
sanitaria unica) e Ars (Agenzia regionale sanitaria). Il presidente D’Ambrosio
ha commentato positivamente i risultati della ricerca: i sistemi sanitari
– ha sottolineato – si stanno attrezzando per superare la dimensione
territoriale. È una tendenza nazionale e le Marche non rappresentano
più un caso isolato. La sanità, inoltre, soffre di una cronica
sottostima finanziaria, in quanto il tasso di crescita non è quello
del 2% indicato dalla Finanziaria, ma oscilla attorno al 6-8%. L’assessore
Melappioni ha parlato della percorribilità del modello sanitario marchigiano,
basato sulla funzionalità del sistema, piuttosto che sulle esigenze
istituzionali. Infine Borgonovi è convinto che il modello sanitario
marchigiano possa fornire indicazioni utili anche all’estero.
Cronaca e Attualità, 2005-03-16