Cooperazione Marchigiana. Ascoli P. - IV Conferenza Regionale: gli interventi di D’Ambosio Modesti e Agostini
- “La cooperazione del futuro e lo sviluppo locale”- Sessione
conclusiva della IV^ Conferenza Regionale della Cooperazione.
L’11,2% DELLA POPOLAZIONE MARCHIGIANA E’ INSERITO NELLE 1.537
COOPERATIVE ATTIVE NELLA REGIONE. L’INTERVENTO DI D’AMBROSIO.
I lavori della seconda sessione della IV Conferenza regionale della cooperazione
hanno evidenziato l’importante ruolo che l’impresa cooperativa
svolge nel contesto economico e sociale della regione nella prospettiva del
mantenimento e accrescimento dei livelli occupazionali, del nuovo sistema
di welfare e del recupero di competitività del sistema produttivo.
Le imprese cooperative sono caratterizzate dalla capacità di “fare
rete” e costruire un sistema di relazioni sociali che garantisce equità,
sostenibilità dello sviluppo, coesione e giustizia sociale, nella risposta
ai vecchi e nuovi bisogni. Coerentemente all’andamento dell’economia
nazionale la cooperazione ha conosciuto un rafforzamento particolarmente significativo
nel terziario, con una crescita minore nel primario e nel secondario.
I dati fanno emergere che l’11,2% della popolazione marchigiana presta
lavoro nelle 1.537 cooperative attive delle Marche. Di queste, 552 sono distribuite
nella provincia di Ancona, 344 nella provincia di Ascoli Piceno, 303 nella
provincia di Macerata e 338 nella provincia di Pesaro Urbino. Il totale addetti
delle cooperative marchigiane dal 1998 al 2003 è cresciuto del 45%,
che corrisponde a 19.593 lavoratori di cui 9.985 sono soci mentre 9.608 sono
dipendenti. L’Anconetano assorbe circa il 36% delle cooperative e dal
1998 al 2003 il numero delle stesse è cresciuto del 10.8% nella provincia
di Ancona, del 18,2% nella provincia di Ascoli Piceno, del 3,4% nella provincia
di Macerata e del 7% nella provincia di Pesaro Urbino. Il comparto in cui
la presenza delle cooperative è più rilevante è quello
dei servizi socio-assistenziali con una incidenza pari al 4%, seguito dal
3,8% del comparto delle attività immobiliari, dal 3,3% dalle cooperative
che svolgono attività professionali e dal 2,5% da quelle della pesca.
“Non è un caso – ha precisato il presidente della Giunta
Vito D’Ambrosio intervenuto alla conferenza - che il fenomeno della
cooperazione abbia la sua radice storica proprio in questo contesto regionale
e non è un caso che la presenza di tale fenomeno stia crescendo sempre
più affermandosi in tutto il Paese. La dimensione del movimento cooperativo
moderno è quella di inserirsi nei mercati tradizionalmente destinati
alla cooperazione portando un valore aggiunto in grado di essere presenti
su diversi settori. La Regione Marche è stata sempre attenta al mondo
della cooperazione sviluppando l’unità cooperativa perché
è caratteristico delle nostre società il fenomeno della solidarietà
e della capacita di lavorare insieme.”
“Un aspetto importante- ha proseguito D’Ambrosio - è che
il movimento cooperativo proprio per la sua struttura è un movimento
che rafforza l’elasticità del modello marchigiano. Nel momento
in cui noi avremmo i primi effetti dell’ampliamento dell’Unione
europea con la diminuzione dei fondi strutturali tradizionali inizia il periodo
in cui le Regioni dovranno attrezzarsi nei progetti per acquisire le nuove
risorse. Altro fattore è quello della crescente esposizione della nostra
economia con la concorrenza globalizzata, che significa reggere a una piattaforma
di competizione come la forza lavoro.”
Questo è il panorama – ha concluso il Presidente - nel quale
il fenomeno della cooperazione dovrà orientarsi per comprendere quali
gli strumenti da utilizzare per la nuova realtà. In questo ambito il
governo regionale dovrà inserire una strategia per dare spazio e sponda
ai fenomeni positivi della cooperazione favorendo la nascita di nuove cooperative
come risposta avanzata alla crisi occupazionale della nostra regione.”
In sintesi i fattori principali su cui la Regione e le Centrali Cooperative
(Associazione Generale Cooperative Italiane, Confcooperative, Legacoop e Unione
Nazionale Cooperative Italiane) dovranno far impegnare la Consulta Regionale
della Cooperazione per rendere operative le proposte emerse sono:
a) il finanziamento e la capitalizzazione dell’impresa cooperativa che
evidenziano uno scarto crescente tra le risorse finanziarie a cui le cooperative
possono accedere e quelle effettivamente necessarie per continuare a competere.
b) L’innovazione, che rappresenta un fattore fondamentale della competizione
per il quale occorre rafforzare gli strumenti operanti e cogliere le opportunità
di finanziamento locali e comunitarie.
c) La dimensione aziendale, che sta diventando un fattore critico di successo
a causa dei cambiamenti di scala della competizione e che interessa l’intera
struttura produttiva regionale; la crescita dimensionale della singola cooperativa
non è l’unica strada da perseguire, vi sono anche varie forme
d’integrazione tra imprese.
d) L’orientamento all’esportazione e l’internazionalizzazione
dove il successo dipende spesso dalla capacità di “fare squadra”
con altre imprese, anche di maggiori dimensioni, con soggetti istituzionali
e con istituti di credito.
e) La cultura cooperativa: identità, qualità e responsabilità
sociale, mutualità esterna e comunicazione sono i temi su cui si possono
sviluppare e qualificare le iniziative.
f) La presenza di giovani definisce il carattere di intergenerazionalità
della cooperazione garantendo il ricambio generazionale nel governo delle
imprese attraverso politiche mirate di istruzione e formazione.
g) La governance dell’impresa cooperativa che è da considerarsi
anch’essa come un fattore cruciale di competitività perché
deve assicurare la partecipazione democratica nel governo dell’impresa
dove il soggetto (socio) deve operare le scelte di sviluppo e d’innovazione
dell’impresa.
-COOPERAZIONE, SETTORE ESSENZIALE PER LO SVILUPPO DELLE MARCHE.
Da decenni è un fattore attivo di valorizzazione, ma negli ultimi anni
il suo ruolo si è ulteriormente rafforzato, facendo registrare un forte
incremento del numero delle cooperative e degli occupati. “Una crescita
non casuale che dimostra - ha sottolineato Cataldo Modesti, assessore regionale
alla cooperazione, in apertura dei lavori della IV conferenza regionale sulla
cooperazione svoltasi ad Ascoli - la grande potenzialità di un settore
fondato sui valori della solidarietà e della democrazia economica”.
In totale, la realtà associativa marchigiana coinvolge un abitante
su 9, ma il dato è sottostimato; circa 14 mila i dipendenti, con una
crescita occupazionale del 56 per cento, rispetto al 1994.
Estremamente significativi i dati sullo sviluppo del settore nel periodo tra
il 1971-2001 - più 550 per cento del numero delle imprese, più
400 per cento degli occupati, contro un aumento medio di circa l’80
per cento rispetto alle società non cooperative - e nel quinquennio
1998-2003, in cui il numero delle imprese è passato da 1.398 a 1.537
con un incremento di 139 unità, pari al 9,9 per cento del totale. Sul
piano geografico, la provincia con il maggiore numero di cooperative è
Ancona, seguono Ascoli Piceno, dove si registra l’incremento più
consistente, Pesaro-Urbino e Macerata. Le cooperative si concentrano soprattutto
nei servizi socio-sanitari, ambientali ed educativi nei quali si registra
una presenza di molto superiore a quella nazionale, ma anche nei servizi culturali
e, in genere, nei servizi alla persona, alla comunità, nell’informatica,
nelle attività professionali, nel commercio e nel settore manifatturiero.
Scarso,invece, lo sviluppo nel settore delle costruzioni, inferiore di un
quinto alla media nazionale e nell’agricoltura, dove si riscontrano
le maggiori difficoltà.
La conferenza è stata l’occasione per fare un bilancio delle
politiche per lo sviluppo del settore, a sei anni dall’ultima conferenza
regionale. Tra le novità più importanti da segnalare l’approvazione,
a livello comunitario, dello Statuto della società cooperativa europea,
e il varo, in ambito nazionale, della legge n. 142 del 2001 sul socio lavoratore;
sul piano normativo, resta però ancora da chiarire la definizione dei
compiti tra Stato,Regioni ed Enti locali. Positivo anche il ruolo della Regione
che ha sostenuto il settore in maniera sempre crescente, con l’approvazione
delle legge regionale n. 34 del 2001 sullo sviluppo della cooperazione sociale
e della legge regionale n. 5 del 2003 sulla promozione dell’associazionismo.
“Con questa nuova legge abbiano aumentato - ha spiegato Modesti –
il numero degli interventi, reso stabili iniziative importanti, come il sostegno
alle cooperative di nuova costituzione e confermato l’impegno a favore
degli investimenti e della capitalizzazione delle società cooperative”.
Complessivamente le risorse stanziate dal 1999 al 2004 superano i 20 milioni
di euro,di cui 16 fondi di provenienza regionale. Centodiciotto le nuove cooperative
finanziate nel quadriennio 2000-2004, con un aumento dell’occupazione,
tra dipendenti e soci - di oltre mille unità.
Sul piano normativo, da segnalare anche l’applicazione della legge Marcora
e la costituzione del Foncooper Marche. “Di particolare rilievo –
ha sottolineato Luciano Agostini, assessore regionale all’agricoltura
– l’approvazione della legge sullo sviluppo della cooperazione
rurale recentemente approvata dal Consìglio regionale”. Agostini
ha poi evidenziato l’importanza dell’associazionismo nella valorizzazione
del territorio: “L’impresa cooperativa è l’unica
che non delocalizza la produzione e i servizi e quindi è in grado di
sostenere adeguatamente lo sviluppo, mantenendo un rapporto radicato con la
realtà in cui opera ”. L’assessore ha, infine, sottolineato
l’esigenza di continuare a sostenere la crescita della cooperazione,
favorendone il consolidamento strutturale e la capitalizzazione ancora inadeguata
a fronteggiare le sfide della competizione poste da un mercato sempre più
globalizzato.
Cronaca e Attualità, 2005-02-17