Un migliaio di aziende – una metà
specializzata nella produzione di fiori e piante ornamentali, l’altra
nel vivaismo – cinquemila addetti, duemilacinquecento ettari investiti,
150 milioni di euro di Produzione lorda vendibile (sostanzialmente, il
fatturato). Sono i numeri del florovivaismo marchigiano, stimati dai pochi
dati certificati disponibili, che danno l’idea della vitalità
di un settore agricolo, poco conosciuto, ma molto importante nelle Marche.
La nostra regione, infatti, si colloca la quarto posto nazionale (dopo
Toscana, Liguria e Lombardia) per fatturato, rivelandosi una realtà
produttiva, economica e occupazionale di notevole importanza. Domani (sabato
28 febbraio) il settore si interrogherà e si confronterà
a Grottammare, nell’ambito delle iniziative promosse in vista delle
Conferenza agraria regionale. A partire dalle ore 9.30 e fino alle 14.00,
presso la Sala Kursaal, la Regione Marche e le associazioni Aflor Marche
e Marche Flor discuteranno dei problemi del comparto in un convegno dal
titolo: “Il florovivaismo marchigiano, dal presente al futuro”.
Interverranno gli assessori regionali all’Agricoltura, Giulio Silenzi,
e al Bilancio, Luciano Agostini; i presidenti delle due associazioni (Luciano
Adanti - Aflor Marche e Giuseppe Santori – Marche Flor); i dirigenti
regionali Graziella Gattafoni e Mariano Landi; Giovanni Li Volti (Commissione
piante e fiori del Copa-Cogega) e Sandro Nardi (fitopatologo Assam). Verranno
analizzati gli interventi della Regione a sostegno del settore, la normativa
nazionale e comunitaria, la valorizzazione del prodotto marchigiano, le
sfide del mercato globale. Nelle Marche il florovivaismo si è organizzato
principalmente per la vendita diretta in azienda: i Garden, cresciuti
intorno ai centri urbani più importanti, soprattutto quelli della
fascia costiera. Ma anche le aziende più aperte al mercato rivestono
un ruolo significativo. Entrambi i modelli produttivi rischiano, oggi,
di non essere competitivi con il prodotto più organizzato commercialmente,
proveniente da altre regioni italiane ed europee. La produzione marchigiana
non sempre riesce a entrare nei meccanismi della grande distribuzione
e della distribuzione organizzata, non essendo i produttori strutturati
per rifornirle. Da Grottammare dovranno scaturire indicazioni e proposte
per delineare il futuro di questo interessante comparto dell’economia
marchigiana.
Cronaca, 2004-02-27
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