La Regione Marche ha presentato ricorso alla
Corte costituzionale contro la legge finanziaria dello Stato. La Giunta
regionale ha impugnato una serie di commi dell’articolo 3 e dell’articolo
4 della legge 350/03 (Finanziaria 2004), che pongono limiti alle assunzioni
di personale, disciplinano il condono edilizio e, soprattutto, dettano
norme sull’indebitamento degli Enti locali e delle Regioni. Secondo
la Regione, le ripercussioni sul bilancio di quest’ultima disposizione,
in particolare, sono gravi. Infatti alcuni investimenti, come i trasferimenti
in conto capitale a favore dei privati, non possono più essere
finanziati con un indebitamento. Ciò implica che tutte le spese
relative a contributi in conto capitale alle imprese, alle famiglie, alle
associazioni, non vanno sostenute se prevedono un indebitamento. Lo stesso
vale per la quasi totalità dei cofinanziamenti regionali di programmi
comunitari. Queste norme hanno un impatto improvviso, e secondo la Regione,
“dirompente e non governabile” sugli equilibri dei bilanci
regionali: “I ristretti margini di autofinanziamento delle Regioni
impongono che la quasi totalità delle spese di investimento siano
finanziate con l’indebitamento. Se le disposizioni non verranno
cambiate, molte spese regionali, private della copertura finanziaria,
risulteranno illegittime”. La legge finanziaria, su tale aspetto,
responsabilizza anche gli istituti di credito e la Banca d’Italia.
Di fatto, oltre che illegittimo, diventa pure impraticabile il finanziamento,
con l’indebitamento, degli altri investimenti non vincolati, in
quanto l’eventuale deficit non potrà essere coperto con uno
specifico indebitamento. La Giunta regionale delle Marche chiede al governo
di rinviare con urgenza la normativa, ricercando un’intesa con le
Regioni, attraverso uno dei provvedimenti in fase di conversione al Parlamento.
Il ricorso alla Consulta è stato affidato all’avvocato Stefano
Grassi di Roma, nel corso di una seduta pomeridiana, e straordinaria,
dell’esecutivo.
Cronaca, 2004-02-20
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